
Attacco frontale del presidente degli industriali di Cassino Borgomeo. Alle politiche europee. Ma anche a quella nazionale che non ha saputo difendere la sua industria automobilistica. Il motore elettrico? "Imposto così è una truffa”. Le regole Ue? "Così il sistema crolla". Il futuro? "A dicembre finisce la Cig e si chiude”. Pronti ad una grande mobilitazione: "Leviamoci dalla testa che il sistema così si salva”
Gli industriali dell’automotive sono pronti ad “una manifestazione degli imprenditori dove si va a dire: o cambiate lo scenario o o vi diamo le chiavi delle aziende. Leviamoci dalla testa l’idea che il sistema si salva, così il sistema crolla“. Il presidente di Unindustria Cassino Francesco Borgomeo inchioda la politica alle sue responsabilità.
Punta il dito contro l’Europa e le sue scelte in materia di Automotive. Contro la politica nazionale che finora non è stata capace di far valere le ragioni dell’Italia. Perché il motore elettrico “imposto così è una truffa in quanto parliamo comunque di energia da fossile“. Ed il prezzo industriale, sociale, economico è altissimo: al punto che rischia di sfasciarsi tutto. “Il sistema crolla” ha avvertito il presidente degli industriali Cassinati. Il riferimento è alla drammatica situazione della Germania: per la prima volta Volkswagen sta pensando di chiudere uno stabilimento sul territorio nazionale.
Così si chiude

Il conto è presto fatto. L’Unione Europea ha stabilito la data entro la quale si potranno produrre solo veicoli Euro7. Entro cinque anni da quella data le emissioni dovranno essere dimezzate. Ed entro gli anni successivi si dovrà passare ad auto soltanto elettriche. Per Francesco Borgomeo è una follia. Perché creare e mettere a punto un nuovo motore costa almeno 1 miliardo in ricerca e sviluppo e 5 anni non bastano ad ammortizzare quella spesa. Nonostante tutto, a quel punto dovrà essere sviluppato un altro motore ancora meno inquinante. E senza avere ammortizzato neanche quel costo dopo altri 5 anni si passa all’elettrico. Con un paradosso: l’energia si continua a produrre da petrolio e carbone. Cioè si smette di inquinare con le auto ma si inquina per produrre la corrente elettrica per farle camminare.
Sergio Marchionne lo aveva anticipato 7 anni fa ed ora l’industriale cassinate riprende e rilancia: “Come disse Marchionne noi siamo pronti a costruire una transizione verso le auto elettriche ma deve esserci una effettiva produzione di energia da fonti rinnovabili, altrimenti è tutto finto.
In un’intervista all’agenzia ANSA Borgomeo sollecita con urgenza “strumenti straordinari” per la transizione. Avverte: lo stop alla Cassa Integrazione a fine anno “sarà lo scacco matto, al 31 dicembre si chiudono le aziende“. Da qui la decisione di mobilitare la categoria: “Chiederò a tutte le territoriali dove ci sono fabbriche e filiere automotive di fare una grande mobilitazione degli imprenditori“.
Manifestazione pubblica

Vuole portare gli industriali a scioperare. A manifestare in piazza. Una “manifestazione pubblica, forte, degli imprenditori. Che diranno: o le regole le condividiamo o, capite, queste sono le chiavi delle imprese. Ve le portiamo perché tanto qui non c’è più prospettiva“. Cosa significa? Condividere le regole vuole dire che l’Europa non deve imporre cose economicamente impossibili come la storia dei motori Euro7. Perché tanto vale non perdere tempo e soldi nello sviluppo di quei motori ma puntare direttamente all’elettrico. Gli industriali non sono ideologicamente contrari, ma imposto in questo modo e in questi tempi, l’elettrico non funziona.
Che la gente non vuole. Le vendite sono precipitate. In Europa, tranne rari casi, non ci sono reti di ricarica adeguate che possano sostituire il sistema dei benzinai. Lo scenario da cambiare è quello “ideologico” che in Europa “ha determinato una crisi in un settore industriale rilevantissimo“. Cosa intende Borgomeo quando parla di scenario ideologico? Che la scelta fatta dall’Ue non ha alcuna base né industriale né economica: è stata fatta sulla base di un’idea a prescindere dal fatto che sia sostenibile o meno. Un po’ come succedeva nell’Unione Sovietica prima che si accartocciasse. Qual è la scelta ideologica? Quella Ambientalista che però sposta l’inquinamento dai motori ai produttori di energia. ma non risolve l’inquinamento.
Cosa vogliono

La chiamata alla responsabilità si rivolge alla politica, gli industriali la lanciano in Italia “da tutti i Comuni e le Regioni dove ci sono stabilimenti auto e imprese della filiera“. Puntano ad allargarlo in Europa “per rivolgersi a Bruxelles” coinvolgendo le imprese dei Paesi dove la filiera è più forte. Ma cosa vogliono gli industriali di Borgomeo?
“La nostra proposta è molto semplice. Noi vogliamo che al 2035 tutto il parco auto europeo sia almeno euro 6. Porterebbe un miglioramento enorme dal punto di vista delle emissioni e più sicurezza mantenendo in vita una filiera e le fabbriche che nel frattempo si orienteranno verso altro“. Perché sarebbe la svolta. Per il fatto che oggi un’auto nuova costa dannatamente tanto ed allora la gente si mantiene quella vecchia continuando ad inquinare. Incentivando l’Euro6 il sistema industriale dell’Automotive in Europa continuerebbe a sopravvivere.
Con lo stop al motore endotermico “si venderanno solo macchine elettriche ma ci sarà un parco auto che avrà trent’anni, ben lontano dagli standard Euro6. La gente continuerebbe a girare su auto inquinanti“. Gli industriali chiedono poi “al Governo strumenti straordinari per gestire una transizione che ci sarà comunque, anche se riuscissimo a rallentarla o a modificarla.
Non c’è spazio per tutti

Francesco Borgomeo ha poi rilanciato quanto aveva già sostenuto nelle settimane scorse a proposito della transizione. fare auto solo elettriche richiede molti pezzi in meno. Significa molti lavoratori e molte fabbriche in meno. Non c’è spazio per tutti. Ed anche con una transizione più ‘intelligente’ non ci sarà capienza per l’attuale filiera dell’automotive. Molti dovranno diversificare.
Per farlo “serve la cassa integrazione che a fine anno non ci sarà più: abbiamo bisogno di tempo, non possiamo permetterci crisi e perdita di competenze”. Ma questo non basta. Come aveva già messo in chiaro al Tavolo dell’Automotive riunito in Regione Lazio “servono centri di ricerca e sviluppo per favorire un cambiamento di processo produttivo e di prodotto e quindi mi serve fare ricerca e sviluppo. E servono risorse evidentemente perché serviranno degli investimenti. Per la filiera tutto questo è cruciale“.
Ribadisce anche un altro concetto: Serve una Zes che non abbia i confini geografici come nelle Zone ad Economia Speciale concepite oggi. Ma una Zes che comprenda tutte le imprese legate all’Automotive a prescindere dalla località dItalia in cui si trovano.
La Politica è a rischio

C’è il tavolo per l’Automotive voluto dal ministro Adolfo Urso al Ministero del Made in Italy. L’ultima volta non si è concluso molto bene. Urso ha detto a brutto muso a Stellantis che l’Italia ha fatto la sua partre mentre loro no. Francesco Borgomeo ha fiducia? “Qualunque iniziativa è ben accetta. La preoccupazione qual è? E’ evidente: se pensiamo che le case automobilistiche debbano fare qualcosa che è contrario al mercato, allora non lo faranno“. Significa che se i motori elettrici non li vuole nessuno le case automobilistiche non faranno auto elettriche solo perché lo dice l’Europa.
Il ragionamento degli industriali coinvolge la stessa politica perché – evidenzia Borgomeo “una crisi industriale così pesante non impatta solo sull’economia e sui risvolti sociali ma anche sulla politica stessa: le conseguenze del non guardare con attenzione, del non fermarsi a riflettere, saranno anche di tipo politico perché nella politica aprono spazi a estremismi che si candidano a governare: è frutto del disinteresse verso le scelte industriali. E’ quello, per esempio, che sta accadendo in Germania“.

L’avvertimento è chiaro. In Germania gli elettori hanno mandato un messaggio lampante con il voto in due Land dell’Est: Turingia e Sassonia. A Erfurt e Dresda la maggioranza ha affidato le sue delusioni a due Partiti populisti. Ha abbandonato gli schieramenti tradizionali e mandato a casa la precedente classe politica per votare l’ultradestra nazionalista e xenofoba di AfD e l’ibrido neo-peronista di BSW che combina pacifismo filorusso, statalismo economico e dure politiche anti-migrazione.
La politica industriale, avverte Borgomeo “è un problema di sopravvivenza anche per la politica“. O prende decisioni. O verrà spazzata via dai delusi.