Dopo avere sospeso la produzione di Wegovy ad Anagni la Novo Nordisk si accorda con la spagnola Rovi, che produrrà le siringhe preriempite dal 2026. E nelle ultime ore, arriva anche un licenziamento “chirurgico” nello stabilimento ciociaro
Mancava un pezzo al racconto. Lo stop alla produzione nello stabilimento di Anagni è scattato lunedì: gli impianti sono fermi come annunciato la settimana scorsa dalla multinazionale del farmaco Novo Nordisk nella sede di Unindustria. È cambiata la strategia globale della casa danese, spiegavano gli osservatori. La parte mancante della storia la rivela ora il quotidiano economico spagnolo El Economista: la società farmaceutica iberica Rovi ha firmato un accordo per produrre farmaci per Novo Nordisk a partire dal 2026. Quali? Dalle anticipazioni si tratta esattamente di quelli che non verranno più fabbricati ad Anagni. (Leggi qui: Novo Nordisk cambia rotta: Wegovy si ferma, Anagni trattiene il respiro.).
Via da Anagni, si va a Madrid

La produzione avverrà attraverso l’Unità di Produzione Conto Terzi di Rovi nei suoi stabilimenti di San Sebastián de los Reyes (Madrid). Lì verranno confezionati farmaci Novo Nordiosk in siringhe preriempite: in pratica i suoi medicinali di punta per l’obesità e il diabete: Ozempic e Wegovy a base di semaglutide. Il Wegovy è il farmaco del quale è stato ordinato lo stop alla produzione ad Anagni.
Secondo Evaluate Pharma, solo questi due prodotti genereranno nel 2025 oltre 34,7 miliardi di euro di fatturato globale, più del concorrente diretto Mounjaro con il suo Eli Lilly in compresse e tempi di effetto più rapidi (26,9 miliardi). Un mercato in piena espansione, in cui l’Italia sembrava posizionata per giocare un ruolo industriale chiave. Anagni doveva essere la capitale mondiale dei farmaci antiobesità di Novo Nordisk. Ma la scelta di interrompere la produzione in Ciociaria comunicata la settimana scorsa cambia il quadro.
A rischio non è solo una linea produttiva ma un progetto che, secondo i piani iniziali, doveva attrarre 2,5 miliardi di dollari di investimenti in Italia nei prossimi anni, contribuendo anche alla stabilizzazione di diverse centinaia di posti di lavoro tra diretti e indiretti.
Riposizionamento mondiale

Mentre Anagni frena, Rovi accelera. L’azienda spagnola è specializzata in Contract Development and Manufacturing Organization e fa praticamente lo stesso lavoro di confezionamento fatto finora nello stabilimento ex Catalent di Anagni. Produce anche per Moderna e Pfizer.
Il contratto rivelato da El Economista prevede un rapporto di 5 anni che porterà a Rovi tra 81,8 e 184,2 milioni di euro l’anno, pari al 20-45% del fatturato 2023 dell’intera divisione CDMO dell’azienda.
Rovi prevede anche:
- l’installazione di una nuova linea di produzione ad alta velocità in Danimarca, con una capacità di 100 milioni di unità/anno e un investimento di 60 milioni di euro;
- oltre 200 nuovi posti di lavoro entro il 2027;
- due nuove linee di assemblaggio per penne pre-riempite nello stabilimento di Alcalá de Henares;
- l’acquisizione dello stabilimento Bristol Myers Squibb a Phoenix (Arizona), primo ingresso diretto negli Stati Uniti, per un ulteriore contratto CDMO da 42,6 milioni di euro/anno.
L’obiettivo dichiarato: raddoppiare il fatturato della divisione CDMO entro il 2030, portandolo a 672,4 milioni di euro, nonostante un recente calo (-35% nella prima metà del 2025 rispetto allo stesso periodo del 2024).
Via ai primi tagli

Anagni continuerà le vecchie produzioni che erano state programmate ai tempi di Catalent e di Bristol Myers Squibb. Nessuno ha detto cosa succederà quando anche quei contratti saranno finiti.
L’uscita di scena italiana non è solo un tema geopolitico e industriale ma anche occupazionale. Novo Nordisk aveva assicurato che non ci sarebbero stati impatti sul personale assunto ad Anagni ma solo sugli interinali: a loro non sarebbe stato rinnovato il contratto. Con una postilla: “sebbene non sia possibile escludere singoli impatti su alcune funzioni di supporto”.
Cosa significa? Nelle ultime ore, uno dei manager dello stabilimento di Anagni è stato licenziato con una motivazione che non lascia margini di interpretazione: la sua posizione lavorativa non esiste più. Quindi lui non serve più.
L’amarezza dei sindacati
I sindacati di categoria Filctem CGIL e Femca Cisl hanno scritto a Mike Doustdar nuovo amministratore delegato di Novo Nordisk. A lui ed al ministro delle Imprese Adolfo Urso, al Governatore del Lazio Francesco Rocca. Sia nella veste di presidente della regione Lazio che di Commissario per l’attuazione dell’investimento da 2,5 miliardi di dollari che Novo Nordisk doveva fare su Anagni.

Hanno scritto dopo le assemblee con tutti i lavoratori del sito di Anagni per esprimere una richiesta: «sospendere ogni ipotesi di licenziamento presso lo stabilimento di italiano. Inclusi i mancati rinnovi dei contratti per i lavoratori in somministrazione, come sta accadendo in queste ore. La decisione di fermare la produzione del farmaco Wegovy nello stabilimento di Anagni non può essere accettata passivamente. Soprattutto alla luce delle recenti notizie secondo cui Novo Nordisk avrebbe stretto nuovi accordi produttivi per lo stesso farmaco con Rovi Pharmaceutical».
Per Sandro Chiarlitti, Segretario interporvinciale di Filctem Cgil è inaccettabile che «mentre si blocca un sito italiano con centinaia di lavoratori qualificati, si potenzino impianti altrove. E lo si faccia senza alcuna spiegazione pubblica o confronto con le parti sociali».



