La cena dei patti e dei segreti

CORRADO TRENTO per CIOCIARIA EDITORIALE OGGI

Metti una sera a cena, tutti insieme: il senatore Francesco Scalia, il presidente dell’Asi Francesco De Angelis, il numero uno della Provincia Antonio Pompeo, il presidente della Saf Mauro Vicano. E Marco Di Torrice, mentore politico di Scalia e Pompeo. Dove? Magari a casa di Luca Sellari, vicepresidente del Consorzio Asi su indicazione del Comune di Frosinone (!) e in quota Forza Italia (?). Quando? Qualche sera fa, ma non tanto tempo fa. L’indiscrezione filtra dalle strettissime maglie di un riserbo comprensibile considerando i protagonisti. Anche perché alcune considerazioni, facili facili, richiederebbero punti interrogativi in quantità industriale.

Allora: Scalia, De Angelis e Pompeo sono tre esponenti del Pd e svolgono un ruolo politico. Di Torrice fa comunque parte dei Democrat, nella cui orbita gravita pure Vicano, presidente della Società Ambiente Frosinone. Mentre Luca Sellari ha un’altra storia politica: proviene dalla destra, da An (faceva parte dell’area di Franco Fiorito), poi ha proseguito nel Pdl e quindi in FI. Alle provinciali però ha sostenuto Pompeo (e Scalia), ma ora all’Asi è il numero due di De Angelis. Ergo, la pace tra “i due Francesco” è scoppiata per davvero. Ci sono dei segnali precisi: per esempio il ritorno sulla scena del direttore del Cosilam Nino Gargano, apparso in grande forma dopo la lunga “eclissi” seguita all’elezione alla presidenza di Pietro Zola, favorita anche e soprattutto da De Angelis.

Ma Nino Gargano ha sette vite politiche, come tutti gli ex democristiani. Ed è uno dei fedelissimi di Scalia. È una sorta di proprietà transitiva: se Gargano è amico di Scalia, e Scalia è amico di De Angelis, allora Gargano è amico di De Angelis. Alla cena però non c’era il consigliere regionale Mauro Buschini. Come mai? Pompeo, Di Torrice e Vicano sì, Buschini no. Ma torniamo ai “due Francesco”. L’intesa sulla segreteria provinciale del Pd in vista dell’ormai prossimo congresso avrà sicuramente rappresentato un argomento di discussione. Però, a pensarci bene, potrebbero esserci altri scenari. Magari il senatore Francesco Scalia potrebbe concorrere alla Camera come capolista e Francesco De Angelis essere l’esponente di punta del Pd nella lista normale. Una missione impossibile? Niente affatto. Soprattutto se si considera che “i due Francesco” guardano con una certa attenzione alla figura e al ruolo di Bruno Astorre, ex presidente del consiglio regionale del Lazio. Uno che ha lavorato (con successo) per ricucire i rapporti tra il presidente del consiglio Matteo Renzi e il Governatore del Lazio Nicola Zingaretti.

Non ci credete? Venerdì scorso Astorre era insieme ai due, mentre inauguravano il nuovo Pronto Soccorso del Santo Spirito. A Roma. Anzi, qualcuno narra che sia arrivato in auto con Matteo Renzi, direttamente da Palazzo Chigi. Per la cronaca c’era pure il ministro della sanità Beatrice Lorenzin, del Nuovo Centrodestra. La più renziana di tutti però. E insomma, se Astorre ha mediato tra Renzi e Zingaretti, cosa volete che sia trovare un’intesa tra De Angelis e Scalia? I quali peraltro sembrano non averne bisogno. Magari non ci sarà neppure bisogno di calibrare l’accordo sulla segreteria del Pd. Obiettivamente sarebbe complicato far digerire una soluzione del genere alle “truppe”.

Intanto però il clima è cambiato, dappertutto. Non soltanto nel Pd: al Cosilam, alla Saf, all’Asi, alla Provincia. Un anno fa andavano in onda le “guerre sante”, con conte fratricide che hanno lacerato il quadro politico. Adesso è scoppiata la pace ed eventi conviviali servono perfino a sollevare l’umore.

“Dopo una buona cena si può perdonare chiunque, persino i propri parenti”, scriveva Oscar Wilde. In alto i calici dunque. E alla prossima cena. Rigorosamente segreta. Almeno così dovrebbe essere.