Il bluff delle assunzioni Asl e le toppe d’asfalto diventano un evento

STEFANO DI SCANNO per L’INCHIESTA QUOTIDIANO

Il commissario Asl Luigi Macchitella pare abbia scoperto l’uovo di Colombo per mettere una toppa seria al problema della carenza d’organico dell’azienda: utilizzare le centinaia di migliaia di euro che finiscono nelle tasche degli stessi dipendenti – per acquisto di prestazioni straordinarie – impiegandole per assumere un centinaio di medici giovani a tempo determinato. Così il presidente della Regione e la sua “cabina” non avranno da ridire sul rispetto dei budget e, allo stesso tempo, potranno essere lasciati attivi i residui servizi sul territorio. Ma poi – sempre il dottor Macchitella – avverte che, visto che la cosa non sarà immediata (e ci mancherebbe che un problema venga risolto prima di causare ulteriori danni), è meglio procedere agli accorpamenti dei reparti. Insomma: già siamo alla frutta, ma bisogna restringere ancora di più la sanità pubblica provinciale. La vicenda delle trasfusioni grida vendetta per l’incubo vissuto da pazienti e famiglie che hanno la morte nel cuore per una sacca di sangue che non arriva o che arriva dopo 4 – 5 ore. Il governo di centrosinistra ed i consiglieri che lo sostengono hanno occhi ma fanno finta di non vedere. Atteggiamento indurito dalla pratica del potere e dei privilegi.

Ancora vertici e controvertici per tappare le buche nell’asfalto attorno al sito Fca. Lo stanziamento complessivo della Regione nel 2016 arriverà a 3,5 milioni e tutti dovremmo esultare perché, una parte residuale dei nostri soldi, viene pure spesa per una finalità sacrosanta. Il problema è capire perché sull’automotive cassinate sia in ritardo pesante e si prevedano risorse del tutto insufficienti. O forse è sin troppo chiaro. Manca una lobby territoriale capace di imporre scelte adeguate alla giunta regionale. E manca una scelta politica a favore delle aziende. Zingaretti si bea ad ogni occasione del Pil del Lazio, in massima parte gonfiato da ministeri e apparati pubblici che ovviamente sono localizzati e pagano tasse a Roma. E’ facile fare la voce grossa di chi concorre con Lombardia e Veneto a creare la ricchezza nazionale, sedendo su una massa di investimenti statali. Dimenticando che sono le aziende e le realtà private – come Fca Piedimonte, più grande sito produttivo regionale – a creare il Pil confrontabile con la ricchezza generata dalle zone più sviluppate del Paese. Intendiamoci, è una fortuna poter contare su un apparato statale capitolino pesante, i cui soldi spesi in ogni caso si rivolgono (ad esempio tramite gli stipendi dei dipendenti pubblici) all’acquisto di beni e servizi prodotti dal settore privato. Ma non basta. Bisogna dare una spinta alle attività produttive. Puntare sul privato, però, equivale ad una forte riduzione delle imposte. Zingaretti guarda ai conti ed, è noto, magari cede a qualche esenzione più ampia, ma non è tentato dal taglio dell’Irpef. C’è da capirlo: mai a rischiare che il Lazio indietreggi… nella classifica delle regioni fiscalmente più rapaci.

Per Natale le luminarie accendono soprattutto polemiche da Frosinone a Cassino. Un po’ come per le sagre e le presentazioni dei libri, ci si chiede perché mai le casse comunali debbano finanziare queste cose in tempi di crisi pesantissima, invece di pagare qualche sostegno economico in più a chi proprio non ce la fa a vivere dignitosamente. Gli enti pubblici sembrano aver smarrito non da oggi la linea di confine tra superfluo e necessario. Sarà pure vero che niente crea più consenso che l’inessenziale, ma ormai, avremmo tutti dovuto capire che la solidarietà vera passa, oltre che per il volontariato autentico e disinteressato, anche attraverso l’organizzazione di un efficace e trasparente welfare comunale che prescinda da assessori e maggioranze. Invece molta politica nostrana guarda ai Servizi sociali e pensa che tanta gente sofferente possa tutto sommato accontentarsi dalle belle facce lavate.