Non consumavi l’acqua ma Acea te la metteva in bolletta: ecco il trucco

da L’INCHIESTA QUOTIDIANO

«Ci siamo occupati del famigerato “balzello” del minimo impegnato in tempi non sospetti. Ora abbiamo finalmente la certificazione che il danno prodotto alle tasche dei cittadini utenti della provincia di Frosinone, solo per questo fatto, sfiora i 100 milioni di euro e soprattutto che la S.T.O. era perfettamente a conoscenza di questo prelievo forzoso»: lo sostiene in un dossier il Coordinamento Acqua Pubblica Frosinone.

«La illegittimità di questa modalità, da sempre contestata all’Acea, è sancita dal Cipe ma la questione assume caratteristiche di gravità inaudita perché dietro le fatturazioni prodotte in bolletta non ci sono solo i consumi inesistenti ma anche il fatto che gran parte di quelli che l’Acea definisce “addebitati e misurati” sono oltretutto presunti. Quella della mancanza delle letture da parte del Gestore, infatti – puntualizza Mario Antonellis, leader del Coordinamento -, è di certo una delle più gravi inadempienze. In merito a queste questioni ci sono notevoli sentenze a tutela degli utenti di cui una addirittura rivoluzionaria contro ACEA ATO5 S.p.A. secondo la quale in caso di consumi presunti le bollette devono essere considerate nulle, riconoscendo l’obbligo della lettura effettiva del contatore».

Ma andiamo per ordine.

«Non tutti sanno – ricostruisce Antonellis – che il mimimo impegnato di 108 mc/anno che l’Acea Ato5 S.p.A ha fatturato a prescindere, anche se materialmente non è stato consumato nulla, è stato bandito per legge dal 2005 ma l’Acea lo ha continuato ad applicare fino alla fine del 2013. Infatti l’applicazione in bolletta del consumo minimo impegnato di 108 metri cubi annui è in violazione della Delibera del CIPE n. 52 del 04/04/2001 che ne ha sancito l’illegittimità dando al contempo ai gestori (dei servizi a consumo) un tempo di quattro anni (quindi entro 04/04/2005) per il suo progressivo annullamento. Ripetiamo che questo indebito “prelevamento di denaro”, fatto passare dal Gestore come un “canone annuo” tanto esoso quanto illegale è stato dovutamente contestato ad ACEA ma gli organi di controllo, e la S.T.O. in primo luogo, non hanno fatto nulla per stoppare questo andazzo».

«Inutile ricordare – annota sempre il Coordinamento Acqua Pubblica Frosinone – poi come Acea stessa, rispondendo alle contestazioni degli utenti pur avendo dovuto ammettere che questo “pseudo – canone” doveva essere annullato ha anche dichiarato, con motivazioni risibili, che non avrebbe potuto ottemperare a questa disposizione, ponendosi di fatto fuori legge. La motivazione? Semplice! L’Acea risponde testualmente nel 2007: “Il ritardo dell’ applicazione della Delibera del CIPE n. 52 del 52 del 04/04/2001 è dovuto al non completamento delle acquisizioni delle gestioni comunali (Cassino, Atina e Paliano) ed alla ancora parziale disponibilità dei dati relativi ai consumi idrici”.

Ora dalla documentazione resa finalmente disponibile dalla S.T.O. circa al cuni documenti prodotti dall’Acea siamo in grado di valutare quanto realmente successo in questi anni e divulgare dati sconvolgenti.

Sulla base dei rapporti informativi resi dal Gestore dal 2008 ad oggi e facilmente reperibili sul sito www.aceaato5.it si riscontra che ogni anno dal 2008 al 2013 c’è stata una sostanziale differenza tra i mc che l’Acea dice di aver complessivamente “consegnato alle utenze e misurato” e quello invece realmente “fatturato agli utenti” per effetto della “esistenza dei minimi tariffari”». Mediamente negli anni considerati l’Acea, ha fatturato alle utenze, un quantitativo di mc d’acqua superiore del 43% rispetto a quelli che lei stessa dice di aver consegna to e “misurato” alle utenze. Ma se ciò di per sé è un dato clamoroso, diventano esplosive le ovvie conseguenze.

In pratica la domanda sorge spontanea a quanto ammonta l’introito non dovuto per i “consumi fantasma”? «Il divario per gli anni esaminati – evidenzia Antonellis – è valutabile in oltre 82 milioni di euro. E attenzione mancano all’appello le annalità 2005-2007. Ad avvalorare questa analisi c’è il dettaglio dei bilanci Idrici riportati in allegato e in particolare quello riferito al 2014 anno in cui l’Acea ha smesso di evidenziare i volumi fatturati dei “minimi impegnati”, per effetto del l’approvazione da parte dell’Assemblea dei sindaci delle tariffe collegate al nuovo metodo tariffario. In questo anno il volume complessivamente fatturato, questa volta, è simile a quello cosidetto “consegnato”. Ciò dimostra che negli anni addietro la fatturazione “dei mc fantasma” ha consentito notevoli introiti non dovuti al Gestore.

Ma c’è di più e qui entra in funzione ancora una volta l’imperizia della S.T.O. e l’ignavia dei sindaci che hanno votato il pacchetto ACEA del piano di investimenti 2014- 2017 di 62 milioni di € e gli abnormi aumenti tariffari conseguenti. Come ben rappresentato già nell’esposto denuncia presentato il 15 Giugno 2015 da parte del Coordinamento Acqua Pubblica di Frosinone, nel nostro ATO non poteva neanche essere applicato il nuovo M.T.I. (Metodo Tariffario Idrico), ma inopinatamente l’Assemblea dei sindaci è andata verso l’ennesima scelta scellerata. Il 5 Marzo 2014 infatti – ricorda Antonellis – fu deciso di abbandonare il metodo di calcolo delle Tariffe cosiddetto “Normalizzato” e, accogliendo le richieste di ACEA, l’ATO della Provincia di Frosinone passò al nuovo metodo M.T.I. (Metodo Tariffario Idrico) per le annualità 2012-2013. E’ bene precisare che questo nuovo metodo di calcolo è estremamente più oneroso per gli utenti, rispetto al sistema previgente e, oltretutto come detto, sulla base del comma 4, dell’art. 7, della Delibera dell’AEEGSI n. 643/2013, il M.I.T. non poteva essere utilizzato per il nostro ATO, vista la persistenza in Tariffa del minimo impegnato.

Nonostante questo appunto il 14 luglio 2014, vennero riconosciuti all’ACEA ulteriori abnormi aumenti delle tariffe idriche, giustificandoli come necessari alla realizzazione di un Piano di investimenti di 62 Milioni di euro, per il quadriennio 2014-2017. Oltre al danno la beffa. Con l’avvento del M.T.I. sostanzialmente nulla è cambiato per ACEA in termini di introiti, nonostante adesso dice di fatturare solo il “consumato”. Infatti è facile comprendere che con le nuove tariffe l’introito totale per le sole quote fisse, previste con l’avvento del nuovo M.T.I sfiorerà gli 11 milioni di euro, mentre quello complessivo per l’anno 2014 è valutabile in ben oltre i 54 milioni di euro».

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