Anche la Gazza si inchina davanti ai Canarini: «Lezione di civiltà sportiva»

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da GAZZETTA.IT

Lezione di civiltà (sportiva), si dice in questi casi. Frase fatta? Forse, ma in questo caso capace di fotografare alla perfezione la realtà. Un “grazie” scandito, scritto e cantato per 95 minuti. Un applauso tanto affettuoso da abbracciare tutti: presidente, allenatore e giocatori. Così la gente di Frosinone ha salutato la sua squadra nell’ultima partita casalinga della stagione, e con essa la Serie A, e a sua volta è stata omaggiata da un caloroso battimani dei giocatori ospiti alla fine della partita di oggi pomeriggio.

Si sono messi l’abito della festa, i tifosi frusinati: quello che non prevede orpelli che suonino come recriminazioni o polemiche, rattoppi fatti di rabbia e accuse alla cieca, oppure che sgualciscano il vestito con ironia velenosa, e qualche ragione l’avrebbero pure avuta, visto per esempio com’era andata a San Siro contro il Milan una settimana fa, con i rossoneri beneficiati quasi nel recupero di un rigore generoso che aveva permesso loro di pareggiare la partita. Una partita che, se vinta dai laziali, avrebbe dato ben altro significato alla sfida che ha opposto oggi il Frosinone al Sassuolo.

GRANDE FESTA — Eppure, nonostante una retrocessione già virtuale prima ancora che l’arbitro fischiasse l’inizio della gara, l’atmosfera vissuta in questo pomeriggio al Matusa è stata quella di una grande festa, un happening gioioso e giocoso che, retorica a parte, andrebbe registrato e fatto rivedere a tutti gli animi esacerbati che popolano i nostri stadi e che rifiutano ormai l’idea stessa della sconfitta.

TESTA ALTA — Certo, c’è modo e modo per dichiararsi sconfitti, e il Frosinone di Stellone ha scelto il migliore: quello di uscire dal campo, e dal palcoscenico della A, tenendo sempre la testa ben alta. Fuor di retorica ancora, i frusinati non hanno mollato la presa se non agli sgoccioli del campionato, quando ormai l’approdo della salvezza si era irrimediabilmente fatto troppo lontano. Fino ad allora hanno nuotato nelle acque fangose della zona salvezza, riuscendo a restare a galla finché ha avuto le forze. Anche oggi, davanti a un’altra provinciale come il Sassuolo, baciata però dal benessere di un progetto societario e tecnico ormai consolidato, il Frosinone ha rischiato di materializzare un sogno che ad agosto, e ancor più in questa calda domenica di maggio, somigliava più a un’utopia.

POMERIGGIO ALL’INGLESE — Tutto questo, lo sforzo profuso davvero alzando l’asticella di limiti individuali e collettivi evidenti, è stato riconosciuto dalla tifoseria, che ha premiato la squadra con l’applauso di cui si parlava all’inizio. È stato un pomeriggio all’inglese, nel senso più nobile e sportivo del temine. Un pomeriggio, cioè, come se ne vedono in Premier, dove chi perde viene applaudito allo stesso modo di chi vince. Purché abbia sudato la maglia. E il Frosinone la maglia l’ha sudata dalla prima alla penultima giornata di campionato. Con la fondata consapevolezza che lo farà anche domenica prossima.

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