De Angelis alla Regione: «Non ti pago». E si tiene 4 miliardi di lire

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CESIDIO VANO per LA PROVINCIA QUOTIDIANO

Ci sono 3,7 miliardi di vecchie lire che il Consorzio per lo sviluppo industriale di Frosinone non vuole restituire alla Regione Lazio. Si tratta delle anticipazioni che l’ente, altrimenti conosciuto anche come Consorzio Asi, ha ottenuto negli anni dal 1985 al 1992 finalizzate alle spese ordinarie per l’attuazione dei piani regolatori consortili e la gestione delle infrastrutture, in forza di una legge del 1984.

Nello specifico, il Consorzio Asi ha incassato dalla Regione 500 milioni di lire nel marzo ’85; altri 950 milioni ad agosto dello stesso anno; altri 950 milioni a febbraio ’88 ed un altro miliardo e 300 milioni ad agosto del 1992.

La legge prevedeva che le somme anticipate dovevano essere restituite dal consorzio entro un anno dall’erogazione. Restituzione che, a quanto pare, non è mai avvenuta e di anni, ormai, ne sono passati oltre trenta.

La Regione, però, non si è affatto dimenticata della faccenda, anche perché 3,7 miliardi di lire sono pur sempre la bellezza di due milioncini di euro che mancano dalle casse della Pisana. Così, sul finire dello scorso anno, la Giunta regionale, ritenendo si fosse atteso anche troppo, ha approvato un’apposita delibera con cui ha stabilito che entro 90 giorni i consorzi, i quali avevano ricevuto le anticipazioni, le dovevano restituire.

Il Consorzio di Frosinone, però, non ne ha alcuna intenzione anche perché ritiene che ormai il debito con la Regione sia bello che prescritto. Così, la vicenda è finita davanti al Tar del Lazio a cui si è rivolto lo stesso ente di sviluppo per far valere l’ormai intervenuta prescrizione decennale e quindi far dichiarare nulli gli atti messi in campo dalla Regione Lazio per recuperare il denaro erogato.

Dalla Pisana però hanno tirato fuori dagli armadi le vecchie, numerose ed impolverate copie delle lettere che in 30 anni sono state periodicamente recapitate al consorzio di piazzale De Matthaeis, nel 1993, 1994, 1995, 2001, 2002, 2003, 2005 e 2012, per chiedere la restituzione dei soldi e per interrompere – sostengono da Roma – ogni termine di prescrizione.

Ieri, il Tar del Lazio ha depositato la propria sentenza, ma non è servita a fare chiarezza su chi abbia ragione, perché i togati amministrativi, richiamando una copiosa ed esauriente giurisprudenza in materia, si sono semplicemente dichiarati non competenti, ritenendo invece che debba essere il giudice ordinario a pronunciarsi in merito.

La causa, quindi, deve essere ora riassunta davanti al competente tribunale.

Nel frattempo, l’Asi insiste nel dire che non deve restituire il becco di un quattrino mentre la Regione continua a pretendere i soldi erogati 30 anni fa al Consorzio.

 

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