Francesco, Maria e Antonio, i protagonisti del Partito del Divorzio

GIULIA ABBRUZZESE per CIOCIARIA EDITORIALE OGGI

Alla faccia del partito unico! Il Pd assomiglia a tutto tranne che a qualcosa di vagamente “Democratico”. E se l’acronimo, più di qualche volta (ormai praticamente sempre) è stato sciolto con Partito Diviso, adesso è arrivato il momento di sdoganare una nuova sigla: quella del Partito….dei Divorziati! La guerra dei Franceschi negli ultimi tempi ha imboccato la via di una retta parallella: l’uno, De Angelis, deve ricomporre più di qualche coccio con la senatrice Maria Spilabotte che, da parte sua, dice di amarlo ancora (politicamente, è inteso!) ma pare che solchi sempre più spesso le strade romane, anche per la candidatura e non solo per lo shopping (di ottimo gusto ed eleganti finiture, si lasci dire). L’altro Francesco, Scalia, pochi banchi più in là della collega a Palazzo Madama, i guai grossi ce li ha, invece, a palazzo Jacobucci.

E, tanto per continuare il parallelismo con il presidente dell’Asi, sono quelli che riguardano un suo fedelissimo: Antonio. Proprio quel Pompeo di cui, poco meno di un anno fa, ed esattamente il 13 ottobre, tesseva lodi sperticate davanti alle telecamere piazzate nel salone di rappresentanza, quando le urne lo avevano appena decretato numero uno della Provincia di Frosinone (con il contributo piuttosto considerevole degli amici azzurri che in questi giorni sono tutti a Fiuggi).

Ecco, appunto. «Che il senatore faccia il senatore e lasci fare a me il presidente»: pare quasi di sentirle le parole del sindaco di Ferentino che, se anche non le ha pronunciate esattamente così, è precisamente così che intendeva fargliele arrivare. All’amico senatore. E senza scomodare il detto del parlare a suocera perché nuora intenda! Francesco e Antonio, in piedi l’uno davanti all’altro e a muso duro, se le sono dette di santa ragione: il primo che vuole Forza Italia fuori dalla Provincia per far pagare ad Abbruzzese lo sgambetto su Asi e Cosilam; il secondo che, invece, non intende cedere pezzi, soprattutto se uno di questi si chiama Danilo Magliocchetti (guarda caso proprio un fedelissimo del consigliere regionale cassinate) e risponde al ruolo di presidente dell’assise provinciale. Sullo sfondo di un Pd sempre più cellula impazzita e sempre meno partito unico, c’è, per l’appunto, il falso mito del “tutti insieme si vince”.

I Democratici per Pompeo lo hanno sbandierato ai quattro venti che confluiranno nel Pd ma il capogruppo Cinelli non pare abbia aperto le porte con il sorriso distensivo del padrone di casa che accoglie ospiti graditi. A meno che non bussino con i piedi, portando tra le mani un grosso cesto di vimini che contenga almeno due regali: la “testa” di Forza Italia da una parte e maggiore coinvolgimento ai lavori dell’Amministrazione provinciale dall’altra. Come a dire: «Entrino, lor signori, ma con qualcosa di concreto». Altrimenti, dice, «deciderà il partito». Quale? Quello del segretario provinciale Costanzo che in tutta questa bagarre plaude al finanziamento della Valle di Comino e alle feste dell’Unità? O quello di Sara Battisti, scritturata per la sceneggiatura del film politico “Lui, lei, l’altra”, insieme a De Angelis e Spilabotte. O, ancora, quello di Mauro Buschini che da commissario del Pd di Ceccano ha l’arduo compito di forgiare le ceneri di un animale che certamente non è l’araba fenice? Una cosa è chiara e politicamente unica: Francesco e Maria, Francesco e Antonio, Antonio e Germano (Caperna, ndr) sono tutti dello stesso Pd: un Partito…deludente!