Il Pd tra aperture e tattica

CORRADO TRENTO per CIOCIARIA EDITORIALE OGGI

«La strada giusta da percorrere è quella avviata alla Provincia. La strada che porta all’unità del partito». Non ha dubbi Domenico Alfieri, consigliere provinciale eletto nei Democratici per Pompeo. A giudizio del quale «il passo è stato fatto, quello di chiedere l’adesione al gruppo consiliare del Partito Democratico». Quindi prosegue: «Ora il congresso provinciale, un congresso composto e non una conta come quelle fatte negli ultimi anni che hanno lacerato e fatto perdere consenso e credibilità al nostro partito. Un congresso dove si discuta di una linea politica da percorrere, dove si discuta delle alleanze che deve stringere il Pd in questa provincia e del ruolo che il nostro partito deve avere con i propri amministratori, che non li lasci soli. Amministratori che hanno un necessario e forte bisogno di un Pd unito, credibile e competente, punto di riferimento per tutti e non un problema come lo è oggi. Un congresso che vada oltre i personalismi ed i dualismi, ma tratti contenuti politici ed eventuali soluzioni alle tante problematiche che attanagliano la nostra provincia (occupazione, sanità, trasporti, ambiente e la crisi economica che coinvolge anche i Comuni). Un congresso che dia luogo ad un rinnovamento della classe dirigente (perché di materiale umano ce ne è in provincia ed anche tanto), accompagnato dall’esperienza di tanti compagni ed amici che da anni spendono le loro forze ed il loro impegno per il bene comune». Alfieri è un fiume in piena e rileva: «Un congresso che dia vita ad un partito dinamico ed aperto, che includa gente e non la allontani. Un congresso necessario anche in vista delle elezioni amministrative del 2016 dove una trentina di Comuni della nostra provincia tornerà al voto. L’ho detto in passato e lo ripeto ora: un partito che in provincia ha tra le sue fila 2 consiglieri regionali, 2 senatori, un deputato, il presidente della Provincia e quello dell’Asi non ha scusanti. Deve decidere, determinare e risolvere le questioni della nostra provincia e mettere anche nelle condizioni di operare in sintonia con esso i propri rappresentanti istituzionali. Al congresso al più presto». Una presa di posizione da candidato alla segreteria provinciale del Pd. In effetti quello di Alfieri è il nome più gettonato come sfidante di Simone Costanzo.

La mossa del presidente della Provincia Antonio Pompeo e dei quattro consiglieri provinciali di chiedere l’adesione al gruppo dei Democrat sul piano politico ha spiazzato un po’ tutti. Anche se adesso si sta ragionando sull’opportunità di una conferenza stampa congiunta per illustrare le motivazioni e dare maggiore forza politica al tutto. Non è passata inosservata l’altro ieri una lunga chiacchierata tra Antonio Pompeo e Simone Costanzo. Il quale si concentra ora sulle Feste de l’Unità. E nota: «In un periodo in cui l’antipolitica la fa “da padrone” fa molto piacere vedere che in provincia di Frosinone il Partito Democratico tiene decine di feste dove ci si confronta sui contenuti e si elaborano proposte migliorative per il territorio e questo sta a testimoniare la grande forza di cui gode il Pd in termini di amministratori, dirigenti e volontari. Sono perfettamente d’accordo con la richiesta che giunge dai nostri quadri locali e cittadini e lavorerò come ho sempre fatto con tutta la dirigenza provinciale Pd per esaudire questo desiderio: dando totale disponibilità all’avvio della fase congressuale, continuando a dare centralità al partito e ai luoghi di discussione e di confronto deputati per esaminare e affrontare tutte le questioni che sono sul tappeto così come fatto dalla federazione Pd che mi onoro di presiede sull’annosa problematica del servizio idrico integrato, sulla riforma della scuola, sulle criticità della viabilità, sulla sanità, sulle opportunità dei fondi europei per rendere competitivi i territori».

La sensazione è che comunque sia partita la sfida per la segreteria provinciale. Anche se, in attesa di capire se il dualismo tra De Angelis e Scalia potrà essere realmente superato, a prevalere è ancora la tattica. Con Costanzo che vuole capire se l’asse tra Francesco Scalia e Antonio Pompeo è ancora saldo.

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