Il silenzio che tradisce quelli che volevano la guerra tra i Franceschi

CORRADO TRENTO per CIOCIARIA EDITORIALE OGGI

Scalia e De Angelis lo sapevano perfettamente, al punto che entrambi hanno detto che all’ombra della loro contrapposizione in tanti hanno cercato e ottenuto la legittimazione politica. Ma la domanda vera oggi è un’altra: l’intesa tra De Angelis e Scalia può bastare a blindare il partito? Lo scopriremo solo vivendo, parafrasando Battisti. Però i segnali che (non) arrivano molte cose le dicono. Sia la senatrice Maria Spilabotte che l’onorevole Nazzareno Pilozzi stanno lavorando ad una ricandidatura parlamentare per conto proprio, confrontandosi direttamente con alcuni big romani. Il presidente della Provincia Antonio Pompeo proverà a candidarsi alle regionali, con o senza il via libera di Scalia.
Il segretario Simone Costanzo vuole la riconferma e andrà avanti in ogni caso, con o senza l’asse con De Angelis-Buschini e la Battisti. Quest’ultima da oltre un anno rappresenta l’ago della bilancia per determinare gli equilibri del partito in provincia. Non intende abdicare, in nessun caso.

Poi ci sono i consiglieri provinciali, quelli comunali, gli assessori, i sindaci, i presidenti degli enti intermedi. Ognuno con un proprio ruolo e un proprio “peso”, ognuno determinato ad essere… determinante. Ora è evidente che l’accordo tra i due Francesco avrebbe, tra gli altri, l’effetto di ridurre ambizioni e prospettive. Considerando anche che il combinato disposto delle riforme in atto (Camera, Senato, Province) ha drasticamente ridotto le poltrone.

A Montecitorio Scalia e De Angelis potrebbero concorrere entrambi, ma è naturale che l’accordo può funzionare senza problemi solo se uno è capolista e l’altro viene individuato e percepito come l’elemento di punta del partito sul territorio. In caso contrario dovranno misurarsi sul terreno delle preferenze, ben sapendo che l’Italicum è un sistema complesso. Certamente potrebbero essere eletti entrambi.

Ma in caso contrario siamo sicuri che l’intesa reggerebbe?