La rabbia di Ciacciarelli: «Mai con Pallone ed il suo Ncd»

CORRADO TRENTO per CIOCIARIA EDITORIALE OGGI

«Forse non è chiaro: siamo noi che non vogliamo avere nulla a che fare con l’Ncd. Si definiscono di centrodestra ma fanno accordi con le sinistre. E Forza Italia non farà intese con chi “firma” dei ribaltoni». Il segretario provinciale degli “azzurri” Pasquale Ciacciarelli non usa perifrasi. Le parole del coordinatore regionale dell’Ncd sono state come uno “schiaffo”. Aveva detto Alfredo Pallone: «In politica conta la parola: De Angelis e Scalia la rispettano, altri no». Ciacciarelli sillaba la risposta e rileva: «Pallone sta cercando scuse per accordi che ha già siglato con il Pd. All’Asi quelli che non hanno rispettato i patti sono stati loro: l’intesa prevedeva che il presidente del Consorzio fosse espresso da FI. Per il resto Beatrice Lorenzin e Fabrizio Cicchitto stanno già con il Pd e Alfredo Pallone pure. Mai con loro lo diciamo noi. Non sapevo che Adriano Roma fosse diventato coordinatore provinciale dell’Ncd, pensavo fosse Gianni Celli. Invece risponde lui, come se fosse politicamente telecomandato».

Aggiunge il coordinatore di Forza Italia: «I fatti però sono chiari: noi siamo rimasti dove eravamo collocati e stiamo cercando, già da tempo, di riunire le forze moderate. Loro, invece, hanno abbandonato la nave in cerca di gloria e di potere. In questa fase, sappiamo benissimo che è difficile per gli esponenti dell’Ncd vedersi vicino all’area di Centrodestra dopo aver appoggiato in tutto e per tutto la linea del Pd sia a livello nazionale che provinciale viste le dinamiche che si stanno venendo a creare nei Comuni di Sora e Cassino, dove è scontato il loro appoggio al centrosinistra. È palese che le motivazioni

per un mancato accordo con FI, asserite dalla nomenclatura provinciale del partito di Alfano sono soltanto un pretesto per allontanarsi dall’area moderata e non ammettere che di Centrodestra in quel movimento politico c’è rimasto poco e niente. Pertanto, Forza Italia non raggiungerà mai nessun accordo con questi signori, abituati ai ribaltoni. Vadano con il Pd, ma consiglio loro di cambiare nome, per evitare figuracce».

Ma all’interno di Forza Italia c’è pure chi critica i vertici provinciali. È il caso di Silvio Ferraguti, responsabile regionale del partito per il settoire attività produttive. Premette: «Confesso di essere allergico allo “struscio” e soprattutto all’inchino, non mi piacciono le manifestazioni autoreferenziali, nelle quali non si parla di problemi concreti ma si mischiano aspetti tipici delle sagre ai soliti annunci vuoti. Tra pochi mesi venticinque Comuni della provincia di Frosinone vanno alle urne. Ci sono Cassino, Sora, Alatri, Monte San Giovanni Campano. La dirigenza provinciale di Forza Italia continua a far finta che i problemi non esistano. E invece ci sono: non riusciamo ad individuare dei candidati forti, autorevoli e credibili, siamo in alto mare sulla politica delle alleanze. L’attuale dirigenza provinciale è riuscita ad isolare il partito da ogni alleanza! Neppure una parola sui programmi, quelli veri però. In questi anni i nostri amministratori locali sono rimasti soli sulla linea del fronte, a combattere quotidianamente, a cercare di dare risposte a famiglie e cittadini giustamente disperati. Il partito dove stava? Dove sta? A disegnare i massimi sistemi, ad emarginare quelli “scomodi” e a dividersi candidature e poltrone tra pochi intimi, premiando quei singoli che si sono distinti all’interno del partito non per meriti politici ma per “capacità ludiche” e trasversalismi. E non considerando il merito e l’operato di molti amministratori e militanti che con il loro impegno tanto hanno fatto e tanto ancora stanno facendo! Quando decideremo di avere la schiena dritta anche nei confronti dei livelli romani?». Aggiunge Ferraguti: «Compito della politica è quello di proporre, di incalzare, di stare sul pezzo, di determinare. Forza Italia è nato come un grande partito di massa che guarda alle imprese, ma pure ai lavoratori (autonomi e dipendenti). Oggi dobbiamo rivolgerci a quel ceto medio impoverito dalla crisi e a quelle famiglie che non ce la fanno. E allo stesso tempo dobbiamo supportare la politica industriale degli investimenti delle imprese. Non lo facciamo. Non parliamo né di politica né di economia. Solo autocelebrazioni, truppe cammellate e poltrone per i soliti noti. In giacca e cravatta. Non è possibile andare avanti in questo modo. Io non ci sto più. E con me tanti altri. E allora l’impegno continua con più forza per ridare speranza a chi non crede più in questo tipo di politica». In sostanza Silvio Ferraguti dice che farà la “battaglia” dall’interno del partito. Una cosa appare comunque evidente, al di là dei botta e risposta al vetriolo e delle polemiche: l’unità della coalizione di centrodestra è solo un ricordo.

 

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