L’idiozia in 140 caratteri

Rita Cacciami

In punta di stiletto. Il veleno è previsto nella ricetta.

 

Rita Cacciami di RITA CACCIAMI

Vice direttore de L’inchiesta Quotidiano

 

E’ una ferita aperta da tanti anni e in molti, attraverso le proprie testimonianze, lottano affinché non scenda mai l’attenzione su una pagina così orribile per chi ha subito l’orrore.

Non solo è una ferita aperta. E’ anche una pagina appena letta, perché solo pochi giorni fa si celebrava, insieme al 25 aprile, l’altra faccia della liberazione. A Cassino, con il convegno “Il volto femminile della Repubblica”, ricordando i 70 anni dal voto femminile e la nascita della repubblica italiana, si è data voce proprio a quel dolore.

Durante l’iniziativa, nella Sala Restagno è risuonato il grido di dolore di Luciana Romoli, la staffetta partigiana. Una donna tenace, con ricordi tragicamente lucidi che ha commosso l’intera platea. Con istantanee di storia. Così vive. Contrapposte alla visione di bambine, madri, sorelle uccise dallo sfregio. Dalle ferite procurate. Drammi terribili, scene raccapriccianti che le sono state raccontate o che ha visto di persona. Morti suicide, come quella descritta tra le lacrime sincere e che ha gelato la schiena di tutti noi.

Sì. Un incubo, più che un racconto. E’ l’immagine di una giovane che avrebbe dovuto andare all’altare. E che invece, violentata nel modo più efferato, è stata messa nella bara dalla sua mamma. Con l’abito da sposa. Una delle migliaia di storie di donne e uomini lacerati nell’anima. Dalla vergogna. Dal terrore e dall’incubo più cupo. Tanti, tantissimi sopravvissuti, si sono tolti la vita. Per non pensare. Perché era impossibile non impazzire con quel ricordo.

Una memoria che a noi serve per onorare le vittime. E gli eroi. Non per alimentare un cervello dotato di straordinaria superficialità. Tale da riuscire a schiaffeggiare la dignità umana solo attraverso un tweet. Con 140 caratteri di idiozia.

 

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