L’inevitabile effetto domino che parte da Cassino e arriva a Frosinone

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CORRADO TRENTO per L’INFILTRATO SPECIALE

Il punto non è soltanto che il consigliere provinciale del Pd Alessandro D’Ambrosio annuncia di passare all’opposizione del presidente della Provincia Antonio Pompeo, anche lui del Pd. Il punto non sono soltanto i mal di pancia del capogruppo dei Democrat all’ente di piazza Gramsci Antonio Cinelli. La questione vera è che nel partito in provincia di Frosinone si continua a fare finta di niente.

La disfatta di Cassino sarà complicata da metabolizzare, occorreranno anni. Perché non ha evidenziato solo la contrapposizione tra Giuseppe Golini Petrarcone e Francesco Mosillo. Ha reso evidente la lacerazione tra Francesco Scalia e Francesco De Angelis, tra Nazzareno Pilozzi e Simone Costanzo.

Ma ha pure mandato in fumo l’alleanza con il Nuovo Centrodestra, perché Massimiliano Mignanelli (elemento importante della maggioranza di Pompeo alla Provincia) ha sostenuto Mosillo ed è stato tra i “grandi elettori” determinanti per la debacle di Petrarcone.

L’ira funesta di Marino Fardelli doveva rappresentare un segnale, che però ai piani alti del Pd provinciale non è arrivato. Oppure magari hanno fatto finta di non sentirlo. Anche il rovescio di Sora ha sepolto l’intesa Pd-Ncd. A Frosinone succede che i Socialisti di Gianfranco Schietroma (anzi, Gianfranco Schietroma in persona) annunciano e ribadiscono che alle elezioni comunali andranno con un proprio candidato sindaco e con una coalizione diversa da quella del Pd. Specificando che non hanno alcuna intenzione di partecipare alle primarie. I leader del Pd rispondono che a Frosinone… si faranno le primarie. Dunque, nessuna autocritica o analisi del voto sulle disfatte di Cassino e Sora, nessuna riunione urgente per cercare di fermare l’emorragia che da Cassino è già arrivata alla Provincia, nessuna iniziativa per dare una risposta vera al Psi.

Nel frattempo si continua a far credere che il partito è unito, che De Angelis, Scalia, Buschini, Pilozzi, Spilabotte, Costanzo e Alfieri sono “tutti per uno e uno per tutti”. Come i moschettieri di Dumas. Non è così, basta andare in qualunque Comune per rendersi conto che nella sostanza ci sono almeno due partiti diversi, se non tre. Però l’unica preoccupazione sembra essere quella di non prendere atto di sconfitte enormi, perfino al di là dei numeri e delle percentuali. E’ il progetto politico che non si vede più. Oscurato dai trasversalismi esibiti, dalle cene sterili e autoreferenziali, dai selfie e dall’arte di apparire.