Il messaggio di Adriano Roma e il silenzio sospetto della politica

 

di MASSIMO PIZZUTI
Direttore Generale Editoriale Oggi

La notizia è di mercoledi sera. Nel corso di un programma a Teleuniverso, Adriano Roma minaccia il presidente Pompeo: “Si dimetta, altrimenti due mesi prima delle elezioni parlo”. In una provincia civile si sarebbero già espressi tutti: partiti e istituzioni in primis.

Adriano Roma, oggi vicesindaco di Arnara, non è infatti uno qualunque. Per anni è stato ai vertici di Forza Italia, è stato il braccio destro di Antonello Iannarilli, è stato candidato alla Regione, è stato poi uomo vicinissimo ad Alfredo Pallone nell’Ncd. E’ stato infine, per qualche tempo, consigliere regionale. Oggi è tornato all’antico amore e quindi lo ritroviamo nei ranghi di Forza Italia. Tra le braccia, questa volta, di Mario Abbruzzese.

Giovedì sera la clamorosa presa di posizione. E non in una riunione politica con pochi testimoni. Addirittura in diretta televisiva, davanti a decine di migliaia di telespettatori, ai microfoni della trasmissione di Alessio Porcu.

Dire ad un presidente della Provincia “Dimettiti, oppure parlo” è a suo modo una minaccia di quelle pesanti, serie. Importanti. Ma la politica ieri incredibilmente ha usato toni bassi. Quasi a voler spegnere l’incendio dentro le segrete stanze di qualche cena carbonara e riparatrice.

Che cosa aveva di tanto importante da dire il buon Adriano? Cosa sa di tanto importante che potrebbe addirittura costringere alle dimissioni Pompeo? Che cosa sa di tutta questa storia Andrea Amata, sodale del politico arnarese, fino a qualche tempo fa, nella casa del partito di Alfano? Che cosa fecero, insieme, di tanto importante e di così segreto la notte in cui si incontrarono in Val di Comino, per la preziosa candidatura del bellimbusto di Atina, oggi vicepresidente della Provincia?

Le prime ricostruzioni parlano di presentazioni, di accettazioni, di candidature sballate, di firme facili, di procedure approssimative nella formazione delle liste per le provinciali di due anni fa. Ma potrebbe esserci dell’altro. Qualcuno dice che Adriano Roma ha voluto mandare un messaggio trasversale al suo amico Alfredo Pallone per vicende che nulla hanno a che fare con Pompeo, con la provincia e con le elezioni.

Ricostruzioni giornalistiche a parte, ci auspichiamo che su messaggi inquietanti come quello di giovedì sera facciano luce, presto, le indagini della magistratura. Perché a un presidente, in una provincia che, nonostante tutto, vuol continuare a definirsi e sentirsi civile, nessuno può dire “Dimettiti, oppure parlo!”.