Pd, esplode l’ira di Sara Battisti

CORRADO TRENTO per CIOCIARIA EDITORIALE OGGI
«Parlerò in direzione provinciale, soltanto in quella sede farò l’analisi politica del voto». Sara Battisti, presidente provinciale del Partito Democratico, è irremovibile. Però un’anticipazione su quello che pensa dell’attuale momento politico dei Democrat la fornisce. Così: «Trovo il balletto di dichiarazioni sulla stampa ridicolo e irresponsabile dal punto di vista politico. Non si può andare avanti in questo modo».

Un giudizio tagliente quello di Sara Battisti, che fa parte dell’area che fa riferimento a Matteo Orfini, presidente nazionale del Pd. Ai suoi fedelissimi Sara Battisti ha detto che non si può non tenere conto del fatto che il Pd ha perso in diverse città ai ballottaggi. Aggiungendo che, invece di pensare ad organizzarsi per la prossima stagione elettorale in provincia di Frosinone (si voterà tra un anno in decine di Comuni, tra i quali Cassino, Sora e Alatri), «si sta polemizzando sulla sconfitta annunciata di Ceccano».

Alcuni elementi emergono chiaramente: il trend nazionale, le spaccature a Ceccano che hanno compromesso dall’inizio il risultato del ballottaggio e tutto il resto. Nei giorni scorsi si era registrato un duro botta e risposta tra il senatore Francesco Scalia e il segretario provinciale dei Democrat Simone Costanzo: ognuno ha chiesto le dimissioni dell’altro. La sensazione è che l’area di Sara Battisti voglia mantenere l’asse con quelle di Francesco De Angelis e dello stesso Simone Costanzo. A condizione però che ci sia una “sterzata”forte, anche sul versante dei rapporti interni. E a questo punto il congresso provinciale potrebbe non tenersi in autunno.

Rileva Sara Battisti: «Matteo Renzi ha detto che la stagione congressuale si celebrerà alla scadenza naturale del suo mandato da segretario del partito». La traduzione è chiara: non esiste la necessità (almeno secondo Sara Battisti) di celebrare il congresso in provincia. Ma è fin troppo evidente che alla fine si torna al punto di partenza Vale a dire ai rapporti con l’area del senatore Francesco Scalia. Non soltanto a Ceccano, ma pure a Pontecorvo e a Fiuggi il Pd si è spaccato. Così come si era diviso a Frosinone e Sora. Ma pure, nonostante la vittoria di sindaci riconducibili al partito, a Veroli, Anagni, Isola Liri.

Ora sarà indubbiamente vero che il trend è nazionale e che ai ballottaggi soprattutto il Pd è uscito sconfitto, ma in provincia di Frosinone la situazione di difficoltà dei Democrat va avanti da oltre un anno. E il congresso vero e proprio non è stato celebrato. Lunedì in direzione all’ordine del giorno c’è un solo punto, l’analisi del voto. Bisognerà vedere innanzitutto se tutti i big parteciperanno al summit. Perché c’’è un punto ineludibile: il Pd si è spaccato. Lo ha fatto a Frosinone, a Sora, a Veroli, ad Isola Liri. E pure alla Provincia, a Ceccano, ma anche nelle votazioni alla Saf, al Cosilam, all’Asi. Dappertutto.

Fra le altre cose il fatto che le primarie favoriscano le scissioni sono la dimostrazione che all’interno del partito l’unità non esiste. Altrimenti tutti si adeguerebbero ai risultati di questo tipo di selezione di classe dirigente. Invece succede che chi perde va via, per proprio conto, fa un’altra cosa. Spesso “contro”. Senza considerare gli accordi trasversali che tutti hanno siglato. Sia pure in enti diversi, con Forza Italia o con il Nuovo Centrodestra. La cosa della quale il Pd ha maggiormente bisogno è il riconoscimento e la legittimazione della propria classe dirigente. Senza non potrà esserci alcuna unità.

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