Top & Flop * Venerdì 27 settembre 2019

Top & Flop. Ogni notte, i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende l’indomani.

TOP 

BRUNO VESPA

Farà da arbitro del confronto tra Matteo Salvini e Matteo Renzi. È stato fissato infatti per il 15 ottobre il faccia a faccia televisivo tra l’ex Rottamatore e il Capitano: andrà in onda all’interno della trasmissione Porta a Porta, su Rai 1 in seconda serata, dopo la fine della partita di calcio tra Italia e Liechtenstein.

Bruno Vespa

Il confronto era stato proposto da Renzi alcuni giorni fa proprio a Porta a Porta, e Salvini poco dopo aveva accettato. Entrambi ne usciranno rafforzati. Matteo Salvini perché in questo modo farà passare il messaggio che il suo interlocutore nel campo avversario è Renzi. Non Giuseppe Conte, non Luigi Di Maio, non Nicola Zingaretti. Quanto a Renzi, era quello che voleva.

Ma il “top” è Bruno Vespa, che dirige le danze della politica italiana dai tempi di Moro, Cossiga e Berlinguer. Per lui nessun limite di mandato. Eterno.

PASQUALE CIACCIARELLI

Adesso non soltanto è l’esponente di Cambiamo con il grado più alto a livello provinciale e anche regionale. No, adesso il consigliere regionale Pasquale Ciacciarelli ha la straordinaria occasione di poter essere lui a dettare le strategie con alleati e avversari.

Mario Abbruzzese Pasquale Ciacciarelli

Il perché è evidente. Mario Abbruzzese continuerà naturalmente la sua attività politica, ma le dimissioni da presidente del Cosilam (dopo la sfiducia di ieri) segnano anche la fine di una lunga stagione. Non più di accordo ma di rispetto tra lo stesso Abbruzzese e Francesco De Angelis, presidente del Cosilam e leader del Pd in provincia di Frosinone. Adesso cambia tutto e Ciacciarelli può riparametrare  le alleanze. Intanto nel centrodestra, con la Lega e con Fratelli d’Italia. Ma è evidente che a questo punto Cambiamo cercherà di mettere in difficoltà Forza Italia dovunque potrà. Nei Comuni, negli enti intermedi, nel campo della coalizione.

Da consigliere regionale Ciacciarelli potrebbe perfino levarsi qualche soddisfazione. Considerando che ai vertici “azzurri”, Antonio Tajani e Claudio Fazzone in primis, non è andata giù la presenza di Giovanni Toti alla presentazione del sub-gruppo consiliare di Cambiamo alla Regione Lazio. Che è quella governata dal leader del Pd Nicola Zingaretti.

Ciacciarelli lo sa ed è pronto a farlo pesare. Lanciato.

UN PO’ TOP, UN PO’ FLOP

MARIO ABBRUZZESE

C’è un momento nel quale bisogna uscire di scena, senza aggrapparsi con le unghie ed i denti al potere. A Mario Abbruzzese va riconosciuto di saper comprendere l’attimo giusto. E di avere il coraggio di coglierlo. Fu così quando Carmelo Palombo venne battuto da Peppino Petrarcone alle Comunali di Cassino, quando Enzo Salera vinse la sfida contro di lui: mentre gli altri ancora contavano e speravano, lui appariva in tv e ammetteva la sconfitta.

Mario Abbruzzese: © Enrica Abbruzzese

Con la partita per il Cosilam ha fatto lo stesso. Non aveva la possibilità di andare avanti: senza CdA non poteva approvare nulla, sarebbe rimasto asserragliato facendo la figura di quello incollato in modo pervicace alla poltrona. La decadenza sarebbe stata solo una questione di tempo. L’ha capito, ha colto l’attimo: è andato via elencando le opere messe in cantiere. Top.

Poi però, come un Salvini qualsiasi, spiaggiato al Papeete Beach tra troppi mojito e poca buona musica, lo stesso Mario Abbruzzese appare in un video che viene postato su Facebook. Annuncia lì le sue dimissioni. Dimostrando che ha già l’astinenza da riflettori, come un attore finito che non si rassegna ad abbandonare la scena.

Tutto è fuori luogo in quel video: sfocato, con uno sfondo da macelleria messicana, girato in verticale (come le lapidi sulle tombe), con una camicia sportiva: nulla di presidenziale, niente di Mario Abbruzzese.

Ma la cosa veramente intollerabile è quando dice che il Cosilam “è stato messo sotto attacco dal sindaco di Cassino e da un ciccione di Forza Italia“, riferendosi al vice coordinatore regionale Gianluca Quadrini.

Non si prende in giro la gente per il suo aspetto fisico: lo insegnano pure ai bambini. Detto da lui rivela tutta la pochezza ed il rancore dello sconfitto.. Floppissimo.

FLOP

GIANLUIGI PARAGONE

Ha smentito le voci che circolano su un suo possibile ritorno alla Lega: “Fino a che non mi sbattono fuori, io resto dentro”. “Leadership di Di Maio? Rischia di essere a rischio il Movimento stesso nel momento in cui si dà a una trasformazione magmatica senza spiegazioni”. Gianluigi Paragone, senatore del Movimento Cinque Stelle, era decisamente più convincente come giornalista.

Gianluigi Paragone

Ricapitolando: diversi anni fa è stato il direttore del giornale della Lega, quella di Umberto Bossi e Bobo Maroni. Poi, dopo una importante carriera giornalistica, l’avventura parlamentare con il Movimento Cinque Stelle. Ma quando c’è stata la svolta giallorossa, Paragone ha preso le distanze. Non votando la fiducia al Governo Conte bis, ma non uscendo dal Movimento. Appare posizionato con Alessandro Di Battista, ma la domanda vera è: perché non lascia i Cinque Stelle se non ne condivide più le scelte?

Perché fare il dissidente invece di strappare sul serio? Enigmatico.

MARIA ELENA BOSCHI

Il tam tam di Montecitorio è incessante. Maria Elena Boschi, neo capogruppo di Italia Viva, avrebbe chiesto al presidente della Camera Roberto Fico di posizionare la nuova formazione di Matteo Renzi al centro dell’emiciclo. Cioè lontano dai banchi del Partito Democratico. Più vicini a Forza Italia.

Maria Elena Boschi

Ma davvero la moderazione e il centrismo politico dipendono da dove si sta seduti in Parlamento? Vale la pena di ricordare la frase di qualche giorno fa di Achille Occhetto. L’ultimo segretario del Pci e il primo del Pds ha risposto alla Boschi che deve ancora trovare un Partito più moderato. Del Pd intendeva. Il fatto è che il petalo d’acciaio del Giglio magico ha il dente avvelenato nei confronti dei Democrat. E allora magari vuole accelerare sul versante di uno sfondamento delle linee di Forza Italia. Una sorta di lapsus freudiano?

Lo vedremo. Intanto però la richiesta a Fico appare davvero surreale. Fuffa.

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