Quando Daniela sognava l’eskimo

GIANLUCA TRENTO per CIOCIARIA EDITORIALE OGGI

Sognava un eschimo. Ma decise di non comprarlo. Così come non si iscrisse mai alla Fgci. Questione di rispetto per un padre democristiano. Una rinuncia importante, la sua, negli anni in cui frequentava il Liceo Socrate di Roma. Daniela Bianchi comunista. E chi lo avrebbe detto mai? Eppure è così. Fare coming out ora va di moda. E lei lo ha fatto apertamente. Lo ha confessato senza tanti giochi di parole. Lo ha fatto ricordando, con un velo di nostalgia, quei giorni esaltanti, quando le scuole erano fatte di studio e politica; quando la libera circolazione delle idee mandava in cantina le ideologie. A risvegliare il suo amore lontano sarà stata forse la morte di Pietro Ingrao: un comunista eretico. L’unico che, con grande coraggio, condannò l’invasione di Praga del ’68. Altri tempi e altri politici. Alla Bianchi piace regalare “Sognavo la Luna”, l’ultima fatica dell’ex presidente della Camera. Forse nel dna politico di Daniela c’è proprio quel senso di anticomunismo che vive chi, parafrasando Montanelli, si “tura il naso e vota (non Dc) ma Pd”. Comunista, visti i modi, non sembrava proprio. Anzi faceva venire alla mente quelle figlie dell’Azione cattolica che pure in questa terra hanno dato molto alla politica. Ora sta con Sel. E sogna, non la Luna, ma una sinistra un po’ più di sinistra. Il Pd non lo condanna apertamente. Schiva la domanda. Dice solo che per rompere certi schemi c’è bisogno di un processo di trasformazione. Il suo disagio lo aveva manifestato a fine agosto. Lapidaria la frase sul suo blog: “L’estate sta finendo”. La rivoluzione, come vuole la storia, inizia a ottobre. E così è stato. Laconico il saluto del segretario Simone Costanzo: buon lavoro. Come dire, una di meno. Dagli altri neanche una parola. Sicuri che nessuno la segua? Sicuri? Noi no.