Scalia, il senatore ‘amico’ delle Assicurazioni

MARCO PALOMBI per IL FATTO QUOTIDIANO

In maniera forse poco elegante, a Napoli dicono chiagne e fotte, vecchio adagio che conoscono anche le compagnie assicurative. Giovedì infatti l‘Ansa lanciava l’allarme: “Una pioggia di emendamenti al ddl Concorrenza rischia di portare a un nuovo aumento dei prezzi delle Rc auto”.

Ad essere preoccupato per le tasche degli automobilisti, si scopre, è il direttore generale di Ania, la Confindustria delle assicurazioni, Dario Focarelli. Colpa, ci racconta, di una serie di emendamenti presentati in Senato al ddl Concorrenza da Movimento 5 Stelle, Forza Italia e Sel. Mentre piange sulle proposte delle opposizioni – dunque con scarsa speranza di approvazione – l’attacco che Ania porta per l’ennesima volta agli interessi dei suoi clienti e di ben altra portata: emendamenti fotocopia, a volte con motivazione ‘copia e incolla’ da documenti delle compagnie – firmati da senatori di maggioranza e dai vertici della Commissione Industria (tranne il presidente Mucchetti) – competente sul ddl Concorrenza.

Prima di entrare nel merito, va ricordato – che come spesso capita – la legge era uscita dal Consiglio dei Ministri già nella forma voluta da Ania: al Ministero dello Sviluppo ci sono antichi i solidi amici delle Assicurazioni. Alla Camera però, grazie a una rivolta all’interno dello stesso Pd, le parti più scandalose erano state cassate.

Per questo ora ci riprovano. La squadra dei proponenti è variegata: c’è Francesco Scalia, segretario della commissione Industria, ras del Pd a Frosinone, avvocato dello studio Tonucci, che “assiste le principali compagnie assicurative” (spiega il sito). Scalia è spiacevolmente coinvolto pure nel caso dell’aeroporto di Frosinone, in quello dei rimborsi nel Consiglio regionale del Lazio ai tempi di Batman Fiorito. Inchiesta in cui figura il collega di Partito Bruno Astorre, pure lui firmatario di emendamenti Ania. All’attacco vanno, tra gli altri, pure due vicepresidenti della Commissione Industria, Paola Pelino (Forza Italia), Aldo Di Biagio, già finiano e oggi in Ncd, come Federica Chiavaroli, moglie di un broker assicurativo, neo sottosegretario alla Giustizia, anche lei preoccupata delle sorti delle assicurazioni, come già altre lobby tipo quella del gioco d’azzardo.

Le proposte sono un put pourri di quelle che Ania avanza da anni ma non ha (ancora) portato a casa: il governo Monti, però, ha già regalato alle compagnie una legge sui ‘micro danni’ – tipo il colpo di frusta – che ha fatto diminuire i risarcimenti di un miliardo e dispari l’anno (dati Ania).

Cosa chiede la lobby? Di tutto. Ci sono, per dire, 4 emendamenti identici per rendere illegali le ‘clausole vessatorie’ (e se le chiamano così un motivo ci sarà) mentre un’altra decina vuole sterilizzare gli sconti tariffari obbligatori. Ancora: proposte per rendere più difficoltoso – solo per gli assicurati – ricorrere alla magistratura o presentare testimoni (idea del Governo che alla Camera fu definita “incostituzionale”), altre per far decadere il diritto al risarcimento in 90 giorni o escludere sanzioni per violazione delle norme sulle scatole nere.

E poi c’è l’ossessione di Ania che prova da anni – aiutata dai governi – a tagliare i risarcimenti anche per i ‘macro danni’. Il problema delle compagnie sono le tabelle del Tribunale di Milano, scientificamente inappuntabili, in uso in tutta Italia: due emendamenti fotocopia vogliono sostituirle con tabelle ministeriali predisposte nel 2011 (ai tempi dell’assicuratore Berlusconi) e che tagliano i risarcimenti dal 30 al 50% anche per cose tipo la perdita di un braccio o la morte. Ma la fantasia non ha limiti: se si fallisce il bersaglio grosso, si può togliere dalle Tabelle almeno il “danno alla persona” o quello “morale” o, già che ci siamo, tagliarlo pure alle vittime di malasanità.

I voti in commissione iniziano questa settimana e ancora non è chiaro cosa farà il Governo: alla fine, in ogni caso, si capirà se Ania, oltre a chiagnere, riesce anche a fare quell’altra cosa.

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