Sprechi, Ater dei miracoli

PIERFEDERICO PERNARELLA per CIOCIARIA EDITORIALE OGGI

La spending review può fare miracoli. Può bastare un solo anno, uno, e come d’incanto, taac, le spese allegre d’un tempo vengono d’improvviso ridotte. Ma che dire ridotte, vengono addirittura azzerate. Coloro che intendono farsi un’idea di come la revisione della spesa nella pubblica amministrazione possa ottenere, in men che non si dica, risultati portentosi, possono dare una sbirciatina ai conti dell’Ater di Frosinone, l’azienda regionale che si occupa dell’edilizia residenziale.

Una lettura edificante, sebbene si tratti di freddi numeri. Lo scorso 26 marzo, con delibera commissariale, l’Ater ha approvato il bilancio consuntivo 2014 e nel documento vengono messi a confronto i dati contabili dell’anno scorso con quelli del 2013. Ebbene dalla comparazione ne escono fuori davvero delle belle. Scorrendo alcuni numeri si resta basiti di fronte alla differenza ante e post spending review.

Si prenda ad esempio le spese più classiche, quelle di rappresentanza. Che, ci mancherebbe altro, non possono mancare all’Ater. Sta di fatto però che nel 2013 l’azienda è stata molto ben “rappresentata” – circa 18.000 euro -, l’anno scorso la voce di bilancio si è fermata a circa 2.000 euro. Quasi il 90%. Quello che si dice un miracolo.

Ma non è il solo, anzi, tanto che gli amministratori dell’Ater potrebbero essere proposti per la beatificazione. I santi del risparmio. Rimanda a forze soprannaturali, forse divine, quello che l’ente di via Marittima ha saputo fare con le spese di cancelleria. Nel 2013 erano pari a circa 12.000 euro. Nel 2014 si sono fermate a poco meno di 3.000 euro. Un quarto. Bella botta di austerità anche per fotocopie e modulistica: 7.582 euro nel 2013, 52,71 euro nel 2014.

Sogniamo o siam desti. Desti, destissimi, pure troppo quando si scopre che le spese postali nel 2013 sono state pari a circa 50.000 euro e nel 2014 a circa 11.000 euro. Risparmi per un quinto. E che dire della spesa per la poste- pay per le consultazioni all’Agenzia del Territorio: l’anno scorso si è ferma a miseri 7,25 euro. L’anno prima, invece, era stata pari a 6.270 euro.

In casi come questi, a non voler essere maligni, ci si addentra nell’imponderabile. Più o meno quello che è successo con i costi per la partecipazione a concorsi, seminari e convegni: 2.160 euro nel 2013, 0 euro nel 2014. Mannaggia.

Ma all’Ater possono stare tranquilli, succede anche nelle migliori famiglie: non ci sono più i soldi di una volta e si va a “zonzo” di meno. Anche con le auto prese a noleggio che nel 2013 erano costate oltre 25.000 euro, mentre lo scorso anno sono bastati poco più di 6.000 euro. Si chiacchiera anche di meno con i cellulari aziendali se è vero che nel 2013 per la telefonia mobile si era speso 6.500 euro. Mentre nel 2014 tale costo è stato addirittura del tutto azzerato.

Queste fenomenali riduzioni possono essere spiegate, come fa il commissario dell’Ater Antonio Ciotoli nella sua relazione, con la scelta di «procedere alla temporanea chiusura delle sedi periferiche, accentrando maggiormente le attività dell’azienda: questa misura, come logico, conduce ad un considerevole risparmio in termini di utenze, energia e spese accessorie». Ma a parte questo, è fuori di dubbio che soltanto un paio di anni fa all’Ater di Frosinone non si badava a spese. E quella che oggi viene spacciata per “spending review”, magari pure con un’accezione negativa, è semplicemente buon senso nella gestione dei soldi pubblici.