Top & Flop * Mercoledì 14 agosto 2019

Top & Flop. Ogni notte, i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende l’indomani.

Il barometro della crisi segna “non voto”. Con gli scenari che si stanno delineando è complicato che si possa votare ad ottobre come chiede Matteo Salvini, leader della Lega. Anzi, appare complicato perfino che possa essere sfiduciato il premier Giuseppe Conte se la maggioranza palesatasi ieri al Senato (Pd, Cinque Stelle, Leu e sinistra) continuasse a reggere.

Intanto tra i nomi che circolano come possibili presidenti del Consiglio, oltre a quello di Conte, ci sono Roberto Fico, Walter Veltroni, Enrico Letta, Raffaele Cantone e il solito Carlo Cottarelli. Domani è Ferragosto. Di fuoco. Al mare o in montagna, perché deputati e senatori sono tutti in stato di allerta. Potrebbero essere richiamati.

TOPPISSIMO

ENRICO LETTA

Consentiteci questa licenza poetica. Perché di poesia si tratta. Tra i nomi in pole per un eventuale incarico di presidente del consiglio di un nuovo Governo c’è quello di Enrico Letta.

Enrico Letta

Sì, quell’Enrico Letta, premier defenestrato da Matteo Renzi e Giorgio Napolitano dopo il famoso “Enrico stai sereno”. Oggi si pensa a lui per vari motivi: competenza, spessore internazionale, stima enorme da parte dell’Unione Europea. Ma anche perché è stato tra i pochissimi nel Pd a non criminalizzare mai i Cinque Stelle, lodandone invece la capacità di aver istituzionalizzato la protesta. Ma vi immaginate la scena? Enrico Letta che riceve il passaggio della campanella da Giuseppe Conte sotto gli occhi di Matteo Renzi, costretto anche ad applaudire pur di mantenere Matteo Salvini all’opposizione. Goduria pura. Roba da poesia, da carpe diem.

“Matteo stai sereno”. Renzi naturalmente. Ma forse anche un po’ Salvini.

TOP 

ROBERTO FICO

Il presidente della Camera ha lanciato un messaggio inequivocabile nella calendarizzazione del voto sulla proposta di legge costituzionale del taglio di 345 parlamentari. L’ha fissata per il 22 agosto, due giorni dopo la discussione sulla fiducia a Giuseppe Conte.

Ha messo Matteo Salvini all’angolo, perché se passa la sfiducia al premier, il taglio dei parlamentari (chiesto ieri dal Capitano) salta. E a quel punto è possibile ogni tipo di sbocco, anche e soprattutto quello di una maggioranza diversa. Formata proprio da Cinque Stelle e Pd. Messaggio chiaro pure all’indirizzo di Luigi Di Maio e Matteo Renzi. E chi sarebbe in pole per guidare un esecutivo del genere, magari di legislatura? L’identikit del presidente della Camera è perfetto: grillino di provenienza di sinistra.

Fichissimo.

GOFFREDO BETTINI

Ricorda l’Ulisse dell’Iliade e poi dell’Odissea. Non soltanto per la scaltrezza che ne contraddistingue il profilo. Ma anche, anzi soprattutto, perché viene da lontano, dalla vecchia scuola delle Frattocchie.

Goffredo Bettini

Ulisse aveva combattuto con i migliori: con Achille, Aiace, Agamennone, Menelao. E come avversario si era trovato un certo Ettore. Goffredo Bettini ha contribuito a guidare il Pds-Ds con gente del calibro di Achille Occhetto, Massimo D’Alema, Walter Veltroni, Pierluigi Bersani. Quando gli avversari si chiamavano Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini, Umberto Bossi. Oggi è stato richiamato in servizio per una mediazione complicata, tra Matteo Renzi e Nicola Zingaretti. Come Ulisse, chiamato a convincere Achille a combattere per Agamennone (i due si odiavano).

Il “lodo Bettini” potrebbe dare dignità di legislatura a un ribaltone. Lui vuole raggiungere il risultato e entrare nella storia. Anzi nel mito. Cantami o Diva.

UN PO’ TOP, UN PO’ FLOP

GIUSEPPE CONTE

Giuseppe Conte

TOP – Da premier scaricato a riserva della Repubblica. In pochi giorni. Grazie soprattutto agli errori di Matteo Salvini, che ha sottovalutato gli umori del Parlamento. Ma adesso il presidente del Consiglio potrebbe perfino superare la prova della sfiducia e restare in carica. Oppure, se sfiduciato, recarsi al Colle per rimettere il mandato, chiedendo però di provare a trovare una maggioranza alternativa.


FLOP – Allo stesso tempo però è complicato pensare che possa guidare un esecutivo composto da Cinque Stelle, Pd, Leu e Sinistra. Non fosse altro perché l’obiettivo vero sarebbe quello di arrivare a fine mandato per tenere la Lega quattro anni all’opposizione. E poi né Renzi né Zingaretti potrebbero accettarlo.

Intanto però, in ogni caso, è ancora in gioco. Io speriamo che me la cavo.

FLOP

GIORGIA MELONI

La leader di Fratelli d’Italia ha una strada netta, senza scorciatoie: le elezioni anticipate. Se ci arriva, la sua coerenza sarebbe sicuramente premiata. Ma adesso si è complicato tutto.

Salvini e Meloni

Il Capitano Matteo Salvini ha perso la bussola: è passato da “tutti a casa, datemi pieni poteri” a “tagliamo i parlamentari ma congeliamo la riforma e poi votiamo”. Nel frattempo ha rimesso in gioco, nel centrodestra, quel Silvio Berlusconi indigesto proprio a Giorgia Meloni, che continua a guardare ad un asse di ferro esclusivamente con la Lega. In questo momento appare però tagliata fuori da manovre e contromanovre.

Giorgia balla da sola.

GIOVANNI TOTI

Doveva essere il Delfino che avrebbe messo in pensione Sua Emittenza. Invece Sua Emittenza, al secolo Silvio Berlusconi, è uno nato con la camicia. Prima la crisi Lega-Cinque Stelle, poi la resurrezione di Matteo Renzi.

Foto: © Aif Giorgio Di Cerbo

Risultato: elezioni vicine o lontane importa poco, perché è iniziata un’altra campagna elettorale. Nella quale Salvini avrà bisogno di tutto il centrodestra, specialmente se si andasse al voto. In caso contrario, se cioè si dovesse fare un nuovo Governo, Forza Italia potrebbe recitare da protagonista in una veste istituzionale. Fatto sta che gli spazi politici per Giovanni Toti e Cambiamo si sono ristretti in modo pauroso. Il Governatore della Liguria è stato preso in contropiede sotto tutti i punti di vista.

Lui che voleva solcare i mari del centrodestra sul galeone dei pirati dei Caraibi. Spiaggiato.