Buschini e «quella notte in cui diventammo affidabili per i Cinque Stelle»

Vivo per miracolo dopo un'operazione al cuore durata 15 ore. Segretario di Partito a 21 anni. Infaticabile mediano tra i banchi della Regione Lazio. Fino a tessere la linea di dialogo con il Movimento 5 Stelle. Spianando, dalla Pisana, la via dell'affidabilità per il dialogo nazionale tra Pd e Movimento 5 Stelle. Francesco De Angelis 'Un maestro'. Piero Marrazzo 'Insuperabile'. Luca Fantini 'Il futuro'. Nicola Zingaretti: "Il Segretario". Mauro Buschini ieri oggi e domani

Gli esperti di retroscena, gli indagatori delle ombre che si muovono dietro le quinte, giurano che lui sia una delle figure sullo sfondo: quelle che, se ingrandisci il campo – reggono tutto lo scenario. O per usare le parole del capolavoro letterario Q “…agenti discreti e invisibili, che fanno capolino dietro le tiare e le corone, ma che in realtà reggono l’intera geometria del quadro, lo riempiono e, senza lasciarsi scorgere, consentono a quelle teste di occuparne il centro”. È stato messo lì per questo. Glielo ha chiesto Nicola Zingaretti quando lo ha dirottato dal delicatissimo assessorato ai Rifiuti per spostarlo a governare il Gruppo Pd uscito dalla urne in quel drammatico marzo 2018 in cui tutto il Partito finiva in macerie. Tranne nel Lazio. Da lì è stato strategico. Pochi sanno che la strada sulla quale è stato costruito il governo Conte 2 ha contribuito, nell’ombra, a costruirla anche lui: Mauro Buschini.

Mauro Buschini © Ichnusa Papers
Cominciamo dai personaggi. La leggenda vuole che siano tre: l’attuale presidente del Consiglio Regionale Mauro Buschini (all’epoca dei fatti Capogruppo Pd in Regione Lazio), il suo predecessore Daniele Leodori (oggi vice di Nicola Zingaretti), il felpato Capo di Gabinetto della Regione Albino Ruberti…

C’è il lavoro che facciamo assieme. Poi c’è un’importanza delle funzioni descritte. Indubbiamente il Capo di Gabinetto ha una funzione amministrativa molto importante, Daniele è il capo delegazione della Giunta – e quindi soprattutto per le decisioni che la stessa deve portare avanti, la sua funzione è fondamentale –. Io mi occupo soprattutto dell’Aula, di tutto ciò che avviene nell’ambito del Consiglio e con ricadute sulla Giunta”.

Il retroscena rivelato all’epoca da Alessioporcu.it sostiene siate quelli che hanno costruito al buio la strada sulla quale si è avviato il dialogo tra il Movimento Cinquestelle di Roberta Lombardi ed il governatore Nicola Zingaretti…

All’indomani delle elezioni regionali, e voi ne avete scritto sempre benissimo, nel secondo mandato noi non avevamo i numeri in Aula: non è un mistero. Questo, nonostante Nicola Zingaretti avesse vinto le elezioni. Occorreva perciò una fase differente, cioè bisognava aprire un confronto con tutti.

Non poteva esserci la maggioranza blindata che dialoga con le opposizioni solo quando ritiene opportuno farlo mentre tutti gli altri giorni va avanti esclusivamente per la sua strada, no. Noi l’abbiamo ‘imboccata’ in modo completamente differente rispetto ai canoni tradizionali anche nei rapporti di forza nel Consiglio Regionale: confrontarsi con tutti nel momento in cui si definiscono i provvedimenti, in modo da dare voce anche a provvedimenti che arrivassero per iniziativa dei consiglieri di opposizione.

Nasce così la scelta di condividere anche le Presidenze delle Commissioni: fino a quel momento erano state sempre appannaggio esclusivo della maggioranza in quanto tale: in aula e nelle singole commissioni. E le condividemmo in maniera rigorosa, senza voler approfittare del fatto che avessimo eletto noi il Governatore della Regione: applicammo un sistema D’Hondt sul modello di quello del Parlamento Europeo”.

Mauro Buschini con Nicola Zingaretti
Questo è il racconto pulito che va in onda nei film dove i cattivi sono quelli con la faccia pitturata e la piuma di tacchino sulla testa mentre i bravi sono quelli con la divisa azzurra ed i galloni sulla manica… Qui c’è un lavoro di retrovia nel quale, di notte e al buio, ci si è sporcati le mani…

Ci arrivavo: ma se io la racconto tutta di notte… al buio poi non si vede niente…

Proviamo ad accendere una luce. Eravamo all’inizio di agosto del 2019: in Regione era in corso lo scontro per l’approvazione della Legge sul Caporalato e quella sul Compostaggio. Fuori dalla Regione il governo stava per cadere: Matteo Salvini si preparava a dare la spallata perché i sondaggi lo davano al 40%… Sta di fatto che in una notte, partendo dalla Legge sul Compostaggio, cominciate a costruire un dialogo con il Movimento Cinquestelle in Regione… (leggi qui Il Retroscena. Così la ‘sintonia’ Pd-M5S ha blindato l’Aula della Regione Lazio).

Siamo stati più trasparenti di quanto la vulgata possa raccontare, molto più trasparenti. È un dialogo che è iniziato con la nuova legislatura. Sui temi, sulle cose da fare. Non ci sono stati accordi sotto banco, spartizioni… Tant’è vero che si era tanto parlato di ingressi in Giunta per il Movimento 5 Stelle… No, abbiamo avuto esclusivamente un confronto sulle cose da fare, anche come farle”.

Va bene, prendiamola da lontano: torniamo al dopo elezioni della primavera 2018. Chi si incaricò di avviare il contatto?

Possiamo dire che eravamo insieme: fu una linea politica. Non fu improvvisazione, ma una linea condivisa con il resto della maggioranza. E con Nicola. Sapevamo che era difficilissimo perché tutti eravamo consapevoli del profilo politico di Roberta Lombardi: famosa per tenere il punto sui principi inderogabili del Movimento. Sapevamo che era complicato, che era una sfida vera confrontarci senza perdere su alcune questioni identitarie, di buon governo, senza derogare su alcuni principi che abbiamo portato avanti nella legislatura precedente. Tuttavia bisognava aprirsi.

Quando si ragiona, nei Congressi e nei documenti politici, occorre aprirsi. L’esperienza in Consiglio Regionale in quella fase per me è stata straordinaria, perché quell’aprirsi che tante volte abbiamo raccontato nelle nostre riunioni politiche poi devi tradurlo, quando poi cioè si arriva alla fase pratica ha necessità di sostanziare questa idea”.

Roberta Lombardi © Paola Onofri, Imagoeconomica
Roberta Lombardi fu d’accordo all’apertura al dialogo. Ma si racconta che fu fermissima nel tracciare una linea di confine dicendo: ‘Voi maggioranza, noi opposizione. Voi governate, non noi. Se però c’è una linea di contatto, su temi che entrambi abbiamo proposto agli elettori, ci confrontiamo’…

È così. E si disse anche… Faccio un esempio: nelle discussioni d’Aula e di Commissione si cerca di capire, fra gli emendamenti alle Leggi, quali possano essere accolti prima, quali sono i pareri, cercare di far ritirare quelli ostruzionistici…

Insomma, fu anche stabilito che il confronto doveva avvenire alla luce del sole e in diretta streaming, in Aula, emendamento su emendamento, parere su parere.

Però le modalità per fare alcune discussioni sono tante: la stessa discussione può essere distruttiva o costruttiva. In quel momento si andò avanti e su quella linea ci siamo ancora: basta guardare il dibattito che c’è stato sul Collegato; lì sono stati approvati emendamenti molto importanti che sono arrivati da tutte le opposizioni. Però poi su alcuni emendamenti di principio siamo stati fermi anche ore”.

Torniamo all’estate 2019. Nell’ultima seduta prima delle ferie stive, metteste un punto fisso: approvando il primo punto della Legge sul Compostaggio. Non fu un contentino ma un abile stratagemma per vincolare la ripresa dei lavori, a fine estate, ripetendo da quel tema…

Perché in politica ci vuole anche serietà, anzi, soprattutto serietà nei rapporti anche tra Gruppi che possono confrontarsi elettoralmente su posizioni differenti. Però il confronto è vero ed è serio quando si rispetta la parola data. Noi dicemmo: ‘Incardiniamo quella legge, perché se di essa viene discusso in Aula il primo emendamento quella non può più essere ritirata’. Per dimostrare che sulla nostra parola ci si può contare tirammo avanti tutta la notte e aprimmo il primo emendamento”.

Nicola Zingaretti © Imagoeconomica
È quella correttezza amministrativa, politica e istituzionale ad avere consentito a Roberta Lombardi, di lì a poco, nel pieno della crisi del Governo gialloverde, di dire al suo tavolo nazionale : ‘guardate che il Partito Democratico di Nicola Zingaretti è diverso da quello di Matteo Renzi, con lui si può discutere, non è il Partito di Biabbiano’? Quanto ha contato?

Questo era l’insegnamento del mio papà: essere seri e coerenti alla fine paga sempre”.

Il governo giallorosso il Conte 2 affonda le radici in quel dialogo che Buschini, Leodori e Ruberti hanno saputo costruire a fari spenti in Regione?

Ci ha dato gli attestati di stima, come dire…

Cioè quel dialogo è stato il bollino di garanzia, di affidabilità per tutto il Pd guidato da Zingaretti?

Ha portato ad esempio Roberta Lombardi, che sul panorama nazionale dei Cinquestelle non è certo l’ultima arrivata, anzi è una dirigente di primo livello, a poter dire che si può discutere, che si può lavorare insieme e fare cose positive. Penso che poi la rete si costruisca anche con questo e che i rapporti nascano anche così. Del resto, se…

Presidente: il bollino di affidabilità al Pd, avete contribuito a darlo voi dalla Regione Lazio con la correttezza del confronto che avevate saputo costruire con il Movimento? Senza una dimostrazione concreta di affidabilità, il Pd avrebbe continuato ad essere per il 5 Stelle ‘quello di Bibbiano‘. E con ogni probabilità saremmo andati al voto.

Diciamo che altrimenti sarebbero mancati tanti argomenti, anche a chi all’interno del M5S spingeva per aprire un dialogo, questo ha contato moltissimo”.

Buschini arriva a quel punto partendo da molto lontano. Aveva meno di 30 anni quando le hanno messo in mano il Partito che era erede del glorioso PCI. Fu un’altra stagione di Rigenerazione, come quella che state vivendo oggi…

Diciamo poco più di 20 più che meno di 30: avevo 21 anni. Fu una scelta un po’ come quella che si sta facendo adesso su Luca Fantini, quella di dare forza ad una nuova generazione, mettere in campo nuove idee… anche strumenti nuovi. Fu un’esperienza bellissima perché i dirigenti dell’epoca, come Francesco De Angelis, dissero ‘adesso tocca a voi’. Dissero anche: ‘fate’, senza rete, senza troppe protezioni, senza limitazioni. L’esperienza e la politica devono portarti anche a trasmettere quello che ti hanno insegnato…

Il primo trauma fu quando, da Segretario del Partito a 21 anni, arrivavano compagni con i capelli bianchi che sottoponevano ad un ragazzo problemi da uomini maturi. ma per loro non era un ventunenne, bensì era il Segretario.
Mauro Buschini

Problemi su tutto: il Segretario del Partito, specie fino a qualche anno era il depositario di confessioni, sogni, speranze e delusioni. Era quello che doveva decidere su alcune cose importantissime: su dove portare il Partito, su quali battaglie attestare tutti. È vero che c’era anche il gruppo dirigente, ma poi c’era il Segretario. Quella resta l’esperienza più bella della mia vita, irripetibile. fNoi ora un Partito lo dobbiamo ricostruire con quelle caratteristiche, ”.

Come si è ritrovato di là: perché si è ritrovato lì proprio Mauro Buschini?

Era il 2001, Berlusconi aveva stravinto dappertutto: il famoso 71 a 0 in Sicilia; era finita 6 a 0 in provincia di Frosinone con i collegi. Era cioè una stagione in cui i Democratici di Sinistra avviarono quella riflessione profonda con il Correntone, con la discussione di Pesaro. E lo slogan era ‘O si cambia o si muore’. Bisognava fare uno scatto in avanti, immergersi nella società. In quelle circostanze ci fu quella classe dirigente che disse ‘proponiamo un ricambio forte’. E quindi propose il Segretario della Sinistra Giovanile come Segretario del partito”.

In genere si mette un ragazzino a comandare per poterlo controllare più agevolmente, lasciando che sia lui a prendersi tutte le rogne. Ora è destinato a diventare Segretario provinciale Luca Fantini. È uno che ragiona con la testa propria. Volete suicidarvi?

No”.

Come no?! Mettete come Segretario Provinciale uno che vi ha detto no quando ancora portava i calzoni corti: quando gli avete detto di votare Renzi al Congresso vi ha risposto ‘la musica è un’altra’…

È un attestato di merito per Luca, importante”.

Uno che a quell’età si permette di dire di no ai mostri sacri del Partito… dopo non sarà condizionabile

In politica ci vogliono le qualità: ci vuole l’affidabilità, non serve la fedeltà. La fedeltà appartiene ad un’altra categoria animale, che sicuramente ha il suo pregio, ma l’uomo deve essere intelligente. Gli uomini e le donne che vogliono fare politica devono avere le capacità di ragionare con la propria testa, di portare avanti idee, di fare battaglie. E di non scegliere sempre quello che conviene fare.

Se c’è un limite nella politica di oggi è che in tanti si è diventati calcolatori, non si scelgono le cose in cui si crede ma il calcolo migliore per arrivare ad una determinata postazione, per avviare una carriera. Luca è bravo. Luca diventa Segretario perché è bravo, non perché è fedele, perché è cresciuto alla scuola di qualcuno o di qualcun altro… Semplicemente perché  è bravo”.

Buschini e Zingaretti
E’ vero che anche Nicola Zingaretti, il Segretario Nazionale del Partito, è bravo?

Nicola più di altri lo ha dimostrato sul campo. Nicola vince quando il resto del centrosinistra perde. Ha in mente un disegno…

Guardiamo la coerenza di Nicola Zingaretti: tutti a commentare ed a dirgli che doveva essere aggressivo, che doveva rispondere a Salvini con lo stesso tono… Nicola invece, rispondeva con grande pacatezza e con l’idea di chi sa che deve governare, fare le scelte, spiegare le cose e soprattutto farle… Oggi quanto sta pagando invece questo modo di porsi di un uomo che sa che non deve arringare le piazze ma governare il Paese, la regione e fare delle scelte?

Ecco, io penso che questo poi significhi meritare sul campo ruoli e funzioni”.

Buschini, che leader è uno come Nicola Zingaretti, che l’estate scorsa ha avuto il coraggio di dire ‘io volevo fare un’altra cosa, volevo andare alle elezioni: però la maggioranza del Partito mi dice che vuole tentare la strada del nuovo governo. Ed io seguo le indicazioni del Partito‘.

Nella domanda c’è la risposta, è uno straordinario Segretario di Partito, il che è differente dall’idea che i Partiti debbano rispondere al leader. Questo è un punto importante: noi siamo passati da una forma di Partito ad un altra. Il nostro Partito nel giro di pochi mesi è cambiato, su tutto.

Siamo partiti dall’essere Partito che non doveva disturbare il manovratore perché altrimenti c’erano i gufi e bisognava entrare con il lanciafiamme, al Segretario che dice ‘io la penso così, se poi tutta la nostra comunità o quanto meno la sua maggioranza ritiene che dobbiamo fare diversamente allora…’. È la discussione”.

Sta facendo autocritica? Perché quello prima di Zingaretti lo ha votato anche lei al congresso precedente…

Sono le fasi della politica”.

Matteo Renzi Foto © Carlo Lannutti / Imagoeconomica
Perché all’epoca ha sostenuto Renzi?

Non c’era in campo Nicola Zingaretti, ci fosse stato in campo lui saremmo stati dove siamo sempre stati”.

I tempi non erano maturi?

Nicola scelse un altro profilo, scelse di continuare a governare la Regione, eravamo ancora al primo mandato, dovevamo completare quella parte di lavoro. Scelse perciò quel profilo, rispettabilissimo e che ha pagato. Non dimentichiamoci che Nicola Zingaretti è l’unico Presidente di Regione del Lazio che ha vinto per due volte, agli altri non è mai riuscito”.

Che Segretario di Partito è un ragazzino di 21 anni che invece di pensare alle partite di calcetto e di andarsene la sera in discoteca come si faceva a quell’età, dice ‘mamma, questa sera vado a una riunione di Partito’?

Siamo cresciuti così, ci hanno cresciuti così… sia me, Sara Battisti e tutti gli altri”.

Ho capito, ma sua madre non rimaneva interdetta quando la sera il figlio di 21 anni le diceva che andava a fare le riunioni di Partito in giro per la Provincia?

No, mamma spingeva perché io facessi in quel senso, più di mio padre. Tantissimo e ancora adesso. Spesso è anima critica della nostra linea politica. La domenica a pranzo spesso batte i pugni sul tavolo perché secondo lei dobbiamo combattere di più e con maggiore verve. Però si, spingeva tantissimo.

Mio padre invece era più preoccupato perché sperava e sognava che finissi gli studi. Poi quando cominciò a vedere che la cosa mi piaceva così tanto, iniziò a convincersi anche lui del fatto che bisognava assecondare questa passione.

Però siamo anche andati a giocare a pallone, ci andiamo ancora adesso, con un menisco rotto e diversi acciacchi ma ci andiamo ancora.

Sul pallone mio padre da piccolo aveva un po’ di timore che giocassi perché, lo svelo per la prima volta pubblicamente, io da piccolino ho subito una operazione al cuore molto importante, un intervento fatto a Milano e durato 15 ore. All’epoca, nel 1982, fu una delle primissime operazioni di quel livello. Quindi c’era sempre un po’ di timore, e invece i medici dicevano che potevo giocare ed io lo facevo… Andavamo a ballare, facevamo tutto e poi si faceva politica. Però lo si faceva – insegnamento questo che porterò sempre avanti nella mia vita – con caratteristiche differenti”.

Mauro Buschini © Stefano Strani
Quando ha capito, a proposito di caratteristiche differenti, che non si stava giocando più?

Molto spesso il pomeriggio io passavo ore a parlare con i vecchi compagni della Federazione. Prima arrivavo in Federazione e c’erano Peppino Cittadini, Arcangelo Spaziani, Danilo Collepardi, Cesare Amici…

Cioè pezzi di storia della sinistra del territorio…

Ed erano anche severi, severissimi… . Però io con loro passavo pomeriggi interi ad ascoltare, discutere… Oggi andiamo tutti di corsa, c’è il tweet, se vai ad una manifestazione subito c’è la foto perché devi… erano una società ed una politica diverse perché ti trasmettevano molto di più e anche perché quelli erano tipi che se cominciavano a discutere e tu non li stavi ad ascoltare non è che poi fosse così semplice svignarsela…”

Chi le manca di più di quei personaggi?

Mi mancano tutti. Tante volte mi manca un Partito che ragioni come ragionava quello, cioè che…

Fui nominato assessore nello stesso periodo in cui diventai segretario, assessore al Comune di Alatri. Anche lì fu una scelta… Diventai assessore al Commercio a 20 anni: una mattina stavo andando in Comune, c’era il Consiglio, e andavo vestito come un ragazzo di 20 anni, perché quella era l’età e quello era il modo. Sotto il comune c’era Peppino Cittadini, che aspettava per assistere al Consiglio, lo faceva sempre. Mi disse: ‘Fermo, tu dove vai?’. E io: ‘In Consiglio Comunale’. E lui: ‘Tu vestito così in Consiglio Comunale non ci puoi andare’. Al che io gli feci: ‘Ma io ho 20 anni…’. Mi rispose: ‘No, tu sei assessore e sei il nostro rappresentante e i nostri rappresentanti non vanno in giro così. Adesso ti giri, ti vai a mettere la cravatta, ti vesti come si veste un assessore, perché non conta quanti anni abbia un rappresentante delle istituzioni, conta che è rappresentante delle istituzioni, di anni ne puo’ avere 20 o 100, ma deve essere sempre classificato come un esempio. Se tu hai scelto di farlo a 20 anni sei tu che ti devi adeguare, non sono certo le istituzioni che si devono adeguare a te.

Per questo motivo io ogni tanto mi arrabbio con i miei colleghi: ‘Siete in aula e in aula si viene vestiti con l’abito, perché è il prestigio delle istituzioni che non va mai messo in discussione’.

Ecco, a me ogni tanto manca quel Partito che ti sapeva dare l’esempio, che ti sapeva imprimere anche un’educazione al rispetto delle cose, delle istituzioni”.

Chi era Piero Marrazzo?
Piero Marrazzo Foto: © Imagoeconomica, Paolo Cerroni

Grande Piero Marrazzo. Grande, e se oggi mi vedesse si arrabbierebbe, perché non ho tirato indietro la giacca prima di sedermi. Questo fu uno dei suoi primissimi insegnamenti, Piero…

E’ vero che a Marrazzo, ad Anagni, in un trappolone organizzato da Franco Fiorito, per contestargli la volontà di chiudere l’ospedale, mentre eravate assediati dalla folla che vi urlava di tutto, Marrazzo disse: ‘Ricordati Mauro, si governa la pancia della gente, non ci si fa governare dalla pancia della gente’?

Iniziò quell’assemblea, lì e a Sora tra l’altro, dove… ricordi quando feci quel giro per le piazze del Lazio con Maurizio Costanzo? A Sora comunque iniziò fra i fischi, non riusciva a parlare perché non consentivano a Maurizio Costanzo di dire buonasera. Lui, Marrazzo, invece seppe trasformare, non arretrando o facendo promesse ma semplicemente spiegando il motivo delle scelte, cioè quel era il progetto della sanità, dell’ospedale di Sora, insomma seppe uscire tra gli applausi”.

In cosa ha sbagliato Piero Marrazzo?

Difficile dirlo, soprattutto dopo così tanto tempo. Io non mi sento di dire… perché Piero è un uomo intelligentissimo, andrebbe contestualizzato, parlare è semplice…

Chi è Francesco De Angelis?

Frank! Francesco è un maestro, tante di quelle cose che ho raccontato e anche cercato di imparare e di portare avanti sono opera sua. Francesco è quel dirigente lì, quello che ho descritto, con una grande anima popolare e con la capacità di saper leggere la politica, di saper…

Francesco De Angelis con Buschini e Zingaretti
Ha visto cose prima di tutti, anche prima di Nicola Zingaretti. A novembre descrive quel PD che solo tre mesi più tardi Zingaretti indicherà all’Assemblea nazionale come traguardo da raggiungere: si erano parlati prima?

No, ha letto il momento. Leggere la politica è come quando Messi intuisce da come un avversario sta calciando la palla il luogo dove quella andrà a finire. Sono qualità e quella è una cosa molto importante. Però ci ha consentito oggi di fare un lavoro che ha unito il Partito e ha visto candidato unico Luca Fantini”.

Nicola Zingaretti cosa farà dopo la guida della Regione Lazio?

Nicola… un’altra caratteristiche fra le cose che ci hanno insegnato: oggi in tanti, soprattutto quelli che si avvicinano alla politica per carriera, non finiscono di cominciare a fare una cosa che subito pensano a quello che dovranno fare dopo”.

Allora è vero che questo PD si era ‘democristianizzato’ e adesso c’è stata quasi una repulsione, una crisi di rigetto? Che adesso state cioè tornando alle origini?

No, non questo. C’è il PD, non c’è democristianizzazione o il trionfo dei post comunisti, ormai sono 12 anni che ‘sta roba… c’è il PD. Si sta rimettendo mano cioè ad una forma-partito. Il Partito è una cosa importante, non è solo lo strumento per essere eletti, è un luogo di scuola, di discussione, di pensiero, di trasformazione della società.

Si badi, io non sono un nostalgico, non penso che dovremmo rifare i partiti di un tempo, però quei partiti che con forme nuove, con caratteristiche differenti e strumenti nuovi, penso all’utilizzo della rete, a quanti sia semplice fare con la web cam una riunione con tutti i segretari di circolo senza che essi debbano necessariamente venire a Frosinone… io non discuto come si debbano fare le riunioni, però dico che bisogna fare le riunioni”.

Come ha portato alle Primarie un milione di persone in più del previsto?

Perché ha parlato al cuore di chi è innamorato della politica, e soprattutto ha rimotivato tante persone, perché in questi anni noi abbiamo subito due scissioni ufficiali, tre con quella di Calenda. Ma la scissione che più aveva fatto male al partito era stata quella silenziosa di chi non fa il comunicato stampa per dire che non si rinnova la tessera, di chi non fa l’intervento in televisione per dire che non organizza più la Festa dell’Unità, ma in tanti, percependo questo distacco anche degli organismi dirigenti nei confronti del loro popolo…”.

Nicola Zingaretti e Carlo Calenda
Carlo Calenda potrebbe essere un buon candidato Sindaco di Roma?

Io penso che Calenda abbia le caratteristiche per fare davvero molto. Io non voglio dire che cosa deve fare Calenda, ma è sicuramente una personalità molto importante. Io l’ho visto quando al tavolo con il Ministero e l’Ideal Standard si discuteva di strumenti per poter salvare la fabbrica. Lui è uno di quegli uomini con i quali ad un certo punto non è che puoi discutere più di tanto, bisognava passare all’azione, Io me lo ricordo…

Chi è l’erede di Nicola Zingaretti?

Mi pare davvero troppo presto per poter pensare ad un suo erede”.

Chi è l’erede di Francesco De Angelis?

È prestissimo per pensare all’erede di De Angelis”.