Iannarilli 3 Il Ritorno – “Mi ricandido con Savo. Fu Mario a segare Quadrini alle Regionali”

Il ritorno in campo.Dopo essere stato tutto: consigliere e assessore in regione, presidente alla Provincia, Deputato, segretario di Partito. I sassolini nelle scarpe: gli accordi non rispettati, le imboscate. Mario Abbruzzese "Sono stato contento quando non è stato eletto". Le trappole: "Fu Mario a non volere Quadrini alle Regionali”. Il futuro: "In FdI, tandem alle Regionali con Alessia Savo”

Da ragazzino aveva i capelli ricci, faceva il cameriere a Fiuggi e restava a dormire in albergo. Poi ha cominciato a fare lavori di falegnameria: montava le porte nei cantieri. Crescendo ha cominciato a fare le cose sempre due volte: due volte Consigliere Regionale del Lazio fino a diventare assessore regionale, due volte deputato a Montecitorio, due volte coordinatore del Partito. Il Presidente della Provincia lo ha fatto una volta sola perché hanno tolto l’elezione popolare e trasformato quegli enti in realtà di Secondo Livello. Dopo 25 dentro Forza Italia ha deciso di uscire. Ora rientra: con Fratelli d’Italia. Non ha più i capelli ricci, la verve di Antonello Iannarilli è sempre a stessa.

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Antonello Iannarilli
Cominciamo da quei capelli ricci, tutto cominciò facendo il cameriere a Fiuggi…

Mio padre aveva una falegnameria. Disse che lì non ci dovevo più mettere piede perché ogni volta che andavo mi facevo male, mi facevo qualche taglio. Per sicurezza lui mi disse: ‘Prima che ti tagli qualche mano, vai dove ti pare ma non stare in falegnameria‘”.

E quindi la mandò a fare il cameriere a Fiuggi…

Andai io, anche per avere una disponibilità economica… A quei tempi fare il cameriere significava 80mila – 100mila lire al mese e per un ragazzo di sedici anni non era poco…

Quante ore di lavoro al giorno?

Bèh, all’epoca si lavorava 14/15 ore al giorno, a Fiuggi“.

Quando ha capito che non era il mestiere suo fare il cameriere?

Il cameriere l’ho fatto per molti anni. Poi rilevai il Brio Bar. È stata sempre una passione e non è detto che fra qualche anno io non torni in quel settore, con qualcosa di importante nel mondo dell’enogastronomia. Sto progettando un agriturismo…”

Smette di fare il cameriere e rileva un bar: quando arriva la passione per la politica?

Fu… nel 1988… Prima la passione era per le macchine: correvo con il fuoristrada, facevo endurance a vari livelli, sono stato anche al Camel Trophy in Africa. Poi in Grecia… avevo vinto anche il campionato ’87/’88 di endurance a livello italiano”.

E la politica?

Nel ’90, per una discussione proprio per il Brio Bar, per l’acquisizione. Comprai la licenza da un vecchio gestore, non fu il Comune che mi diede la concessione… Insomma, acquistai questa licenza, e quando il Comune lo scoprì… All’epoca c’era una guerra fra i due fronti della Dc, c’era il gruppo Cianfrocca-Bellincampi e il gruppo di Silvio Tagliaferri che è stato il mio maestro politico…

Chiaramente, essendo io legato a Silvio Tagliaferri cominciarono dei problemi… Fecero ostruzionismo su questa attività che avevo rilevato in maniera del tutto regolare, legittima, con atto notarile. Dissi, ancora oggi mi ricordo, a Luciano Bellincampi che era sindaco: ‘Allora sai cosa c’è? Che alle prossime elezioni mi candido anch’io e tu non farai più il sindaco”.

Iannarilli con Vincenzo Piso
Lo fece?

E certo. Nel 1990 presentai la mia prima candidatura, spaccando la DC. All’epoca il gruppo di Cianfrocca fece la lista civica Torre Alata. Allora io e Tagliaferri ci rivolgemmo a Franco Evangelisti”.

Quello di ‘A Frà che te serve?’

Lui. Ricordo che chiamò davanti a noi Giulio Andreotti per domandare: ‘a chi diamo i simboli, a questo ragazzo, a Tagliaferri o ad altri?‘. E Andreotti gli disse di dare il simbolo a noi. Da lì, nel 1990 facemmo la lista della Democrazia Cristiana con cui noi prendemmo dieci consiglieri comunali e dieci li prese la Torre Alata. Eleggemmo sindaco Silvio Tagliaferri e varammo un governo esacolore: tutti i Partiti dell’arco costituzionale contro la Torre Alata. Lì iniziò il mio percorso…

Anno Domini 1990: sta per cominciare il crollo della Democrazia Cristiana. Di lì a poco appare sulla scena un imprenditore milanese, Silvio Berlusconi, con questo Partito dal nome improbabile all’epoca, Forza Italia. Antonello Iannarilli fiuta subito che quella è la strada giusta. Come lo capì?

Io nel ’92 uscii dalla DC e alle elezioni successive facemmo la lista civica Alatri Futura con la buonanima di Gianni Astrei. Fui il primo eletto. facemmo un po’ di opposizione. Poi entrai in maggioranza e successivamente ricadde l’amministrazione perché non avevamo i numeri. Nel novembre – dicembre ’93, presso la villa del dottor Tanzi in zona Aeroporto a Frosinone, con altri amici socialisti fui chiamato a costituire il primo club di Forza Italia, quello fu il primo passo”.

L’impatto iniziale fu un po’ particolare, perché trovai anche ‘vecchi volponi’ della politica in quella piccola costituzione che facemmo all’epoca… Comunque aderii a questo club”.

Quando a febbraio Berlusconi fece la prima convention all’Eur, il mio club non era stato ancora ‘omologato’. Io ci andai ma non avendo ancora l’omologazione non potevo entrare a seguire i lavori. Capii com’era il meccanismo di accreditamento: chiunque arrivava diceva il nome, le hostess verificavano che fosse in elenco. Sbirciai su quell’elenco e vidi quale fosse un nome che non era stato barrato, tornai dopo 10 minuti e dissi tipo ‘Il Club di Alessio Porcu’… era in elenco ed entrai a questa prima convention di Forza Italia”

Tutti restammo colpiti da questo imprenditore che era sceso in politica. E da lì iniziò la mia avventura“.

Un’avventura che cominciò per via di una sconfitta: come andò?

Esatto. Io nel ’93/’94 feci questa adesione a Forza Italia. All’epoca c’erano le elezioni nazionali: io provai a proporre la mia candidatura al Parlamento. Mi fu detto: ‘Mi spiace, ma il collegio di Alatri è già definito con un consigliere regionale di Alleanza Nazionale, che era l’onorevole Oreste Tofani, che purtroppo oggi non è più fra noi”.

Il senatore Oreste Tofani

Il paragone tra me e lui all’epoca era improponibile: Tofani aveva una storia politica lunghissima alle spalle, mentre io muovevo appena i primi passi. Era chiaro che non avessi alcuna possibilità contro di lui: le porte per una mia candidatura erano chiuse. Decisi allora di candidarmi come sindaco.

Facemmo una bella campagna elettorale ed arrivammo al ballottaggio contro il centrosinistra. All’epoca Alleanza Nazionale nel ballottaggio la ebbi contro: non volli fare l’apparentamento; ero abbastanza giovane. Però non ero stato ‘buono’ fino a prima del ballottaggio, non capivo perché all’improvviso dovesse cambiare tutto e imbarcarmi quelli che fino ad un attimo prima mi erano stati contro. E poi in quell’apparentamento ci sarebbe stato anche Cianfrocca, persona con la quale non volevo avere a che fare. Quindi io decisi: ‘O la va o la spacca, o vinco da solo oppure non vinco’.

Fortuna volle che perdessi le elezioni. Tutta colpa di 44 voti nell’ultima sezione. Consentirono di ribaltare il risultato: io stavo mi sembra 22 voti avanti e quando uscirono i risultati della sezione della Fiura io ero circa 60 voti sotto…”

È vero che i festeggiamenti per la vittoria di Iannarilli erano già iniziati, perché nessuno si aspettava quei 44 voti di differenza?

Si, degli amici andarono già a festeggiare, io chiaramente con un po’ di prudenza dissi ‘aspettiamo’ perché alle ultime sezioni non ce la stavamo giocando per così tanti voti. Invece l’ultima sezione segnò la mia sconfitta come sindaco di Alatri… Ma l’avvio di un percorso lunghissimo e pieno di soddisfazioni

A quel punto decide: ‘Vabbè, ma fra qualche mese ci sono le Regionali… mi trovo la campagna che è stata fatta…

Diciamo che… uno che correva in macchina sa che le sconfitte ci stanno no? Si vince e si perde… Certo fu una bella botta. Alle Regionali fui candidato nella lista in cui c’era in quota CDU (i Cristiano-Democratici Uniti di Clemente Mastella) Fernando D’Amata. Ebbi un po’ di preoccupazione, perché D’Amata era assessore regionale alla Sanità uscente, aveva un peso politico importante,

Fernando D’Amata

Affrontai questa campagna elettorale con molta timidezza, perché partivo da consigliere comunale di Alatri contro persone che avevano un peso politico imporrante. E invece fortuna volle che sia andata in maniera diversa. Fernando nel corso dello spoglio calcolava di avere un migliaio di voti in più, era convinto di avercela fatta. Ma non aveva ancora il dato di Alatri, che io avevo tenuto nascosto, Proprio da Alatri ci fu il risultato che ribaltò tutto: 5.110 preferenze in città per me. Chiaramente uscimmo poi con un risultato finale di 11mila e rotte preferenze io e 5mila e qualcosa Fernando D’Amata…

Fu il Consigliere regionale del Lazio con il maggior numero di preferenze…

Il più votato, dati alla mano, di tutta la Regione Lazio. Tanto per fare un paragone: la Francesca Marasco, quella ragazza che se la prese con Scalfaro quando il Presidente della Repubblica andò a fare visita all’Università, lei era portata da Comunione e Liberazione, prese 10mila preferenze, circa 9mila le prese Marco Verzaschi, circa 8mila Simeone, io fui il primo nel Lazio...”

A quell’elezione ne seguirà un’altra sempre in Regione Lazio, la nomina ad assessore regionale, poi deputato due volte, poi Presidente della Provincia, il primo di centrodestra a Frosinone… Qual è l’incarico che ha dato più soddisfazione?

Bèh, per quanto riguarda la soddisfazione amministrativa non posso non confermare la Regione Lazio…

Anche più di Presidente della Provincia?

Il ruolo di Presidente della Provincia è stato una bella vittoria, quello di Assessore Regionale è stato una soddisfazione per l’attività amministrativa svolta: ancora oggi, dopo ben 19 anni, dovunque vada a parlare, con gli agricoltori o negli uffici, tutti si ricordano il risultato economico che raggiungemmo. Erogammo tutti i contributi europei a progetti validi e duraturi, non perdemmo un centesimo di fondi Ue e anzi ottenemmo come premio un altra quota del 40% con i fondi che le altre Regioni non avevano speso.

Valorizzammo il vino del Lazio, gli demmo un peso nazionale. Era una missione che coinvolgeva in modo totale: ricorderai che non andavamo a cena in un ristorante che non avesse il vino del Lazio… A livello amministrativo la più grande soddisfazione è stata quella della Regione Lazio.

Iannarilli Presidente della Provincia

A livello di vittoria in campagna elettorale la più bella è stata quella della Provincia, tu ricorderai la soddisfazione: in quel frangente c’era addirittura una parte del Centrodestra (il CCD il Centro Cristiano Democratico di Pierferdinando Casini) che ci stava contro. Fu una campagna elettorale entusiasmante perché mi davano per sconfitto.

Ricordo ancora il manifesto del mio avversario Gianfranco Schietroma al ballottaggio: aveva fatto la somma dei voti di Marzi e dei suoi, facendo notare che io con il solo voto del centrodestra stavo sotto di 4/5 punti. Quella è stata una vittoria personale, una vittoria importante…

Certo, poi il risultato della gestione deve tenere conto del fatto che governammo soli 4 anni, con il cambiamento delle Province… È stata una situazione abbastanza critica, però ho avuto anche lì grandi soddisfazioni. Non posso dimenticare la battaglia contro Acea, anche se qualcuno dice che è stata colpa mia, di quella battaglia, il fatto che le bollette siano aumentate come sono“.

Silvio Berlusconi sta sbagliando?

Ha fatto molti errori. Secondo me Silvio Berlusconi ha fatto l’errore più grosso nel non organizzare meglio il Partito, a non indicare un Segretario politico. Anche se non possiamo dimenticare che ha provato a nominare un suo sostituto, indicando Angelino Alfano che poi lo ha tradito palesemente in Senato quando cambiò direttamente casacca e passò con un governo di centro sinistra. Berlusconi ha sbagliato perché lui doveva rimanere il ‘padre-nobile’

Iannarilli perché se n’è andato da Forza Italia dopo 25 anni? Aveva detto che sarebbe rimasto fino all’ultimo giorno, finché c’era Berlusconi…
Iannarilli e Alfredo Pallone

Io sono rimasto fino all’ultimo giorno e credo che chi ci capisce o vive la politica sappia. Diciamo che… la mia criticità in Forza Italia nasce quando io divento Presidente della Provincia, da lì nascono le mie difficoltà nel Partito: forse qualcuno aveva fatto qualche accordo con altri esponenti politici ricevendo la promessa della candidatura a presidente… Io mi sono imposto, ‘o è così o mi candido lo stesso‘, e lì forse ho rotto degli equilibri.

Anche sul discorso di Acea io mi sono imposto, imponendo al Partito che non si facessero accordi in grado di danneggiare i cittadini della provincia.

Quindi mi sono trovato a ricandidarmi nel 2013 alle Regionali, prendendo 12.500 voti che non erano pochi. Nonostante quei voti sono arrivato secondo. E da quel momento mi sono ritrovato ad essere completamente escluso dalla vita del Partito. Dimenticato. Nemmeno una telefonata per dirmi ‘bèh, comunque hai fatto un buon risultato. Perché poi chi viene eletto deve sapere che raggiunge quel risultato anche grazie ai secondi, terzi, quarti e quinti che hanno portato il consenso.

Io a quel punto non ho chiesto una poltrona al Partito: non avevo bisogno di uno stipendio, come tutti sanno ho le mie attività. Chiedevo soltanto di rientrare in politica con un ruolo. Volevo semplicemente un ruolo. Per 4/5 anni questo non è successo. Poi c’è stato lo scandalo in Regione, la caduta di Renata Polverini e del centrodestra, tanti fatti abbastanza gravi… Ho aspettato…

Mettiamo nomi e cognomi: in quelle elezioni regionali vince Mario Abbruzzese, dal giorno dopo Antonello Iannarilli non viene chiamato nei convegni organizzati da Forza Italia… Il nome di Antonello Iannarilli non è sopra i manifesti quando vengono organizzate le riunioni. Il telefono di Iannarilli non squilla, gli amici di Iannarilli vengono allontanati…

Non squilla nel senso che non vengo chiamato da quelli di Forza Italia ma fortunatamente continuavano a chiamarmi altri… Si arrivò all’assurdo che dopo il caso Fiorito venni nominato Commissario del PdL in provincia di Frosinone, convocai la prima riunione da Commissario e… ci fu chi organizzò in contemporanea un’altra riunione al Cesari. Fu organizzata dall’attuale sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani che unitamente a Mario Abbruzzese non si presentò alla mia riunione ufficiale di Partito.

Quindi c’è stata un’azione per cercare di indebolirmi, perché sapevano che comunque ero un nome spendibile. Chiaramente, come uomo di Partito, sono stato in silenzio… si, qualche dichiarazione sulla stampa ricordo di averla fatta ma non più di tanto. Questo perché speravo di tornare, di avere una opportunità di candidatura alle Regionali che si dovevano tenere dopo la caduta di Polverini…

Iannarilli a Montecitorio
In effetti venne candidato ma si ritrovò in una trappola.

Io faccio un accordo con Antonio Tajani, Alfredo Pallone e Mario Abbruzzese a Fiuggi. Ricordiamoci che si usciva da uno scandalo in Regione per cui il messaggio di tutti i Partiti era che alle Regionali successive non si dovevano candidare quelli che erano stati eletti nella tornata precedente…

Infatti il centrosinistra di Nicola Zingaretti non candidò nessuno degli uscenti, nonostante nessuno di loro fosse stato all’epoca inquisito: Francesco Scalia viene mandato al Senato, così come Bruno Astorre e Claudio Moscardelli….

L’accordo fra i vertici di Forza Italia era quello: non si dovevano candidare gli uscenti della Regione Lazio. A me si propone di tornare in Parlamento. Ma c’è il problema degli uscenti: Abbruzzese non poteva essere ripresentato in Regione dove era appena stato Presidente del Consiglio con Polverini.

Allora si fa l’accordo fra i quattro nomi che ho appena elencato e che ripeto – Pallone, Abbruzzese, Tajani e Iannarilli – e si dice: ‘Ok, Mario va in Parlamento e Iannarilli alla Regione‘. A quel punto io non ho insistito per essere candidato in Parlamento ed ho preparato la lista per candidarmi alla Regione. Il venerdì sera, prima del deposito della lista, mi arriva una telefonata da Maurizio Lupi, che all’epoca era il Responsabile Organizzativo di Forza Italia. Mi dice: ‘Sono cambiati i giochi, Abbruzzese va candidato‘. Al che io: ‘Potevate dirlo prima‘. È chiaro che un Presidente del Consiglio Regionale uscente contro uno che era stato messo ai margini per tre anni… aveva insomma delle carte migliori delle mie da poter giocare. A saperlo prima, mi sarei candidato alla Camera.

A quel punto l’hanno usata solo per portare voti e far scattare il quorum, una trappola…

Io anche a quel punto sono stato ligio al Partito. Ricordiamo che per il deposito delle candidature la firma l’avevo io ed avrei potuto fare qualsiasi cosa, che non ho fatto. Ho inserito Mario Abbruzzese come candidato al Consiglio Regionale, ma non era questo l’accordo.

Successivamente i risultati danno vincente Mario Abbruzzese, io arrivo secondo. Comunque sto in silenzio, non è che ho fatto il matto minacciando di andarmene… sono rimasto dentro al Partito. Ho visto che non mi si dava spazio però mi sono rimesso lo stesso a lavorare, non ho chiesto né mendicato nulla al Partito.

Continua l’isolamento che è un segnale politico.
Iannarilli tajani e Abbruzzese

Esatto, questo è quello che è successo. Quindi quando mi sono accorto che non c’era la possibilità di confrontarmi con persone che forse dovevano ragionare in maniera diversa e cercare di includere – cosa che ad esempio ha fatto il Partito Democratico con De Angelis… De Angelis esce dal Parlamento Europeo e loro gli hanno dato un ruolo perché sapevano chi era e che peso politico aveva. Invece da Forza Italia era stato deciso di escludermi, scelta avallata da Antonio Tajani, perché non posso pensare diversamente…

Ma non è che funziona proprio così in Forza Italia? Perché la stessa esperienza l’ha fatta Gianluca Quadrini alle scorse Regionali…

Diciamo che non funzionava così finché c’ero io, perché io ricordo che quando sono stato coordinatore ho avuto un peso politico sul Partito ed ho sempre incluso… Nelle candidature, quando si fanno le campagne elettorali, bisogna mettere più persone che hanno consenso se si vogliono ottenere dei risultati e se si vuole raggiungere dei quorum. Io non ho fatto mai una politica di esclusione.

Mi sono trovato in quel momento una politica di esclusione, però ci sta, purtroppo non puoi fare nulla. Io sono rimasto in silenzio perché tanto alla fine, mi son detto, questo modo di fare prima o poi lo pagheranno. Se tu escludi oggi Alessio, poi Antonello, Giovanni e Nicola poi i risultati chiaramente non arrivano. Infatti abbiamo visto dove siamo precipitati in pochi anni: dalla candidatura di Antonio Pompeo a Presidente della Provincia appoggiata da Forza Italia nonostante fosse un esponente del Pd. Io ero contrario, ricordi perfettamente la mia battaglia…

E quando Mario Abbruzzese ha perso le elezioni a Cassino è stato contento?

Insomma, non posso mentire, no, non posso mentire: sono stato molto contento“.

Anche quando gli hanno tolto la Presidenza del Cosilam?

Si, perché chiaramente, quando nella vita si è scorretti… come si dice ‘chi di spada colpisce di spada perisce’. Perché dico questo? Perché io con Mario Abbruzzese, prima delle ultime elezioni ho fatto un incontro. Gli ho detto: ‘Guarda – l’errore che si fa sempre e di pensare di potersi prendere tutto – noi siamo due componenti, una è forte al nord, l’altra è forte al sud. Ora, tu ti candidi o al Parlamento o alla Regione, o viceversa, decisi tu…‘”.

Questo in quale occasione?

Alle ultime, quelle del 2018. Ci siamo incontrati all’ex Tre Stelle, ricordo anche il luogo. Lui disse. ‘No, non è possibile un accordo. Ormai ho scelto di candidare alla regione Pasquale Ciacciarelli. Quindi disse che non poteva tornare indietro. Io risposi: ‘Guarda che questa situazione sicuramente creerà del bene, però sai cosa c’è, hai deciso, ognuno per la sua strada’.

È chiaro che quando poi Mario non è stato eletto alla Camera perché gli sono mancati dei voti, la colpa è stata solo la sua perché se avesse fatto come dicevo io lui oggi sarebbe Deputato e io Consigliere Regionale.

Non solo. Ha fatto anche un altro errore grave: lo so perché sono stato da Claudio Fazzone che me lo ha fatto capire chiaramente, Mario non ha voluto la candidatura di Quadrini; disse che Quadrini doveva stare fuori, chiaramente è stato un altro che gli ha fatto mancare i voti con i quali oggi invece Mario sarebbe deputato “.

Quindi fu Abbruzzese a non volere Quadrini, non certo Fazzone…

Certo, al 100%,.

E questo era il 2018. Ci ha appena detto un particolare: ‘Io quando voglio vincere le elezioni so che bisogna partire 8/10 mesi prima’. Adesso – dico io la malignità – è partito due anni prima: qui vuole stravincere adesso.

No, io voglio fare...”

…Perché è partito, è vero che è partito per la campagna elettorale delle prossime Regionali ?

“Si, sono partito, è vero…”

Lei si vuole candidare alle Regionali.
Iannarilli con Giorgia Meloni

Certo. Io sono entrato in Fratelli d’Italia e non ho chiesto un posto al sole. Una candidatura alle Regionali non è un posto al sole, perché bisogna avere i consensi, bisogna correre. Certo che dopo cinque o sei anni che ho staccato la spina dal territorio bisogna che ricostruisca il contatto diretto con gli elettori, che ricominci a trovare i miei riferimenti. Anche perché come credo, le persone come me, come Alessia Savo, persone che hanno fatto politica in un certo modo e che sono uscite pulite dalla stessa senza avere creato mai nemmeno un dubbio sull’attività amministrativa svolta, credo che in questo momento siano la risposta giusta al vuoto che abbiamo davanti agli occhi. Siamo rappresentati – faccio il paragone di Paragone – siamo rappresentati dal nulla…

Mi sta facendo il nome di Alessia Savo non a caso immagino, vi candidate tutti e due?

Esatto, non a caso...

… Farete il tandem?

Bèh si, l’hai scritto già. Conoscete benissimo anche il percorso di Alessia, che per un Partito prende 4000 voti, è la più votata nel Lazio, però sfortunatamente per lei non scatta il seggio alla Lega in provincia di Frosinone. E subito dopo le elezioni Regionali ad Alessia è successo un po’ quello che è successo a me con Forza Italia: viene completamente messa da parte. Addirittura nel Comitato provinciale che venne nominato c’erano personaggi stranissimi, ma chi aveva preso 4000 voti no. Parlo della Lega eh?”.

Ognuno poi fa quel che vuole. Alessia, da quello che so ha tentato di avere degli approcci a livello nazionale con la Lega per far capire cosa stava accadendo in provincia di Frosinone. Ma viene messa alla porta, nel senso di ‘stai fuori’. Evidentemente perché aveva preso talmente tanti voti da poter dare forse fastidio a qualcuno.

Quindi a quel punto io la cerco… ci confrontiamo su quello che poteva essere il nostro ingresso in un altro Partito e scegliamo di entrare in un partito in cui, quando siamo entrati, stava al 4,5%”.

Si è vociferato di un suo avvicinamento alla Lega

Se avessi insistito io potevo entrare nella Lega. Sono stato anche chiamato. Mi contattavano chiaramente quando hanno saputo che stavo uscendo da Forza Italia…”.

Chi l’ha chiamata?

L’unico partito che non mi ha chiamato è stato Forza Italia. Cioè, dopo la mia dichiarazione con cui tu annunciasti che stavo per uscire da Forza Italia, nessuno mi ha chiamato. Quando scrivesti quelle cose io non avevo ancora scelto in maniera definitiva. L’ho fatto il 27 settembre 2018. Speravo anche in una telefonata di qualcuno del Partito, ma…

Antonio Tajani
Non è arrivata…

No, non mi è arrivata. Poi, dopo tre mesi capisco che la storia con Forza Italia è chiusa e avevo dei contatti, gente che mi chiamava e mi chiedeva: ‘Che fai? Vuoi passare, vuoi vedere?’. Vado dunque, non lo nego, ad un incontro con la Lega. Tuttavia l’approccio è stato negativo, soprattutto di fronte alla mia richiesta, credo legittima, di incontrare Salvini a cui mi venne risposto che non era possibile ‘perché non possiamo far perdere tempo a Salvini per fare un’operazione del genere’. A quel punto…

Quando ha chiesto la stessa cosa a Fratelli d’Italia, ha chiesto cioè di parlare con Giorgia Meloni che hanno detto?

Io Giorgia Meloni l’ho già incontrata quattro volte, quattro volte, si. Mi conosce bene, forse Salvini non mi conosceva, o chi ha chiesto l’appuntamento non sapeva chi era Iannarilli. Deciso di passare con Fratelli d’Italia seguendo Alfredo Antoniozzi: io sono entrato in FdI con l’area moderata, l’area di centro. Antoniozzi mi chiama, mi parla di questo progetto politico di apertura di Meloni e dice: ‘Guarda, se vuoi domani o dopodomani fisso un appuntamento e vai a parlare con la Meloni‘”.

Cosa pensa oggi di Antonio Tajani?

E’ stata una persona con cui ho fatto tante cose, non posso rinnegare il mio passato. Ha fatto tantissimi errori, specialmente nell’ultima fase di gestione del Partito. Non ho nulla da recriminare. Forse poteva impegnarsi un po’ di più al livello del Lazio, perché in passato lui nel Lazio era un peso forte, aveva riferimenti importanti da tutta la regione, ha lasciato andare ed ha fatto scelte sbagliate“.

Cosa pensa di Claudio Fazzone?
Claudio Fazzone. Foto © Imagoeconomica / Stefano Carofei

Claudio Fazzone l’ho portato io in Forza Italia. Fu dopo un incontro alle Tre Stelle, un incontro con Antonio Tajani perché il compianto onorevole Stefano Zappalà non lo voleva fare entrare, aveva messo il veto ad entrare in Forza Italia....

Fazzone era capo scorta del senatore Nicola Mancino, che chiama un altra persona che non c’è più, Achille Pagliuca, e fissiamo la cena al Tre Stelle per far incontrare Tajani e Fazzone e decidere l’ingresso in Forza Italia.

La sola cosa che io rimprovero a Fazzone è che non ha difeso chi ha fondato il Partito, perché a differenza di tanti altri io ho fondato il Partito a Frosinone, e forse qualcuno che nel Partito contava avrebbe dovuto trovare anche 10 minuti di tempo per riflettere su cosa si stesse facendo nei confronti di Iannarilli. Questo non è stato fatto ma… sai, nella vita cambiare poi va anche bene. Però nessuno mi può rimproverare di avere cambiato…

Cosa pensa invece di Nicola Ottaviani?

Nulla. Nulla perché Nicola Ottaviani non so se sta nella Lega, forse si, forse no, non si capisce. Nemmeno lui da che parte stia. Fra due anni finirà il suo mandato, spero che possa trovare una candidatura nella Lega, un suo percorso, però niente di che… Anche con Nicola, a livello politico e non personale, ci sono stati insomma dei momenti in cui non ci siamo più presi“.

Ha creato la fortuna di tante persone. Adriano Roma fu consigliere regionale del Lazio e coordinatore vicario del partito…

Mah, se mi metto a scrivere un libro finiscono le pagine, da tante persone che per vari motivi – avranno ragione loro, sicuramente la colpa sarà stata mia, non voglio dare colpe ad altri – secondo me hanno fatto degli errori. Perché anche Adriano, se fosse stato più lineare all’inizio…

Lei di errori ne ha fatti?

Ma certo, tantissimi“.

Giuseppe Patrizi
Qual è quello più grosso?

Aver dato fiducia a troppe persone. Come tu ben sai io sono una persona che dà fiducia quasi subito, cioè io credo nella correttezza nei rapporti e invece così non è… e con tantissime persone ho ‘toppato’ in maniera… Non ultima quella che tu ricorderai perfettamente – una cosa che proprio non mi perdonerò mai – quella di aver nominato il vice presidente della Provincia Giuseppe Patrizi; quella è una cosa che non mi perdonerò mai nella vita, però è (stato) un errore madornale…

Errore politico…

Io dico umano…

Anche umano?

Eh, anche umano, anche umano… quello è stato uno dei miei più grandi errori“.

Alle Comunali di Alatri chi porterà?

Chi sarà il candidato del centro destra“.

E se il centro destra non dovesse presentare un candidato unitario?

Io sono sicuramente dalla parte dei Partiti, cioè io faccio parte di un Partito, sono entrato correttamente in un Partito

Andrà a fare il tour per incontrare tutti, nessuno escluso?

Ripartiremo verso la primavera con il camper“.