Internazionale: protagonisti della settimana XXVIII nel mondo

Internazionale. I protagonisti della settimana sulle pagine degli Esteri. Per capire meglio cosa accade nel mondo

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Internazionale. I protagonisti della settimana sulle pagine degli Esteri. Per capire meglio cosa accade nel mondo

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LE AUBUELAS DI PLAZA DE MAYO

Le Madri di Plaza de Majo (Foto: AHLN / Flickr)

E se proprio ti arriva fra capo e collo una pandemia allora usiamo quel che facciamo contro di lei per portare risultati a quel che facciamo per noi. Se le Madri di Plaza De Mayo fossero state donnine da slogan invece che solide donne di azione probabilmente avrebbero scritto questo, sui loro cartelli. Ma loro, che oggi sono le abuelas, le nonne argentine che furono madri e che da 40 anni sono a caccia delle loro discendenze sperse, erano persone spicce e non hanno mai avuto tempo per compiacersi degli slogan.

Non ce lo avevano loro e non ce l’hanno le loro eredi. Eredi come Belen Altamiranda Taranto, che ha appena ritrovato il ragazzo numero 88 fra le migliaia scomparsi fra il 1976 ed il 1983 in Argentina e lo ha fatto “grazie” al Covid.

Meme utile per tenere la rotta: con il suo processo di riorganizzazione nazionale la dittatura di Rafael Videla aveva trovato un modo efficace per tenersi in piedi senza le fastidiose noie del dissenso: arrestava migliaia di oppositori, li ammucchiava in centri di contenimento, poi li uccideva e assegnava i loro figli a nuove famiglie di ceppo politico gradito al regime. In buona sostanza l’Argentina è piena di 40enni le ossa dei cui veri genitori desaparecidos calcinano in fattorie e campi che furono per loro prigione e tomba. E le nonne di Plaza De Mayo quei nipoti li cercano da decenni con un’associazione che è stata candidata due volte al Nobel per la Pace. 

Il metodo principe per individuare i nipoti dispersi è quello del dna, e proprio in queste settimane un aiuto insperato lo sta dando la campagna di vaccinazione contro il Covid. Come? Dato che proprio in questi giorni il Paese sta vaccinando i 40-45enni l’associazione ha chiesto a tutti di pubblicare le foto della loro vaccinazione sui social con l’hashtag #UnaDosisDeIdentidad (One Dose of Identity). 

Nei post si invita anche chi abbia dubbi sulla propria identità a rivolgersi all’organizzazione per risalire ai suoi veri genitori. Senza fronzoli: sta funzionando. 

L’ultimo in ordine di tempo a scoprire chi è e di chi è figlio si chiama Leonardo Fossati e la sua storia l’ha raccontata al Al Jazeera. Perché se da una lotta per tenere in vita l’uomo come specie nasce una battaglia per tenere viva l’umanità come condizione allora non sconfiggi solo il virus che ti sfascia i polmoni oggi, ma anche quello che ti ha morso il cuore. E che lo ha fatto quando alcuni uomini il cuore si dimenticarono di averlo in petto. 

La variante buona.

ELISA LONCON

Elisa Loncon

Sembrava una barzelletta di quelle che non fanno ridere eppure è vero: il Cile ha una Costituzione redatta ai tempi di uno che sulla Costituzione ci ballava il tacco e punta. Spieghiamola: nel 1980 Augusto Pinochet, non esattamente Tomas Jefferson dunque, affida al professor Jaime Guzman il compito di redigere alcune norme transitorie della Costituzione cilena appena approvata con un referendum in punta di mitra.

Piccolo florilegio di quelle norme di democrazia assoluta: Pinochet ritorna sempre ad essere Presidente, nel 1988 facciamo un plebiscito per confermarlo Guida Illuminata, alla parola “democrazia” va unito il termine “protetta” e il capo delle forze armate deve sempre essere Pinochet, roba che Atene scansati insomma. 

Balzo a canguro in avanti e arriviamo al 2019: qualcuno si accorge che avere una Costituzione redatta a misura di scarpone per un tiranno assassino non è il top, né in punto di etica men che mai in punto di diritto, perché il mondo è ancora oggi pieno di Pinochet in agguato. Perciò si va prima di proteste di piazza, proteste accesissime, poi di referendum. E il 78,12% dei cileni alla domanda “Quiere usted una Nueva Constitución?” risponde con un entusiastico “Apruebro“. La cosa si fa, si cambia il papello. 

Nei due anni trascorsi da quando il Cile si è rimesso in asse con la democrazia sono successe cose planetarie, cose come il covid, che però l’anno scorso non aveva impedito ai cileni di scendere in piazza (e di infettarsi come se non ci fosse un domani), stavolta per festeggiare a Santiago la formazione dell’Assemblea Costituente, dell’organo cioè che avrà il compito di redigere la nuova Magna Carta del paese. Paese che aveva bisogno forse più di tutti di una rappresentatività trasversale per gli architetti della nuova impalcatura democratica. 

Ecco perché quando pochi giorni fa Elisa Loncon è stata chiamata a far parte di quel consesso nobilissimo il Paese ha dato un colpo di spugna definitivo ai suoi fantasmi in alamari. Perché? Perché è la prima Madre Fondatrice in assoluto del mondo moderno, è docente di Diritto, è attivista per i diritti all’educazione ed è una Mapuche, cioè un’india di quel popolo che più di tutti venne brutalizzato dalla Dina di Pinochet con fucilazioni, deportazioni e sistematico azzeramento della sua identità.

Loncon, che ha 58 anni, è stata scelta da 96 dei 155 delegati incaricati di individuare i Padri Costituenti e di essi solo 17 erano indios, il che significa che il Cile riconosce la sua identità recondita a prescindere dalle origini di chi è chiamato a farlo

A Reuters Loncon ha detto: “Sono grata per il sostegno delle diverse coalizioni che hanno riposto la loro fiducia e i loro sogni nelle mani della nazione Mapuche“, e lo ha detto durante una gioiosa manifestazione a Santiago nella stessa piazza da cui erano partite le proteste per cambiare la Costituzione.

Il nome di quella piazza? Piazza Italia. E se non sono segni del destino questi…

Augusto suca.

FLOP

WOJCJIECH POLAK

Il cardinale primate Wojciech Polak (Foto Enstropia)

È arcivescovo e primate di Polonia, perciò ha un ruolo che non gli consente deroghe dalla tempestività che gli altissimi prelati dovrebbero mettere a servizio delle grandi questioni etiche. O che non avrebbe dovuto consentirgliene, a fare le pulci a quello che sta succedendo in questi giorni nel Paese che ha dato al mondo uno dei dieci papi-pilastro della storia.

Cominciamo col dire che lui, Wojciech Polak, comunque si è scusato. Per cosa? Per gli abusi sessuali da parte del clero polacco contro 368 persone che fra il 2018 ed il 2020 avevano trovato il coraggio di denunciare quello che si erano portate chiuso in petto per decenni. Già, perché quegli abusi riguardano gli anni dal 1958 al 1960, cioè gli anni in cui le vittime erano per la più parte ragazzini di età inferiore ai 15 anni. 

Perché il curiosissimo New York Times batte molto su quell’età, cioè 15 anni? Perché in Polonia è quella lo spartiacque legale fra la facoltà di acconsentire coscientemente ad un rapporto e il doverlo subire. Insomma, abbiamo una fetta sporcacciona ed esecrabile della chiesa che anche in Polonia pesca nel torbido dei suoi istinti, decine decine di uomini e donne che da bambini di quel torbido sono stati balocco e un “generale” della Chiesa che ha preso atto dello sconcio e ha chiesto scusa.

Nei limiti dell’orrore che di quei fatti fu genesi, roba che neanche il Diritto cancellerà dagli animi delle vittime, pare tutto a posto insomma. 

C’è solo un particolare, piccolo piccolo: è del 2015 il deposito degli esiti dell’indagine interna della Chiesa su quei fatti. Ed è del 2014 la designazione di sua eminenza a primate di Polonia. Perciò l’idea di spandere al mondo il sugo zuccherino delle scuse nel 2021 pare tempestiva come il tovagliolo dopo che l’amatriciana ha già fatto scempio della camicia bianca.

Vero è che nel 2019 la chiesa polacca aveva svelato ad alcuni esponenti del governo che altri 382 membri del clero erano stati accusati di aver abusato sessualmente di 625 bambini tra il 1990 e il 2018, ma è incontestabile che le scuse siano comunque tardive e che di altro scandalo si tratta. Roba che magari fa massa critica nel cucuzzaro del pentimento ex post ma che ha prodotto la “fissione” delle scuse in ritardo colposo

Nella risicata ma non inesistente iconografia satirica del Medio Evo i vescovi troppo attaccati alla pervicace custodia del potere venivano raffigurati come scimmie, e se sei primate di chiesa e non vuoi addosso i panni del primate di foresta certe cose le dovevi dire prima, meglio e a tutti.

La tocca malissimo.

I TIFOSI INGLESI

Stadio vuoto con pallone

Noi ci scherziamo, ma a volte la storiella social del girare nudi a caccia di marmotte quando noi già si accoltellava gloriosamente un Giulio Cesare pare presa paro paro da una realtà in cui iperbole e celia sembrano inutili. Inutili perché ci sono momenti esatti della storia in cui l’Inghilterra dà il peggio di sé con quell’inspiegabile compiacimento che pare suggerire come ad Albione tutto sommato il peggio piaccia

E cosa c’è di peggio, oltre che guidare a sinistra ovviamente, che dare della “scimmia” e dello “sporco negro” ad un 19enne che ha sbagliato un rigore alla finale degli Europei di Wembley?

Eppure è successo, è successo a quel povero cristo poco più che adolescente di Saka ed ai suoi due colleghi di errore dagli 11 Rashford e Sancho

Ora, dato al cielo l’amen per la scoppola sublime che i figli di Gran Britannia hanno preso sul campo dai Mancini boys, sarebbe fin troppo facile cadere nel luogocomunismo sciatto. Quello facilone per cui in un certo contesto un po’ di rabbia tamarra ci sta e “chiedete scusa e non fatelo più cattivoni“. 

Ma sarebbe l’errore più grave di tutti, perché la storia ce lo ha insegnato a capocciate: il razzismo non si alimenta mai con i grandi assiomi concettuali, ma prende concime proprio in una quotidianità permissiva e relativante, melina infida in cui l’orrore assoluto mette i panni dell’errore sanabile e prende la cittadinanza blanda dell’abitudine. Perciò i cari tifosi inglesi che hanno sommerso di insulti i loro ex beniamini e che li avrebbero osannati come divinità nilotiche se avessero preso lo specchio della porta non meritano nulla. Nulla se non il cartellino rosso di tutte le società civili del pianeta. 

Quello e il cazziatone maiuscolo che la Federcalcio britannica ha fatto a loro e ad un governo che non ha messo briglia alle loro scalmane. “Continueremo a fare tutto il possibile per eliminare la discriminazione dal calcio ma imploriamo il governo di agire rapidamente e di introdurre la legislazione appropriata in modo che questi abusi abbiano conseguenze nella vita reale“. 

Perché tutto sommato perdere sul campo ci sta, specie se a dartele è l’Italiona di Chiello, Gigio & co., ma perdere fuori dal rettangolo di gioco è cosa da sfigati, sfigati come voi siete, guys.

AcCoppa il razzismo.