Top & Flop * Lunedì 16 settembre 2019

Top & Flop. Ogni notte, i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende l’indomani.

TOP 

ROBERTA LOMBARDI

Nella seduta odierna del consiglio regionale del Lazio ha letteralmente giganteggiato, coprendo da sola tutti i fronti. Ha aperto alla possibilità di un accordo con il Partito Democratico, nel solco dell’identità del Movimento Cinque Stelle. (Leggi qui Lombardi e Leodori: prove di giunta M5S-Pd in Regione Lazio)

Roberta Lombardi

Ha detto: «Cari colleghi del Centrodestra: la maggioranza, Zingaretti ce l’ha già. E gliel’avete data voi: perché lo reggono due consiglieri di centrodestra; la maggioranza gliel’avete conferita voi quando avete sabotato la mozione di sfiducia dello scorso dicembre con assenze programmate». Ha messo alla luce del sole la collaborazione con il Pd. A partire dai giorni immediatamente successivi alle elezioni vinte da Zingaretti ma senza ottenere una maggioranza dalle urne. «È vero. A quel punto abbiamo giocato strategicamente le nostre carte. Ma lo abbiamo fatto in maniera trasparente ed alla luce del sole. Abbiamo sempre detto a tutti, se vogliamo discutere di quella parte dei nostri programmi che sono affini, noi siamo pronti. E così è stato fino ad oggi».

Cattiva, determinata, concentrata: quella dello streaming con Pierluigi Bersani ed Enrico Letta. Maestosa.

DANIELE LEODORI

Con lui Nicola Zingaretti ha messo in banca la tenuta politica della Regione Lazio. Il vicepresidente si muove con una  padronanza dell’aula perfetta. Danza da un argomento all’altro senza che nessun altro possa reggere il passo.

Nicola Zingaretti e Daniele Leodori © Imagoeconomica

Oggi ha fatto capire che l’alleanza con i Cinque Stelle non solo si può fare. Si deve fare. Perché il quadro nazionale è cambiato e perché Zingaretti è uno di quelli che lo ha fatto cambiare. Nello stesso tempo però ha rivendicato con orgoglio il patto d’aula che il suo successore sulla poltrona del presidente del consiglio, Mauro Buschini, ha portato avanti con successo. Garantendo la tenuta della maggioranza per un anno e mezzo. Quindi ha indicato i temi sui quali deve svolgersi il confronto con i Cinque Stelle: infrastrutture, bilancio, sviluppo sostenibile, ambiente. (leggi qui Lombardi e Leodori: prove di giunta M5S-Pd in Regione Lazio). Crescendo rossiniano. Anzi… giallorosso.

FLOP

MATTEO RENZI

Come sempre gli capita… si è perso. Dopo l’intuizione geniale dell’intervista al Corriere della Sera, fondamentale e decisiva per far crollare il governo gialloverde e mettere all’angolo l’altro Matteo (Salvini), adesso ha annunciato che lascia il Partito Democratico.

Matteo Renzi ride con Francesco Bonifazi: © Imagoeconomica, Stefano Carofei

Lo ha fatto con una telefonata al premier Giuseppe Conte assicurando il sostegno al Governo appena nato. Perché si sappia che lui è decisivo per le sorti di questo esecutivo. La storia si ripete: dopo il 40% alle Europee del 2014, le sconfitte alle amministrative e il disastro del referendum costituzionale. Personalizzato al massimo.

È l’uomo degli eccessi, nelle vittorie come nelle sconfitte. Avrebbe dovuto annunciare l’uscita durante Porta a Porta di Bruno Vespa stasera. Invece ha ulteriormente bruciato i tempi. Ma intanto fedelissimi storici non lo seguiranno. Sembra infatti che Luca Lotti e Lorenzo Guerini resteranno nel Pd. Ma quello che stona maggiormente è che Matteo Renzi ha fatto al Pd quello che ha rimproverato a Pierluigi Bersani e Massimo D’Alema. Cioè la scissione, conclusasi poi con il fallimento elettorale di Liberi e Uguali.

La verità è che non sa stare in un Partito e allora preferisce farsi un Partito (o un partitino) dove comanda soltanto lui. Non fa più in tempo a ripensarci. Attivando la scissione farà come il bambino che porta via il pallone quando sta perdendo. Errare è umano, perseverare è… inutile.

ANTONELLO AURIGEMMA

È l’emblema della catastrofe del centrodestra alla Regione Lazio. È uscito da Forza Italia, ufficializzando il passaggio nel Gruppo Misto. Ma contestualmente non ha aderito a Cambiamo, al punto che la formazione di Giovanni Toti non può costituire il proprio gruppo consiliare. Servono 3 consiglieri e per adesso ce ne sono soltanto 2: Adriano Palozzi e Pasquale Ciacciarelli.

Antonello Aurigemma

Nella seduta odierna il centrodestra è apparso lacerato. Da una parte la Lega, dall’altra Fratelli d’Italia. Quindi Forza Italia e Cambiamo. Ciliegina (all’incontrario) sulla torta l’indiscrezione che riferisce come Aurigemma sarebbe in contatto con Fratelli d’Italia. Una confusione del genere era difficile da costruire a tavolino. Infatti Roberta Lombardi ha infierito. La posizione di Aurigemma fotografa una coalizione che non è mai nata, nonostante sia uscita maggioritaria dalle urne. Vuole la uno, la due o la tre?  Rischiatutto.

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