Quando il webete si mette a parlare di politica (di H.D. Toro)

La fenomenologia del webete. Dopo avere esaminato che meno ci capisce e più ne parla, che il webete non sa di esserlo, che può essere gestito, che parla di pallone, ora il prof D.H. Toro affronta un altro aspetto: il webete quando parla di Politica.

Henry David Toro

Preside frusinate in prestito all'Emilia

Ora, parlare di webeti e politica è un’impresa a dir poco titanica. Di una vastità tale da occupare un numero di pagine pari almeno a quello di “Guerra e pace”.

Il motivo è presto detto. Trattando la politica ogni campo dello scibile umano (economia, arte, diritto, fisco, scuola, ingegneria, architettura, sport, ecc…), essa trova campo fertile per il webete, la cui caratteristica peculiare consiste appunto nell’essere un “tuttologo”, uno che parla (sic!) di tutto. (Leggi qui Quelli che parlano di tutto anche se ci capiscono niente (di H.D. Toro))

Proprio come avviene nel calcio (leggi qui Quando il webete guarda una partita di calcio (di D.H. Toro)) così anche quando discute di politica, al webete non passa mai per la testa che le cose che afferma siano solo “sue” opinioni, “sue” considerazioni, condizionate da una visione del mondo che è la “sua particolare e peculiare visione”; non pensa che dovrebbe salire talvolta con i piedi sulla cattedra, come lo studente del professor Keating in una memorabile scena de L’Attimo fuggente, per rendersi conto che da lì sopra le cose appaiono diversamente.

PER DIVENTARE UN PO’ MENO WEBETE

Dunque, se proprio non vogliamo leggere i classici della filosofia, almeno facciamo tesoro degli insegnamenti di alcuni di loro. Intorno al 1620, ad esempio, il filosofo e scienziato inglese Francis Bacon giunse alla pubblicazione della sua opera più famosa, il Novum Organum, un grandioso progetto di ricostruzione del sapere che avrebbe dovuto portare all’affermazione di un nuovo metodo scientifico.

Il metodo scientifico baconiano fu soppiantato in realtà da quello galileiano, più completo e rispondente alle moderne esigenze della scienza, ma Bacon scrisse una parte introduttiva al metodo che oggi forse risulta più originale e attuale del metodo stesso. Volendo garantire la più totale onestà intellettuale dello scienziato, elaborò una interessante dottrina sui rischi cui erano soggetti tutti coloro che si accingevano a intraprendere ricerche scientifiche e ad elaborare ipotesi e leggi: la dottrina degli “idoli” (dal greco idòla – spettri, fantasmi o anche finzioni, errori, nelle parole di Bacon).

Arrivò ad enumerarne quattro ma già ragionare sul primo sarebbe sufficiente a spazzar via, con un sol colpo, il problema “webete”. Gli idòla tribus – errori della razza – sono il primo appunto degli errori in cui ciascuno può incorrere. Sono gli errori propri dell’uomo in quanto appartenente alla razza umana, che è incline ad interpretare le cose a proprio modo, travisandole spesso nella loro essenza.

 

CAPISCONO QUELLO CHE GLI FA COMODO

Scrive Francis Bacon che “erroneamente si è sostenuto che il senso è la misura di tutte le cose. Al contrario, tutte le percezioni, sia sensibili che intellettive, si formano in analogia con la natura umana, non in analogia con la natura dell’universo. E l’intelletto umano è come uno specchio ineguale rispetto ai raggi della natura: esso mescola la propria natura con le cose esterne, e con il suo influsso particolare deforma e trasfigura tutte le immagini che riflette”.

E infatti gli uomini tendono a credere più facilmente vero ciò che si desidera sia vero, a porre relazioni e ordini fra le cose più di quanto non abbiano effettivamente riscontrato; si fidano troppo dei loro sensi e delle loro percezioni (esempi classici da webete: “il mondo va a rotoli, andiamo sempre peggio”, quando invece l’aritmetica ci dice che il numero di omicidi in vent’anni è sensibilmente diminuito in Italia, l’attenzione sui prodotti alimentari è molto migliorata, così come le analisi dell’aria, la lotta contro i tumori; l’occupazione anche se di poco sta ripartendo, gli stranieri non stanno invadendo l’Italia e via dicendo).

 

In conclusione, oggi Francis Bacon vedendo le bacheche personali degli utenti dei vari social si farebbe delle grasse risate, sia perché troverebbe completa conferma alla sua teoria degli idòla, sia perché, in quanto inglese, gli verrebbe risparmiato il supplizio di queste ultime due settimane di campagna elettorale italiana sui social.

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