Quelli che nella vita stanno sempre dalla parte giusta (di H. D. Toro)

Quelli che sono convinti di stare sempre dalla parte giusta. E che non hanno mai il dubbio. Da Platone ai giorni nostri. Dalla Repubblica del grande filosofo ai manichei dei giorni nostri.

Henry David Toro

Preside frusinate in prestito all'Emilia

I manichei, quelli che dividono il mondo in vero e falso, giusto e sbagliato, e loro stanno sempre dalla parte del vero e del giusto …

In questa epoca di populismo e chiacchiere da social, più o meno violente, mi sovviene una delle tante varianti del “webete”, abbastanza sottovalutata al giorno d’oggi ma non meno pericolosa: quella del “manicheo” (o idealista/utopista/purista e chi più ne ha più ne metta).

Il “manicheismo” – riporto la definizione del vocabolario Treccani – è

una religione fondata nell’antica Persia da Mani, noto in Occidente anche come Manicheo, nel III sec. d. C.; muovendo probabilmente da un’esperienza etica vissuta come continua tensione tra bene e male, questa religione concepiva tutta la realtà come lotta perenne tra due principî opposti, il bene e il male, lo spirito e la materia, la luce e le tenebre, Dio e il suo antagonista. Nel linguaggio comune il termine indica la tendenza a contrapporre in modo rigido e dogmatico principî, atteggiamenti o posizioni ritenuti inconciliabili, come fossero opposte espressioni di bene e male, di vero e falso.

 

E’ noto come il filosofo Platone avesse disegnato un grande stato ideale nella sua opera più celebre, La Repubblica. Uno stato rigidamente diviso in tre classi separate: al vertice i filosofi che governano; al di sotto i guardiani militari che garantiscono il mantenimento dell’ordine; al di sotto ancora la massa del popolo, costituita da contadini, artigiani e commercianti.

 

In quanto depositari della conoscenza (e quindi del bene) ai filosofi solo era consentito guidare la comunità, in barba ad ogni concezione democratica dei nostri tempi: una visione dunque utopista (uno stato del genere non è mai esistito in alcun posto), purista, potremmo dire: manichea.

 

Quando Platone si recò a Siracusa per tentare di implementare questo stato, la reazione del tiranno del luogo fu ovviamente così negativa da costringere il filosofo ateniese a tornarsene a mani vuote nella madrepatria (in uno degli ultimi viaggi da Siracusa rischiò addirittura di morire). Nelle ultime opere politiche come Le Leggi Platone ammorbidì molto le sue posizioni, arrivando addirittura nel Politico a parlare dei “governanti” come di coloro che devono scendere a compromessi:

 

“Questo, difatti, è il fine della tela dell’azione politica: la buona tessitura dell’indole dei valorosi e dei temperanti, quando con vincoli di concordia e di amore l’arte regia ne fa comune la vita, portando a fine la più stupenda e nobile delle tele, e avvolgendovi tutti gli uomini negli stati, liberi e servi insieme, li tiene uniti in questa orditura, e, per quanto è dato a una città di essere felice, la governa e amministra in guisa da non omettere proprio nulla che possa contribuire allo scopo.” Platone, Politico, 311, b-c.

 

In altre parole, le speranze deluse a Siracusa convinsero Platone a rinunciare al sogno utopico di uno stato governato dai filosofi. La giustizia ideale fondata sull’idea del Bene andò in frantumi a contatto con la realtà in sé intrinsecamente malvagia e – aggiungerei – terribilmente complicata da infinite variabili.

Questo perché governare significa essenzialmente proporre idee e farle condividere dalla maggior parte dei cittadini, per il bene del maggior numero di cittadini, non imporle come il bene assoluto, come l’unica via di salvezza contro i disastri compiuti da quelli che ci hanno preceduti.

 

E infatti nella storia questo atteggiamento manicheo ha avuto due sviluppi: ha dato vita a terribili dittature (per il principio secondo il quale ciò che propongo è il Bene assoluto e va realizzato ad ogni costo), oppure ha prodotto quei necessari compromessi tra le parti politiche che, se scontentano i tifosi/elettori/webeti più accaniti, alla fine garantiscono la continuità e la sopravvivenza della democrazia.

 

Per aggiornamenti dell’ultima ora chiedere al Presidente Mattarella ed ai presunti “vincitori” del 4 marzo.

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