2019, l’anno dei ribaltoni. E la giostra continuerà (di C. Trento)

Nel 2019 c'è stato un vasto cambio di orizzonte politico. Con ribaltoni all'interno dei Partiti e delle coalizioni. È cambiato il ruolo di molti protagonisti. Nel 2020 sarà lo stesso

Corrado Trento

Ciociaria Editoriale Oggi

Non è stato un anno banale il 2019, soprattutto sotto il cielo della politica. La crisi di ferragosto ha rappresentato un vero e proprio terremoto, con effetti anche sui territori provinciali come quello di Frosinone. Il Pd si è ritrovato al Governo e Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio oltre che segretario nazionale, ha dovuto dare il “contrordine compagni” dopo il disegno di Piazza Grande, che invece prevedeva un lungo percorso di avvicinamento ma pure di rigenerazione.

Francesco De Angelis

A livello locale ci si avvia ad un congresso che potrebbe rappresentare un bivio perfino dal punto di vista generazionale. La scossa però l’ha data Francesco De Angelis, fresco del traguardo dei 60 anni e di una militanza decennale nel maggior Partito della sinistra italiana. Ha detto che Pensare Democratico, la sua componente, non presenterà né il candidato alla segreteria né la lista. Ha spiazzato tutti, alleati e non. Anche tra i suoi fedelissimi. Però la vera sfida che resta sospesa è quella di un congresso che davvero superi l’impostazione correntizia.

Sarà possibile? Le prime mosse strategiche dicono di no, perché da una parte ci sono Mauro Buschini e Sara Battisti, dall’altra Antonio Pompeo e Simone Costanzo. Stanno già dialogando, è evidente. Potranno raggiungere un’intesa, magari il segretario verrà eletto al di fuori delle insegne classiche delle componenti. Però non sarà questo a fare la differenza.

In Ciociaria il Pd resiste alle amministrative, ma il crollo alle politiche e i timidissimi segnali alle Europee dicono che il voto di opinione è lontano anni luce. Ma c’è un altro elemento che sorprende non poco. Nessuno nei Democrat sembra porsi il problema che, soprattutto in Ciociaria, è letteralmente scomparsa la coalizione di centrosinistra. È quella che ha fatto la differenza in passato, perfino negli anni dei successi dell’Ulivo. Non esiste più.

Centrodestra maggioritario ma molto cambiato
Il vice presidente di Forza Italia Antonio Tajani

Grande fermento nel centrodestra, in tutti i dodici mesi. L’adesione del sindaco Nicola Ottaviani alla Lega ha certificato il sostanziale tramonto di Forza Italia, ancora prima dei tanti passaggi a Cambiamo: Ciacciarelli, Abbruzzese, Magliocchetti, Ciccone.

A venire meno tra gli “azzurri”è stato il ruolo di Antonio Tajani: specialmente nel suo territorio non rappresenta più quella “coperta lunga” che teneva insieme, per esempio, Antonello Iannarilli e Alfredo Pallone.

Il Carroccio ha sfondato quota 40% alle Europee e ha dato la dimostrazione che passare dal governo all’opposizione non rappresenta un “trauma”. Nelle prossime settimane sono attese altre adesioni alla Lega. Fra queste, forse, quella del consigliere regionale Pasquale Ciacciarelli. Poi c’è stata l’avanzata fortissima di Fratelli d’Italia sul territorio: si è perso il conto degli amministratori che hanno aderito al partito di Giorgia Meloni. Un centrodestra diverso rispetto al passato, non soltanto perché più sovranista e meno moderato. Ma pure nella leadership, che è di Massimo Ruspandini, Francesco Zicchieri, Francesca Gerardi.

Un centrodestra che ha saputo sfatare un altro luogo comune e cioè che alle provinciali, dove il voto è “ponderato”e alle urne si recano solo sindaci e consiglieri, vince sempre il centrosinistra. Non è stato così: il centrodestra si è scoperto maggioranza e questo vuol dire che ha più amministratori locali rispetto alla coalizione avversaria. Il problema semmai è la tenuta nei Comuni. Come si è visto a Cassino, con il “suicidio”delle dimissioni di massa.

A Ceccano il copione è stato lo stesso, poi ci ha pensato il senatore Ruspandini a rimediare ad una situazione difficile e paradossale. Dimostrando che partiti e liste civiche possono convivere.

Il fantasma che aleggia sulla coalizione, in tutta la Ciociaria, resta quello dei personalismi.

Cinque Stelle poco “attrattivi ” Tutto il resto è noia
I deputati M5S Luca Frusone, Ilaria Fontana, Enrica Segneri. Foto © Giornalisti Indipendenti

Con Matteo Renzi, in Italia Viva, sono andati in pochissimi: è una sfida difficile e complessa, anche in provincia di Frosinone. Nel 2019 non sono arrivati segnali politicamente rilevanti dal Movimento Cinque Stelle, nonostante i tre parlamentari (Luca Frusone, Ilaria Fontana, Enrica Segneri) e il consigliere regionale (Loreto Marcelli).

Sul territorio il Movimento semplicemente non incide. Non ha neppure un sindaco nei 91 Comuni e i consiglieri sono pochissimi. Le considerazioni sono due: i Cinque Stelle non sono “attrattivi” (soprattutto in questa fase poi) e il mancato radicamento nel territorio mette in luce tutti i limiti quando viene a mancare il traino del voto di opinione.

Non è cambiato nulla, invece, sul piano delle opere pubbliche e delle opportunità. L’unico sussulto è arrivato il 13 dicembre, quando il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ha riattivato l’iter per la costituzione della Camera di Commercio del Basso Lazio, composta da Frosinone e da Latina. Una scommessa da vincere se non prevarranno i soliti egoismi e le logiche da “derby”. Perché nei contesti e nei mercati attuali è davvero l’unione a fare la forza. Perché non ci sono più le risorse economiche di un tempo e perché il modo di comunicare e di interagire ha mutato profondamente il contesto: “glocal” (locale con una prospettiva globale però).

Se la provincia di Frosinone continuerà a stare rintanata nel proprio piccolo guscio, allora non ci saranno salti in avanti. Non sulla sanità, non sull’ambiente, non nei servizi. Se la Ciociaria è sistematicamente in fondo alle classifiche sulla qualità della vita dei motivi ci saranno. Non è perché tutto il mondo ce l’ha con noi. Ma magari perché non si riesce a centrare l’obiettivo mai su nulla.

Nel 2020 non cambierà nulla se non cambierà la musica. Per suonarla però, la musica, servono suonatori bravi.

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