Magliocchetti: «Troppi errori ed opportunisti in Forza Italia. Berlusconi azzeri e riparta»

di DANILO MAGLIOCCHETTI
Presidente del Consiglio Provinciale di Frosinone
Consigliere Comunale di Frosinone (già capogruppo)
‘orgogliosamente iscritto a Forza Italia dal 1995’

Pregiatissimo Direttore,

mi permetto di chiedere ospitalità al Suo autorevole blog, per condividere con Lei alcune mie riflessioni in relazione all’editoriale del Direttore de il Tempo, Gian Marco Chiocci, pubblicato oggi dal titolo “Quel che resta di Forza Italia” (leggi qui), in alcuni passaggi senz’altro condivisibili.

Premesso che la stima, il rispetto e l’affetto nei confronti del Presidente Silvio Berlusconi non verranno mai meno credo, tuttavia, che una seria riflessione all’interno del Partito a livello nazionale, non sia più procrastinabile.

Tutto era partito nel 1994 con l’intuizione geniale di Silvio Berlusconi, con l’idea cioè, senz’altro innovativa per quei tempi di crisi di identità dei partiti tradizionali, di creare un movimento, dalla base, che coinvolgesse tutti coloro che credevano negli ideali di libertà di giustizia di uguaglianza e con la lucida follia di cambiare l’Italia in meglio, e di non lasciare indietro nessuno, specialmente i più bisognosi.

A questa ludica follia, a questo progetto ambizioso, ho aderito con assoluta convinzione anche io nel 1995.

Sulla scia di questa lucida follia e sulla indiscutibile leadership di Berlusconi, sono arrivate le tante vittorie a livello nazionale, gli anni di Governo, Forza Italia al 40%, la gestione di numerosi enti locali.

Tutto senza curarsi però, di costruire un vero e proprio partito sul territorio, soprattutto dal punto di vista dei quadri dirigenti, salvo lodevoli iniziative locali, non sufficientemente sopportate dal livello centrale.

Tanto poi c’era sempre zio Silvio che, oltre a metterci sempre la faccia in ogni elezione, metteva pure la mano al portafogli.

Che è successo poi? E’ successo che il più grande partito popolare di massa, che mostrava attenzione nei confronti delle istanze dei cittadini, dei giovani, dei lavoratori, dei disoccupati, dei pensionati, dei piccoli imprenditori, vera leva portante dell’economia italiana, ha pensato più alle candidature, alle riconferme dei propri posti in parlamento, alla tutela delle posizioni di rendita ormai acquisite, sulla fallace convinzione che avessero il valore dei lasciti testamentari (ormai è mia e mi spetta di diritto), invece di preoccuparsi del bene primario da tutelare, la gente.

Vede Direttore, se tanti, sia chi votava Forza Italia, sia chi con Forza Italia è stato eletto, hanno abbandonato il Partito, evidentemente qualche errore è stato commesso. E non sto certamente qui a tentare di giustificare coloro che sono andati via solo ed esclusivamente per tornaconto personale, o per elemosinare candidature parlamentari altrove. Mi riferisco a chi voleva lavorare ed invece è stato colpevolmente (mi assumo ovviamente la mia quota parte di responsabilità) emarginato o messo nella condizione di andare via.

Non serve nascondere il problema o tentare di minimizzarlo. Occorre una salutare autocritica, per poi ripartire.  La dobbiamo a tutti coloro che in questo partito sono rimasti, eletti ed elettori, con convinzione e determinazione.

E’ fuori di dubbio che la strategia politica nazionale di Forza Italia sia, diciamo, poco comprensibile. L’estromissione dalla elezione dei componenti della Consulta, o la decisione di uscire dall’aula al momento del voto di sfiducia alla Boschi, sono solo gli ultimi e più eloquenti esempi della totale incapacità di incidere da parte del partito nelle dinamiche politiche. E Renzi, che è scaltro e furbo come pochi, lo ha capito benissimo e si infila come la lama nel burro nelle contraddizioni di Forza Italia.
Leggo ogni giorno che ad Arcore o in qualche altra sede, (a proposito, molti di coloro che sono stati eletti in parlamento con la bandiera di Forza Italia non hanno nemmeno la sensibilità di concorrere a finanziare la sede), si fa scouting “selezione”, per cercare volti nuovi da lanciare nel panorama politico italiano con la casacca azzurra, per rilanciare il Partito. Non serve, non ci siamo proprio, non è questa la strada per risalire. Non servono volti nuovi. Ci sono già! Sono quelli dei tanti Consiglieri Comunali, dei Sindaci, dei Consiglieri Regionali o Provinciali, dei tanti attivisti di partito che, ogni giorno, stanno sul pezzo, in tutte le città d’Italia.

E badi bene, non ho citato volutamente la provincia di Frosinone, perché l’autoreferenzialità risulterebbe fuori luogo. Sono i volti dei tanti attivisti e simpatizzanti, che senza chiedere alcun genere di contropartita, o ancora meglio candidature, preparano i gazebo con i vessilli di Forza Italia, raccolgono firme, lanciano petizioni, con qualsiasi temperatura, caldo e freddo che sia, e stanno in mezzo alla gente per incontrarla e ascoltarla.
Non serve gente che buca il video. Serve gente che ci metta il cuore e parli, con il cuore, al cuore delle persone!

Leggo che il Presidente sia sempre intenzionato a rifondare il Partito, azzerando tutto e ripartire, spero, dalla base. Bene! Lo faccia, con coraggio e convinzione, saremo al suo fianco, se sono queste le logiche e sono questi i criteri di costituzione della cosiddetta nuova classe dirigente del partito. Di questo hanno bisogno Forza Italia e Silvio Berlusconi, di valorizzare finalmente i territori, di gente che sa leggere gli atti amministrativi, di gente che parla di sanità, di occupazione, di ambiente, di welfare, ma lo fa con atti e fatti concreti. E soprattutto, perché crede in quello che fa e dice.
Non c’è bisogno di opportunisti o di apprendisti stregoni. Non c’è bisogno di candidature da casa del grande fratello. Di queste persone ne hanno tutti piene le scatole e in tutta sincerità….anche io.

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