Ferraguti: «Burocrazia padrona perché la politica è debole: così la provincia affonda»

di SILVIO FERRAGUTI
Responsabile Regionale Attività Produttive Forza Italia Lazio

L’emergenza sociale in provincia di Frosinone sta assumendo delle proporzioni preoccupanti: l’aumento esponenziale del numero dei nuovi poveri è il segnale che ormai il limite è stato passato. Perché sotto la soglia della povertà sono scivolate molte famiglie di quella che un tempo si chiamava borghesia.

Le considerazioni della Caritas diocesana sul “pudore” che molti hanno nel chiedere aiuto meritano di essere prese sul serio: vuol dire che siamo in presenza di persone non abituate a dover fare i conti con questa nuova situazione. Però è anche arrivato il momento di dire le cose come stanno: 124.000 iscritti ai Centri per l’impiego (su una popolazione residente che non arriva a 500.000 persone) e un tasso di disoccupazione reale che sfiora il 20% sono numeri da allarme rosso.

E smettiamola di dare retta ai proclami del premier Renzi: dalle nostre parti il Jobs Act non ha portato un solo posto di lavoro in più, si è trattato solo di trasformazioni di contratti con meno tutele. Punto e basta. La verità è che non ci sono investimenti sul territorio, non aprono fabbriche o aziende, nessuno investe sulle tecnologie e sulla modernità. E perché dovrebbero farlo? La provincia di Frosinone è un’area economicamente depressa, nella quale però non esistono incentivi di alcun tipo per chi vuole assumere o investire. Per ottenere uno straccio di autorizzazione bisogna passare sotto le forche caudine di una “burocrazia padrona”.

E qui veniamo al punto. Perché i burocrati imperano? Imperano perché la classe dirigente (non solo quella politica) è debole, timorosa, preoccupata esclusivamente di difendere rendite di posizione. Non esiste una visione globale e bisogna ammettere che i partiti danno un pessimo esempio. Il dibattito verte sempre e soltanto sugli equilibri, sui rapporti di forza, sulle nomine, su un posticino in più o in meno, sulle candidature. Già è tanto che la gente non tiri i pomodori. Almeno finora.

Detto questo, credo sia arrivato il momento di guardarci tutti negli occhi. La mia proposta è quella di attivare un percorso per la chiusura di diversi enti inutili: penso ai due Consorzi industriali magari unificandoli, all’Ater, alle varie Consulte (dei sindaci e non). Oltre naturalmente ai Consorzi di bonifica e Comunità Montane. Demagogia? Assolutamente no. Intanto si risparmierebbero indennità, gettoni e perdite di tempo. Poi si darebbe un grande segnale alla gente normale che non ce la fa più.

Ma sono perfettamente consapevole che in molti faranno finta di non capire. Però lasciatemi dire che sembrano i violinisti del Titanic, che continuavano a suonare mentre la nave stava affondando.