Alì Babà ed i 40 ladroni che hanno saccheggiato la Ciociaria

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Alì Babà ed i suoi 40 ladroni erano una manica di dilettanti. In confronto a larga parte di chi ha gestito questo territorio nell’ultimo quarto di secolo, il personaggio descritto nei racconti de Le Mille e Una Notte appare un banale rubaborse. Quello al quale è stato sottoposto il territorio della provincia di Frosinone è stato invece un saccheggio scientifico e programmato, una rapina del suo futuro compiuta a mano armata: delitti perpetrati a colpi di opere e di omissioni.
 
Ne traccia un elenco il collega Corrado Trento (una tra le poche penne presenti su questo territorio) sulle pagine oggi in edicola di Ciociaria Editoriale Oggi, dove scrive un amaro commento con la sua autorevolezza il direttore Gianluca Trento. Entrambi parlano di deriva. Invece fu saccheggio.
 
La Sanità ciociara viene scientificamente depredata da almeno trent’anni, dai tempi in cui sulla Regione Lazio troneggiava il volto televisivo di Piero Badaloni chiamato a fare da paravento mediatico a facce politiche ben meno proponibili che ruotavano alle e sulle sue spalle. Chi decideva le strategie, già all’epoca capì una cosa: un primario è un primario, un medico è un medico, un infermiere è un infermiere, costano lo stesso sia che li metti a Frosinone e sia che li metti a Roma, ma se lo assumi in un ospedale ciociaro fai contento mezzo milione di persone e se lo assumi in un ospedale romano ne fai contente tre milioni e mezzo; lo stesso ragionamento vale per i reparti e per le spacializzazioni. ‘Elementare, Watson‘ commentava un impassibile Sherlock Holmes. E siccome non bisogna essere grandi investigatori per capire il ragionamento, sono almeno trent’anni che tutti i governi regionali si muovono sulla stessa rotta: dopo Badaloni venne Storace, poi fu il tempo di Piero Marrazzo e di Renata Polverini ed ora di Nicola Zingaretti. Si alzi in piedi chi ha almeno cinquant’anni e non ricorda i nomi dei professoroni che nelle corsie degli ospedali di questo territorio avevano fondato delle vere e proprie scuole per le generazioni successive. La scusa oggi è ‘Tanto i ciociari, per le cose serie, vengono tutti a Roma‘. Si, ci veniamo perché non abbiamo più, come una volta, un’alternativa altrettanto valida sul territorio.
 
L’Interporto poi è uno degli emblemi dello stupro subito da questa terra. Fu un’idea eccellente ma nemmeno lì ci voleva Sherlock Holmes: le merci devono arrivare da nord a sud, se metto un centro di raccolta e smistamento a metà strada (l’interporto appunto) chi porta e chi riceve fa metà del viaggio. Era verso la fine degli anni Ottanta o su di lì. Da allora gli interporti sono stati costruiti a Orte, a Civitavecchia, sul raccordo di Roma per i supermercati di tutto il Lazio. Ma qui no. A pensare male si fa peccato però molte volte si è sulla strada giusta. Siamo stati incapaci di farlo o abbiamo omesso di farlo perché l’affare era buono e quindi era più conveniente lo facesse qualcun altro? Gli intoppi burocratici sono un pretesto eccellente. Perché se non sono stati un pretesto ci si spieghi qual’è la norma che fino agli anni Settanta consentiva di costruire interi stabilimenti in pochi mesi ed ora invece non si riesce a tirare su quattro pareti in cemento armato centrifugato.
 
L’Aeroporto e sia detto con ogni rispetto per l’ispiratore Francesco Scalia, da eccellente idea per lo sviluppo del territorio è diventata subito un’idea ‘dubbia’ quando si è visto dove è stata collocata. Ogni comandante di velivolo interpellato, ogni ingegnere aeronautico privo di interesse diretto, ha commentato allo stesso modo: ‘
Con la pista messa lì è più difficile atterrare a Frosinone che a Salisburgo dove devi fare una manovra da pilota di caccia appena hai superato le montagne. Ma perché non lo spostate di trenta chilometri questo aeroporto? Ad Aquino l’area già c’è, veniva usata e funzionava ai tempi dell’Impero, la discesa per l’atterraggio si fa sul mare in tutta sicurezza come a Fiumicino e poi si gira ed in pochi secondi si sta a terra‘. I maligni dissero che il business stava nei terreni intorno, che in questo modo venivano sbloccati e ci si potevano costruire alberghi per i viaggiatori, case per il personale di terra, negozi per sfamarli e vestirli… Poi, se l’aeroporto non si fa più, poco male tanto le case sempre si vendono. Malignità appunto. Un po’ la stessa cosa che altri maligni sostengono si volesse tentare più recentemente a Ferentino proponendo di farci lo stadio per il Frosinone Calcio: se anche fosse stato così, la recente uscita fatta da quel galantuomo di Maurizio stirpe (‘Lo stadio si fa a Frosinone al Casaleno’) ha messo fine ad ogni velleità.
 
La Bonifica della Valle del Sacco ed il Viadotto Biondi da riparare? Allora: mettiamoci bene in testa una cosa. Dal dopoguerra ad oggi in Italia si va avanti con soldi stanziati solo sulla carta e che non esistono, occorrono almeno quattro o cinque anni affinché vengano individuati ed inizino ad arrivare, almeno in parte, sui conti.
 
L’elenco potrebbe continuare all’infinito. Ma chi sono i responsabili? E chiaro: ‘Larga parte di chi ha gestito questo territorio nell’ultimo quarto di secolo’. Qui però ci vuole Sherlock Holmes. Perché la cosa più facile da fare sarebbe prendere l’elenco degli eletti in provincia di Frosinone dagli anni Novanta in poi e puntare il dito contro di loro. Sarebbe un errore. Madornale. Perché loro non hanno gestito. Semmai li si può accusare di mancanza di peso specifico con il quale farsi valere dove si decide. E decide chi ha i soldi, soprattutto in un sistema dove i debiti sono fino alla punta dei capelli. Un esempio su tutti: a Londra le provette con i campioni di sangue per le analisi vengono caricate ogni sera su un aereo, arrivano in India e l’indomani all’ora di pranzo i risultati delle analisi sono sulla posta elettronica dei vari centri prelievi che le hanno inviate; chi ci guadagna? Innanzitutto chi ha finanziato. Ecco perché tra poco tempo spariranno i laboratori di analisi sul territorio, se nessuno modifica la norma nazionale che rischia di portarci ad una situazione londinese, come denunciato mesi fa dal presidente di Federlazio.
 
E se avete compreso questo passaggio è chiaro che non ci voglia più Sherlock Holmes per capire chi ha gestito e chi gestisce veramente.

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