Buon Natale… anche agli ipocriti ed ai rosiconi

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Buon Natale,
è il secondo che trascorriamo insieme. E questo è già sufficiente per mandare di traverso il cenone a tanti. Per primi a quelli che nell’estate 2015 pensavano non saremmo arrivati nemmeno al primo panettone. Ma anche a quelli che nella stessa estate volevano insegnarci il mestiere. E ci spiegavano che «la politica non importa più a nessuno». A quelli che hanno detto “vai avanti” e poi al momento opportuno sono spariti. Forse pensavano che una volta presa velocità avremmo avuto effetti più devastanti se fossimo finiti contro il muro. E invece i muri li abbiamo o abbattuti o scavalcati. E siamo ancora qui a mangiarci pure questo altro panettone.

Siamo ancora on line soprattutto grazie a quella impensabile moltitudine di persone che ogni giorno viene su Alessioporcu.it per fare clic. Ci avete fatto crescere in fretta, in maniera esponenziale. Ma contemporaneamente ci avete “costretto” a tenere altissima l’asticella della competenza e della professionalità. Perché è giusto che siate molto esigenti. E allora, il primo buon Natale è tutto per voi. E per quella ventina di pazzi visionari che durante il 2016 hanno messo mano al portafogli consentendoci di pagare tutte le spese di gestione. Ma pure di andare a mangiarci una pizza tutti insieme ogni tanto.

Buon Natale ai politici, quelli del Partito Democratico in maniera particolare, per gli spunti che ci avete offerto e continuate a offrirci h 24. Ma anche Forza Italia non ha scherzato, inducendoci spesso a fare gli straordinari. E pure il resto dell’arco costituzionale non ci ha fatto mancare spunti. Qualcuno si è offeso, altri sono stati più sportivi: hanno capito che a muoverci è lo spirito disinteressato del Castigat Ridendo Mores. Grazie a tutti, comunque.

Buon Natale ad una classe dirigente che è riuscita a sopravvivere a se stessa ed alla propria miopia: riducendo la provincia di Frosinone ad una insignificante espressione geografica, superata in ogni indicatore dalla cugina provincia di Latina. Numero di imprese, fatturato, abitanti, efficienza: scavalcati in ogni voce. Non è un caso se poco alla volta si stanno fondendo tutti i servizi nei due territori. Ed i centri decisionali però si stanno spostando a Latina. Nel silenzio di tutti. Perché non si deve scrivere. Altrimenti la gente se ne accorge.

Buon Natale a chi ha capito che il vero dramma non è questo. Ma è che non ci sia una visione di insieme, nessuna capacità di disegnare una prospettiva di crescita comune. Che l’unione può essere un’opportunità. Il vero dramma è che manchi una classe dirigente capace di questo.

Buon Natale anche agli ipocriti, ai “sepolcri imbiancati” descritti da Gesù, quelli che all’esterno sono immacolati ma dentro di loro hanno ogni putridume. Quelli che davanti dicono che siamo bravissimi e ci invitano a cena. Ma che poi, appena il direttore di questa baracca volta l’angolo, spargono abbondante razione di letame. Sperando che basti questo per spegnere una voce finora libera. Non lo fanno per invidia. Ma perché hanno capito che stiamo rompendo il giocattolo. Iniziando a raccontare tutto, spezzando la congiura del silenzio, disturbando il conducente. Dal quale loro passano per incassare una parte del biglietto che viene pagato da quelli che sono a bordo. E cioè i cittadini della provincia di Frosinone.

Buon Natale a Tonino Magnapera, che ha già mille pensieri nell’amministrare Teleuniverso facendo quadrare i conti, riuscendo a farla trasmettere mentre tutti gli altri spengono il segnale, pagando puntualmente gli stipendi mentre la regola è ormai un’altra, centrando da quasi due anni l’obiettivo del primo posto degli ascolti nel Lazio.

Cosa c’entra questo blog con Teleuniverso? Nulla, se non il fatto che condividano lo stesso direttore. Allora perché ringraziare Magnapera? Perché oltre ai pensieri che gli fornisce in abbondanza Teleuniverso, nel 2016 ha dovuto sopportare quelli che gli hanno detto «Ma Alessio Porcu con il blog toglie pubblicità anche a te. E poi tiene una linea editoriale diversa da quella della televisione. Ma perché non lo fai smettere?» Forse il povero Tonino un pensierino l’avrà pure fatto, ma non certo per le telefonate che gli arrivano. E nemmeno per la storia delle pubblicità: esistono patti di lealtà che non c’è bisogno nemmeno di esplicitare. Tonino è un Editore. Sa che avere un direttore ingombrante ha vantaggi e svantaggi. Finora ha ritenuto che i vantaggi siano superiori ai mal di pancia che gli procuro. E in 31 anni ormai si è abituato a sopportarli.

Perciò, chiuderemo solo quando ci saremo stancati.

Wilbur Storey diceva che “è dovere di un giornale stampare le notizie e scatenare l’inferno”. Noi questo facciamo, attraverso il blog. Alcuni sostengono che è il web che sta “ammazzando i giornali”. Non è vero. I giornali verranno sostituiti progressivamente da supporti diversi sui quali pubblicare le notizie. Ma il giornalismo non morirà. Il vero Soldato Rayan da salvare non sono i giornali. Ma i giornalisti che li scrivono. Il giornalismo viene ammazzato ogni giorno da chi non cerca le notizie, non pubblica le storie, non le approfondisce, sbaglia i congiuntivi. Da chi pensa che tutto ruoti attorno alla pubblicità. E che alcune notizie devono essere “sparate” se riguardano un avversario politico, imprenditoriale e perfino personale. E invece vadano “oscurate” se riguardano amici, servi sciocchi, sponsor pubblicitari, nani, ballerine e clown di regime.

Buon Natale allora a quelli che perdono tempo tra letamai e telefoni invece di impiegarlo per fare una riflessione ed ammettere a se stessi che se certe notizie le “soffiano” prima a noi è forse perché Alessioporcu.it ha una faccia, una reputazione, una credibilità. E non fa il sicario per conto dello sponsor di turno o per il finanziatore prezzolato e tantomeno per il politico al potere. Non pretendiamo di essere riusciti a fare bene il nostro mestiere. Ma di sicuro ci abbiamo provato. Perché siamo ancora fedeli all’insegnamento del mitico Orfeo Pianelli. Che prima dell’uscita del Torino dagli spogliatoi del Comunale disse ai suoi ragazzi: “La partita potete anche perderla. Ma prima di tornare qui dentro dovete avere girato tutte le zolle del campo e magari avere scheggiato la traversa avversaria”. Era l’unico obiettivo che ci eravamo dati. Lo abbiamo centrato, monsieur Pianelli.

Buon Natale a Vasco Rossi per i suoi versi “Esseri liberi costa soltanto qualche rimpianto”. A diciassette anni – quando ho rinunciato alle fesserie che si fanno da adolescenti per chiudermi dentro una Redazione – mi sarebbe piaciuto fare il direttore di un giornale. Perché un direttore non comanda: se è bravo davvero, tutti lo seguono senza che ci sia bisogno di impartire ordini. Ho lasciato la carta stampata dopo diciassette anni ed avere firmato anche in prima pagina nazionale: non me ne sono pentito. Perché se vale più uno sfizio che una masseria, altrettanto è vero che la dignità non ha prezzo. Men che meno è pensabile mettersi sulla testa il titolo di comandante e poi rispondere a qualcun altro. Non sbatto i tacchi: sarebbe una mancanza di rispetto nei confronti del momento solenne in cui – durante la recita del Credo – si abbassa il capo nominando lo Spirito santo. E per mia fortuna non mi interessa il denaro: vengo da una famiglia di pastori, minatori, operai e sono abituato a farmi bastare ciò che ho.

Buon Natale a Martina Ottaviani, Giuliano Armeno, Giacomo Magister, al Conte della Selvotta e le persone che si nascondono dietro ai loro pseudonimi; buon Natale a Giovanni Lanzi e Laura Collinoli, penne sublimi di cui solo un giornalismo al tramonto può pensare di poter fare a meno; buon Natale a Biagio Cacciola, Fausta Dumano, Luciano Duro, Rita Cacciami, Maria Rita Scappaticci che con le loro parole ci hanno reso più tenero e appassionante questo 2016. Siamo tutti accomunati dalla stessa malattia di dover scrivere, informare, anticipare, pubblicare, perfino fare gossip.

Noi non molliamo. Fateve una ragione.

Buon Natale

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