I due centesimi che valgono meno di un principio (di L. Marziale)

Due centesimi per le buste biodegradabili. Poca cosa: cinque euro in un anno se ne vengono consumate 250. Ma c'è un principio che vale molto di più. e che non andava venduto per 0,02 euro

Lucio Marziale

Idee Controcorrente

La normativa sui sacchetti compostabili costituisce la “bustina al tornasole” della sinistra ambientalista italiana e dei disastri che sta provocando.

Fino al 31 Dicembre 2017, si poteva imbustare la frutta e la verdura in sacchetti di plastica non biodegradabile e a costo zero.

Dal 1 Gennaio 2018, giustamente è stato previsto l’imbustamento in sacchetti compostabili, ma incredibilmente:

  1. È stato previsto l’obbligo di usare tali sacchetti, senza lasciare la scelta di servirsi di buste e retine proprie e riutilizzabili, come avviene ormai da tempo per le classiche buste della spesa;
  2. E’ stato imposto l’obbligo di pagare tali sacchetti: quindi mentre prima i contenitori inquinanti erano gratis, adesso i contenitori biodegradabili e compostabili sono a pagamento!

 

Il problema non sono i due centesimi, pari a 5 euro all’anno se si ipotizza un uso di 250 sacchetti all’anno.

 

Il problema è che le normative che nascono illiberali producono effetti devastanti, e questa problematica -solo apparentemente minore- riassume tutta una cultura autoritaria ed autoreferenziale di un certo ambientalismo di sinistra, che sta provocando danni devastanti innanzitutto all’ambiente e in special modo alla sinistra.

 

I comportamenti ritenuti virtuosi vengono imposti, e soprattutto tassati.

 

Vale per le inutili e ingenti somme impiegate a disinquinare siti come la Valle del Sacco, e vale per quei protocolli internazionali come Kyoto, che si traducono solo in ulteriore tassazione per le imprese del mondo occidentale, le quali già investono autonomamente somme ingenti nella ricerca e nello sviluppo di fonti energetiche alternative e in accorgimenti tecnico-scientifici che hanno ridotto in maniera drastica i livelli di inquinamento.

 

La cultura pseudo ambientalista, invece, predica il catastrofismo, perché ha bisogno di incutere terrore per garantirsi posizioni ben retribuite di autoreferenziale attività pseudo scientifica “in difesa dell’ambiente”, nelle Università e negli Istituti di Ricerca finanziate con le tasse “ambientali” imposte dalla medesima cultura “pseudo ambientalista”.

 

Questa deriva va fermata al più presto, e l’ambiente deve tornare ad essere il motore della ricerca scientifica e della sua applicazione industriale, con la detassazione e la gratuità dei comportamenti virtuosi, e non con la imposizione di ulteriori e inaccettabili balzelli e gabelle. Anche se di due centesimi.