Cosa ci insegnano le elezioni in Germania (di B.Cacciola)

I risultati delle elezioni tedesche: cosa ci insegnano, a cosa deve guardare la nostra politica. Il parallelismo con l'Italia e con il nostro territorio.

Biagio Cacciola

Politologo e Opinionista

Ormai anche la Germania ha il suo partito populista in Parlamento.

Le elezioni tedesche hanno sancito che i movimenti populistici che si caratterizzano per l’euroscetticismo, l’antislamismo, il sovranismo, sono diventati una costante in tutti i Paesi del Vecchio Continente. Senza per questo essere identificabili, nonostante la pigrizia mentale della stragrande parte dei commentatori politici italiani, né in destra, né un sinistra.

Per esempio in Germania l’AFD è più la conseguenza del nazionalcomunismo della ex DDR che un fenomeno legato a qualche forma di destra radicale. Addirittura con una leader strategica e omosessuale che respinge il matrimonio gay, ma rivendica la propria condizione.

Se guardiamo bene ai vincitori di queste elezioni, compreso la signora Angela Merkel, troviamo lo stampo di fabbrica della Germania Orientale. Di quella Germania che dopo la riunificazione ha fornito i leader politici a tutto il Paese. Oltre al cancelliere, infatti, abbiamo il potente ministro degli interni De Maziere, il padre fondatore della Linke, l’avvocato Gysy, per non parlare appunto dell’Alternativa per la Germania che ha conquistato, proprio nella parte orientale del Paese, uno strabiliante 21 per cento.

Sfiancati invece i socialdemocratici di Schultz che pagano proprio questa incapacità dei riformisti di intercettare un mutamento epocale, addirittura antropologico, che la globalizzazione ha determinato in Occidente. Uno scenario che se trovasse uomini e movimenti privi di ogni nostalgia, potrebbe veramente rivoluzionare la politica anche in Italia.

Molto difficile, in realtà, per una nazione dove ancora si gioca a fare il comunista o il fascista.

Proprio per fermare ogni vero cambiamento.