Se la felicità in Catalogna è la trappola per noi (di B. Cacciola)

La Catalogna ha in costituzione la 'felicità'. Ma spostare sempre più avanti questa meta è diventato atteggiamento del mondo progressista: non ci accontentiamo, come bimbi viziati. Il risultato politico è...

Biagio Cacciola

Politologo e Opinionista

Nella società dove tutto é pianificato e organizzato, i cosiddetti ‘progressisti‘ diventano proprio quelli che spostano questi termini dal ‘fare‘ all’essere. Senza accorgersi di diventare gli strumenti di quel fenomeno chiamato ‘tecnica’, utilizzato dal grande filosofo Heidegger per descrivere la grande alienazione del mondo moderno.

 

È cosi che nella costituzione catalana é diventato un ‘dovere’ la ricerca della felicità, quasi tassativo, visto che é il preambolo degli altri articoli.

 

Come sia andata a finire lo stiamo vedendo. L’autonomia catalana, che esisteva, é stata praticamente annullata dall’atteggiamento irresponsabile dei Puidgemont e la cerchia del suo governo. Tutti tesi a procurare, secondo loro, la ‘felicità’ al popolo catalano per poi ritrovarsi peggio di prima.

 

È appunto l’atteggiamento di tutto un mondo progressivo e progressisista che fa dello spostare sempre piu’ avanti la meta, la cosiddetta felicità, la propria mission.

 

Sarebbe bastato amministrare bene per continuare a far vivere la condizione di una regione tra le piu’ prospere in Europa, ma questo non era sufficiente per i pifferai della felicità. Si doveva andare oltre, come bambini viziati che non s i acccontentano più dei vecchi giocattoli.

 

È nella dinamica dell’ideologia del mondo ‘futuro’ che una volta si nutriva di ideali un po’ piu’ materiali come il socialismo scientifico, la razza e via cantando. Ora questa predisposizione dell’uomo a una dimensione, si é spostata sulla felicità.

 

Questo nuovo specchietto per le allodole che, promettendo il paradiso in terrra, crea gli inferni delle nuove ideologie laiciste.