Il canto del Galli: «Pd svegliati, basta inciuci e ambiguità: è ora di cambiare»

Marco Galli

Sindaco di Ceprano

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di MARCO GALLI
Sindaco di Ceprano

Queste elezioni spero facciano riflettere profondamente l’intera classe politica. Premetto che non vedo nessun pericolo nella grande affermazione del M5S, quello che secondo me è il fatto più importante è la voglia di cambiamento che hanno espresso gli elettori. Hanno punito la scarsa chiarezza, i vecchi inciuci e, non può essere ignorato, hanno voluto sicuramente stigmatizzare una politica governativa che privatizza la sanità, abbassa le tutele dei lavoratori, vuole riformare la Costituzione a colpi di maggioranza, con i voti di Verdini, che strangola i comuni.

Non c’entra secondo me la protesta contro la politica, ma è un segnale fortissimo di intolleranza contro una “certa politica”; quella degli accordicchi dall’alto, quella che non passa mai la mano, quella dei privilegi. Napoli ha visto l’affermazione schiacciante del sindaco uscente nettamente contro i partiti nuovi e vecchi, incapaci di esprimere un briciolo di novita e candidati credibili; a Roma la Raggi ha polverizzato gli avversari forte di una rottura netta col passato recente della Capitale, una melma disgustosa nella quale la mafia sguazzava e si arricchiva alle spalle dei cittadini con la complicità dei partiti. Il buon Giachetti era stato incaricato di una missione impossibile e il risultato è stato drammatico. A Torino, un ottimo sindaco del PD non è stato riconfermato. Non sono solo io che lo pensa, ma probabilmente ha pagato le scelte governative lontane dai Comuni, ormai abbandonati a se stessi e le tante decisioni governative che la gente non riesce a digerire. Milano è un caso a parte, visto che i votanti, prima hanno selezionato due candidati sovrapponibili per il ballottaggio e poi hanno fatto vincere Sala di misura. Un caso a parte, quello della fu capitale morale d’Italia, che ha compiuto una scelta conservativa, dopo un quinquennio di buon Pisapia. Bologna ha riconfermato sindaco uscente, ma la candidata della Lega ha ottenuto un risultato impensabile solo pochi anni fa, tanto che lo stesso vincitore si è mostrato più preoccupato di questa situazione che felice per la sua rielezione. Un quadro variegato ma che assevera la voglia di cambiamento rispetto ad una brutta politica arrogante, povera di idee e progettualità.

In provincia di Frosinone il risultato per il centrosinistra è pesantemente negativo e anche qui il tentativo di affermare accordi indigeribili è stato severamente punito dagli elettori. Ma, mentre a Sora il candidato di centrosinistra era beneficiario di questi accordi (Roberto De Donatis il vincitore, candidato del centrodestra proviene da una storia più a sinistra di Tersigni), a Cassino questi accordicchi hanno di fatto affossato il sindaco di centrosinistra uscente. Non importa se Petrarcone ha risanato i bilanci, dato dignità ad una intera città, scacciato dopo tanti anni una politica cialtrona e negazionista, progettando una Cassino del futuro. Il Centrosinistra si è presentato diviso alle elezioni, ha deciso di non sostenere compatto un’ottima persona, pensa un po’ onesta e competente, ma di complicarsi la vita affondando il suo candidato migliore. Un brutto colpo, per chi immaginava una città martire rinnovata, ma anche per l’intera provincia. Non parlo di Alatri per non dilungarmi troppo, ma l’auspicio è che queste elezioni diano forza alle voci riformiste, a quei soggetti che vogliono davvero rinnovare la politica, attraverso una profonda catarsi dei partiti.

Chi propina l’idea di un futuro senza partiti lo fa per ragioni strumentali, lo stesso M5S altro non é che una forma originale, condivisibile o meno, di un partito. La questione vera è quanto queste organizzazioni vogliono rinnovarsi al loro interno; fino a che punto vogliono spingersi per individuare una nuova, onesta e competente classe dirigente.

La gente è stanca oppure confusa dagli inciuci e, per reazione, sceglie di andare laddove è più chiaro. Il male non è il grillismo, saranno valutati per come amministreranno, ma l’ottusa ricerca di accordi indecenti, che continuano direttamente o indirettamente ad alimentare la corruzione (ci costa 60 miliardi l’anno), l’evasione fiscale (meno 200 miliardi l’anno di entrate per lo stato), la precarietà, la malasanitá, eccetera.

A tutto ciò non è estraneo il referendum costituzionale che tra qualche mese ci dirà che modello d’Italia vogliamo. Con tutto il rispetto che merita il Presidente del Consiglio, evocare il diluvio universale in caso di vittoria del no e trasformarlo in un referendum sulla sua persona, addirittura prima delle amministrative, è stato un grave errore. Premesso che di Presidenti del Consiglio ve ne sono stati decine e centinaia ce ne saranno in futuro, la Carta Costituzionale penso che sia molto più importante di ogni “cosa”. I cittadini hanno il diritto di votare liberamente SI o NO alle modifiche, sulla base delle proprie convinzioni.

Chiudo qui, sono andato un po’ lungo ma di cose da dire ce ne sarebbero ancora tante, spero solo che questa tornata elettorale sia il punto più basso e, dopo una seria e profonda riflessione, con qualche passo indietro da parte di certe vecchie volpi e qualche passo avanti di giovani capaci e motivati, il Centrosinistra possa ripartire di slancio, guardando meglio in direzione dei bisogni della famiglie e dei più deboli, nell’ambito di politiche serie che puntino al rinnovamento delle strutture del territorio e del Paese.

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