La Ciociaria dei vaccini. E il “fattore” sindaci

Dai vaccini alle elezioni Provinciali e Comunali. Nel primo caso la Asl è tra le prime in Italia per vaccinazioni anti Covid. Nel secondo la politica non si è mossa per riportare le Province a ciò che erano prima della riforma. La conseguenza è...

Corrado Trento

Ciociaria Editoriale Oggi

Sanità ciociara sugli scudi. La Asl di Frosinone ha somministrato più dosi di vaccino di tutti nel Lazio e anche in Italia ha percentuali da record. Vuol dire che si può fare. Vuol dire che l’eccellenza si può raggiungere anche nel “pubblico”e perfino nel momento più importante e delicato, quello della pandemia da Covid-19. (Leggi qui L’Italia che funziona e vaccina sta a Frosinone).

Merito di un’organizzazione aziendale che il direttore generale Pierpaola D’Alessandro ha curato e preparato nei minimi particolari, ma merito anche di medici, infermieri e ausiliari che non si stanno risparmiando. E fa indubbiamente piacere guadagnare la ribalta nazionale su un tema come questo.

Vaccinazione anti Covid

La guerra al virus, però, è ancora lunga. Lo ha detto senza mezzi termini il ministro della salute Roberto Speranza, mentre il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato da settimane non fanno altro che ammonire a non abbassare la guardia, perché basta pochissimo per far riprendere quota alla curva dei contagi.

In realtà la curva dei contagi non ha mai perso quota, l’obiettivo era arrivare alle festività natalizie con numeri più bassi. Perché altrimenti poi l’effetto “feste”lo avremmo visto nei numeri. Come stiamo in effetti vedendo. E questo lascia riflettere, dal momento che è impossibile capire perché non si osservi la massima cautela. Il virus esiste e colpisce duro, decessi e ricoveri non sono invenzioni del complottismo mondiale. Purtroppo fanno parte della realtà quotidiana da quasi un anno.

Inoltre, osservare scrupolosamente le regole è anche un atto di rispetto per chi è in trincea e cerca con tutte le sue forze di curare e di salvare vite. I sanitari sono stremati da mesi di impegno in prima linea. I decreti, i consigli, i moniti, i sacrifici: tutto viene vanificato se anche pochissime persone non osservano le regole.

Tanto difficile da capire?

La politica locale ha riscoperto le… Provinciali

Il presidente della Provincia Antonio Pompeo con il Consiglio

Tutti i Partiti, nessuno escluso, sono proiettati non soltanto alle comunali. Ma anche alle Provinciali. Dove alle urne vanno sindaci e consiglieri comunali, vale a dire gli addetti ai lavori.

La riforma Delrio è rimasta, nonostante l’esito chiaro di un referendum preciso. D’altronde si sa, in Italia non esiste nulla di più definitivo del provvisorio. Oggi il Pd, la Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e tutti gli altri si rendono conto che governare la Provincia può essere importante, oltre che prestigioso.

Ma nessuno ha preso l’iniziativa per una sensibilizzazione sul tema. Con l’obiettivo di tornare alla situazione precedente. Con l’elezione diretta del presidente e dei consiglieri. Il punto è proprio questo: sono tutti interessati ad eleggere più consiglieri possibili. Ottenendo quindi molti voti ponderati, come stabilisce il sistema elettorale. Ma la sensazione è che si tratti più di una prova di forza che di una strategia politica.

Si dovranno eleggere 12 consiglieri. Vedremo se si ragionerà in termini di alleanze. Se per esempio il centrodestra si presenterà unito oppure se, come appare già chiaro, ogni Partito conterà i suoi amministratori.

Le Provinciali sono diventate un “termometro” per i Partiti, ma questa è cosa diversa dall’avere un programma preciso di governo del territorio e di rilancio di un ente che in realtà non ha nulla di secondo livello. Mantiene competenze sulla manutenzione delle strade e degli edifici scolastici. Inoltre esercita comunque un ruolo di raccordo fondamentale su materie come la gestione delle risorse idriche e dei rifiuti. Dovrebbe essere molto di più che un ente nel quale effettuare una conta politica tra addetti ai lavori.

In primavera ci saranno pure le Comunali. Altra prova del nove per le coalizioni di centrodestra e centrosinistra. L’unità non è scontata e non basta certo professarla a parole.

Partiti timidi I sindaci fanno la differenza

Claudio Durigon Foto: Alessia Mastropietro (Imagoeconomica)

Claudio Durigon, deputato e coordinatore regionale della Lega, ha detto a Ciociaria Oggi che a suo giudizio per quanto riguarda le Comunali la differenza la fanno i sindaci. Ed ha perfettamente ragione.

Basta dare uno sguardo all’esito delle amministrative dello scorso settembre: sindaci uscenti tutti confermati. A cominciare da Roberto Caligiore a Ceccano e da Anselmo Rotondo a Pontecorvo. Ma basta analizzare il dibattito nei vari Comuni per rendersi conto che i tempi e i modi vengono dettati dai primi cittadini. Da Nicola Ottaviani a Frosinone, da Antonio Pompeo a Ferentino, da Enzo Salera a Cassino, da Roberto De Donatis a Sora, da Daniele Natalia ad Anagni, da Simone Cretaro a Veroli, da Massimiliano Quadrini ad Isola Liri. E così via.

Sindaci che, tranne pochissime eccezioni, possono contare soprattutto su liste civiche. I Partiti faticano a prendersi la scena e questo sarà il tema delle prossime Comunali. E di quelle del 2022. Bisognerà vedere cioè quanti spazi riusciranno a riprendersi i Partiti alle comunali. (Leggi qui Liste civiche e coalizione: le strategie Pd per le elezioni).

C’è però anche un’altra considerazione da fare: si sono perse le tracce delle opposizioni. Nel senso che, a parte qualche eccezione, le minoranze sono spesso divise e quasi mai in grado di proporre un programma alternativo di amministrazione cittadina. Nella maggior parte dei casi si arriva alle elezioni senza nessuna coesione e senza un progetto unitario. Ragione per la quale l’unica cosa che si può davvero provare a fare è quella di mettere in campo una coalizione elettorale. Spesso non basta per battere sindaci uscenti che hanno alleanze forti e consolidate.

Riscoprire il ruolo nobile dell’opposizione significherebbe rimettere in moto la politica. Quella che si fa sul territorio. Ventre a terra.

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