Competenza al potere. E il cinismo dei mediocri

La politica non ha capito. Né la serietà della situazione né dell'appello del presidente Mattarella. Assistiamo ogni giorno ad una commedia mentre il Paese affonda nella tragedia.

Corrado Trento

Ciociaria Editoriale Oggi

Non è bastato. Eppure il presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo aveva spiegato chiaramente: «Avverto pertanto il dovere di rivolgere un appello a tutte le forze politiche presenti in Parlamento perché conferiscano la fiducia a un governo di alto profilo che non debba identificarsi con alcuna formula politica».

E prima aveva detto: «Sotto il profilo sanitario, i prossimi mesi saranno quelli in cui si può sconfiggere il virus oppure rischiare di esserne travolti. Questo richiede un governo nella pienezza delle sue funzioni, per adottare i provvedimenti via via necessari, e non un governo con attività ridotta al minimo, come è inevitabile in campagna elettorale. Lo stesso vale per lo sviluppo decisivo della campagna di vaccinazione».

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

L’Italia è davvero sull’orlo del baratro: continuano a morire di Covid centinaia di persone al giorno (dall’inizio della pandemia le vittime sono state più di novantamila). Per non parlare del numero dei contagiati e di tutto il resto.

Il Capo dello Stato ha chiesto «un governo di alto profilo che non debba identificarsi con alcuna formula politica». Per questo ha affidato l’incarico a Mario Draghi. Il più bravo, il più competente, il più autorevole, l’italiano più conosciuto nel mondo. È bastato il nome per rassicurare i mercati e far scendere lo spread.

Ma i politici italiani non hanno compreso né la gravità della situazione né l’appello del Quirinale. E soprattutto non vogliono accettare il loro fallimento. Storico. Perché, oltre ai precedenti Governi, ha fallito anche il Parlamento. A parole tutti (o quasi) si dicono favorevoli all’opzione Draghi. Nei fatti però non è così: cavilli, distinzioni, ultimatum e tutto il resto nascondono la volontà di preparare un Vietnam nelle aule. Assistiamo ogni giorno ad una commedia mentre il Paese affonda nella tragedia.

C’è solo il cinismo della mediocrità. Trasversale, potente, indifferente.

La Lega mette nel mirino Forza Italia

Diverse adesioni alla Lega in Ciociaria in questi ultimi giorni. Tra le quali quella del sindaco di Pontecorvo Anselmo Rotondo. E anche il primo cittadino di Sgurgola Antonio Corsi è salito sul Carroccio. Il coordinatore provinciale Nicola Ottaviani ha deciso di imprimere un’accelerazione, nel solco della linea tracciata dal coordinatore regionale Claudio Durigon e da Francesco Zicchieri, responsabile nazionale per il radicamento del partito nel centrosud.

Nicola Ottaviani (Foto: Stefano Strani)

La strategia di Ottaviani è chiarissima: provare ad allargarsi al “centro” in una provincia, quella di Frosinone, un tempo roccaforte della Dc e poi degli “azzurri”di Silvio Berlusconi. Non è un caso che Ottaviani guardi a chi proviene da Forza Italia. Gli “azzurri”dal canto loro faticano a rendersi conto di essere “sotto attacco”. Presi da contrapposizioni che non si placano e da situazioni che si trascinano da troppo tempo. Senza una soluzione.

Per esempio: quale il ruolo del vicepresidente nazionale Antonio Tajani in Ciociaria? Per dirla in maniera chiara: padre nobile oppure volontà di riprendere la gestione del Partito? Il senatore e coordinatore regionale Claudio Fazzone va avanti per la sua strada, ma è chiaro che anche lui attende di capire come evolverà la situazione. Le elezioni provinciali, nelle quali votano gli amministratori (sindaci e consiglieri) disegneranno gli equilibri nel centrodestra.

Ma è fin troppo facile prevedere che il pressing della Lega nei confronti di chi non si trova a suo agio in Forza Italia continuerà. Anzi, è destinato ad aumentare.

Democrat, la resa dei conti sarà inevitabile

Il fallimento del tentativo di dare vita al Conte ter e l’esito (qualunque esso sia) dell’opzione Mario Draghi avrà inevitabili effetti nel Partito Democratico.

FOTO: AG. ICHNUSAPAPERS

A livello nazionale Nicola Zingaretti si sta giocando la leadership più che la segreteria. Sul piano locale invece la situazione è diversa. A dare le carte è sempre e comunque la corrente Pensare Democratico. Il cui leader, Francesco De Angelis, non molla neppure di un millimetro.

Quando si voterà per Politiche e Regionali lo schema sarà lo stesso del 2018. Con un’unica e significativa variante: stavolta De Angelis non sarà in terza posizione nel proporzionale. Ma in prima. Mentre Mauro Buschini e Sara Battisti concorreranno ancora per le Regionali.

Il che vuol dire che il presidente della Provincia Antonio Pompeo (referente di Base Riformista) potrà anche candidarsi per la Regione, ma dovrà vedersela con i due uscenti. Non ci sono gli spazi per delle soluzioni condivise che tengano dentro tutti. E questo comporterà una estenuante resa dei conti alle comunali. Ovunque: da Alatri a Sora, da Ferentino a Frosinone. Nel capoluogo è già chiaro che le due anime del Pd si conteranno. O alle primarie o direttamente al primo turno.

Rischio rinvio per le comunali di primavera

Il presidente Mattarella ha detto che sarebbe complicato andare al voto a livello nazionale. Spiegando: «Ci troviamo nel pieno della pandemia, il contagio del virus è diffuso e allarmante, e se ne temono nuove ondate nelle sue varianti. Inoltre, la successiva campagna elettorale richiede inevitabilmente tanti incontri affollati, assemblee, comizi. Il ritmo frenetico elettorale rende impossibile che tutto si svolga con i necessari distanziamenti».

Complicato pensare che ciò che vale per le elezioni politiche poi non conta se ci sono le comunali. Dipenderà dall’evoluzione dalla curva dei contagi. Ma il rinvio appare dietro l’angolo. (Leggi anche Elezioni, rischio rinvio per Roma, Sora e Alatri).

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