Non è più tempo per paraculi

Cosa vuol dire la manovra annunciata oggi da Giuseppe Conte. E perché è un'occasione. Un segnale per l'Europa. Che ancora una volta dovrà prendere esempio. A condizione che ancora una volta emerga la parte migliore dell'Italia

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Un provvedimento per marzo. E se l’emergenza Covid-19 proseguirà ce ne sarà un altro anche ad aprile. Tiene conto di un fatto: se i barbieri non tagliano i capelli, se i ristoranti non cucinano, se i bar non fanno cappuccino e cornetto, c’è una larga parte dell’Italia che si ferma. Perché i negozi non possono pagare i fornitori, saldare i conti, onorare i prestiti, pagare i mutui, saldare i professionisti che ruotano intorno all’attività: commercialisti, avvocati, elettricisti, geometri…. E soprattutto nessuno può pagare gli stipendi.

Il decreto tiene conto di questo e provvede. Partendo da un presupposto: non sono soldi che piovono dal cielo: c’è una parte dell’Italia che ancora sta riuscendo a lavorare e può pagare le tasse, con quei soldi si sosterranno quelli che ora non ce la fanno.

Palazzo Chigi – Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nella Sala dei Galeoni, in conferenza stampa al termine del Consiglio dei Ministri n. 37.

Il decreto stanzia tre miliardi e mezzo per Sanità e Protezione civile, finanziando l’acquisto dei macchinari che servono, la messa in servizio di medici ed infermieri. Tre miliardi e trecento milioni per la cassa integrazione in deroga per tutti, anche a chi ha solo un dipendente.  E poi più di 10 miliardi a sostegno dei lavoratori attraverso l’estensione della cassa integrazione, coprendo anche gli autonomi: per loro un assegno una tantum di 600 euro per il mese di marzo. 

Le tasse da pagare: slittano le scadenze per i pagamenti di Iva e Irpef. Altri 10 miliardi vanno a coprire la sospensione delle rata del mutuo sulla prima casa per chi non riceve lo stipendio in questi giorni

In tutto 25 miliardi per iniziare. Ad aprile si vedrà. Se però tutti risponderanno all’appello fatto nelle ore scorse dal ministro Gualtieri: chi è in grado, paghi le tasse. Serviranno ad aiutare chi non ce la fa.

È questa la vera scommessa dell’Italia: il vero volto di questo Paese che si diverte a passare per spaghettaro e cialtrone, tutto pizza e mandolino. Ma che è capace di slanci ineguagliabili: come la volta che si è riversato in massa a liberare Firenze dal fango, a scavare tra le macerie dell’Irpinia. Non è un caso se qui è nata la protezione Civile che poi è stata presa a modello in tutta l’Europa.

Medici, infermieri e volontari

Ora serve che il Paese che produce, che riesce ancora ad andare avanti grazie ai suoi operai ed i suoi macchinari, paghi le tasse e tenga in piedi il sistema. Perché quella pioggia di denaro non è gratis ma è pubblica, frutto dello Stato sociale che noi stessi teniamo in piedi.

Non è più tempo per paraculi. Non è più tempo di quei maledetti che in questi giorni rubano le mascherine e l’Amuchina lasciate a disposizione per tutti e se la portano a casa. Basta con i furbi. Questo maledetto Coronavirus è l’occasione per cancellarli dalla nostra immagine. E sostituirli con il volto di un’Italia che non si spaventa, che lavora, che produce, che con il suo impegno saprà far andare tutto bene.