Inseguendo le piazze e la logica del gregge (di C. Trento)

Grazie al cielo Fca ha deciso di tornare ad investire sul territorio. Altrimenti nessuno avrebbe mosso un dito per renderlo più appetibile per chi avesse voluto metterci una nuova fabbrica. Indifferenti. Anche al taglio dei parlamentari: cancellerà deputati e senatori del territorio. Ma tanto si va a rimorchio, come avvenuto per l'Ambiente.

Corrado Trento

Ciociaria Editoriale Oggi

Ottocento milioni nello stabilimento di Piedimonte San Germano per la produzione di un Suv Maserati ad alimentazione ibrida ed elettrica (2021) e per i modelli ibridi di Giulia e Suv Stelvio dell’Alfa Romeo (2020). Un lampo nel buio, arrivato direttamente dalla Maserati. Un annuncio in linea con il programma di investimenti (5 miliardi di euro) di Fca per l’Italia. Un segnale finalmente in controtendenza, che dovrebbe portare alla ripresa della produzione dopo un oceano di cassa integrazione, di stop, di speranze deluse e di annunci rimasti sulla carta.

Il Maserati Levantino in produzione a Cassino Plant nell’elaborazione ipotizzata da Motor1.com

Ossigeno puro per il futuro di un’economia, quella della provincia di Frosinone, che dipende moltissimo dall’automotive, dallo stabilimento Fca e dall’indotto. Un lampo nel buio dicevamo. Un colpo battuto dall’azienda, nel silenzio di un territorio che definire apatico è davvero un eufemismo edulcorato.

Lasciamo stare le solite obiezioni ipocrite e di maniera: cosa può fare la politica davanti alle scelte di un colosso privato? Può fare. Rendendo maggiormente appetibile il territorio, mettendosi in gioco e provando a prevedere, per esempio, benefici fiscali a chi produce, investe e crea posti di lavoro. Perfino sul piano delle imposte locali. Può fare. Creando un sistema infrastrutturale all’altezza. Può fare. Con un’attività virtuosa di lobby territoriale. Cioè con un sistema di pressione politica positiva.

Invece no, nulla. D’altronde la politica nazionale è la prima a dare esempi sballati. Si insegue la piazza, qualunque essa sia. Quella dei sondaggi, quella degli studenti, quella di chiunque possa dare soltanto la sensazione di portare qualche voto. Ad ogni livello, perfino locale. Senza mai sviluppare un ragionamento proprio, coraggioso, autonomo, controcorrente, di verità. Senza mai sfidare la logica del gregge. Per il timore di perdere poltrone, ruoli, rendite di posizione.

Il taglio dei parlamentari e le province

La piazza virtuale sta già godendo: 345 parlamentari in meno saranno un colpo terribile alla Casta. I Cinque Stelle già festeggiano. Dal 7 ottobre via all’ultimo atto della sforbiciata di deputati e senatori.

L’Aula di Palazzo Madama

I problemi dell’Italia saranno risolti? No. Come non sono stati risolti dal taglio dei vitalizi, come non sono stati risolti dal reddito di cittadinanza. Tutti provvedimenti che servono ai grillini per evitare che il dibattito si concentri sui fallimenti del primo anno e mezzo di governo.

Nessuno che alza la manina per dire che tutto il sistema di pesi e contrappesi della Costituzione è costruito su quel numero di parlamentari. A cominciare dall’elezione del presidente della Repubblica, dalla composizione del Csm e della Corte Costituzionale.

Nessuno che alza la manina per dire che dovranno essere rivisti tutti i collegi e che la rappresentanza politica di una provincia come quella di Frosinone verrebbe “massacrata” se non cancellata. Il Pd si è adeguato alle richieste di Luigi Di Maio su questo punto. Acriticamente. Senza neppure considerare che in questo modo presta il fianco alle incursioni di Italia Viva di Matteo Renzi.

La realtà è che la politica ha perso coraggio, specialmente quello dell’impopolarità.

Foto: © Can Stock Photo / Alexx60

Si insegue la piazza anche nella vicenda dell’emergenza climatica. La mobilitazione degli studenti e dei giovani è sicuramente un fatto positivo. In termini di consapevolezza, di entusiasmo, di trascinamento.

La politica si è “tuffata” in questo mare. A colpi di “like”e di qualunquismo. Massimo Cacciari, filosofo e già sindaco di Venezia, è stato tra i pochissimi ad accendere i riflettori anche su altro. Dicendo, in un’intervista al Corriere della Sera, che «mica il ministro può giustificare i ragazzi». Aggiungendo che «i ragazzi che scioperano sono europei, ma in piazza non ci sono né indiani, né cinesi, né brasiliani, non mi pare un problemino da poco». Se Cina, India e Brasile non si impegnano seriamente sarà impossibile fronteggiare l’emergenza climatica.

Ma Cacciari ha pure sottolineato: «I problemi non si affrontano in termini ideologico-sentimental-patetico. Ma in termini scientifici. Userei le ore di queste manifestazioni per fare seminari autogestiti ai quali far partecipare lo scienziato che racconta come va il clima». Perché alla fine qualcuno deve pur ricordare quale dovrebbe essere la funzione della scuola, dell’educazione, della didattica. Senza limitarsi soltanto ad inseguire la piazza. Urlante o disciplinata che sia.

Le dimissioni di massa a macchia d’olio

Mario Abbruzzese durante un’assemblea del Cosilam

Ancora una volta sono state le dimissioni di massa ad interrompere un mandato. In questo caso quello di Mario Abbruzzese alla presidenza del Cosilam.

Non entriamo in questa sede nel merito della vicenda. Il metodo però si sta moltiplicando anche in questa provincia. Con le dimissioni di massa è stato mandato a casa l’ex sindaco di Cassino Carlo Maria D’Alessandro. Con le dimissioni di massa fu interrotta la consiliatura di Fausto Bassetta ad Anagni. Si potrebbe continuare.

La sostanza è che il confronto politico non esiste più. Le partite si giocano soprattutto all’interno dei singoli schieramenti, spesso tra correnti contrapposte. La sostanza è che raccogliere le firme nello studio di un notaio è ormai la strada maestra per far cadere l’avversario o l’alleato. Si potrebbe raggiungere lo stesso effetto votando in aula una mozione di sfiducia, magari per appello nominale, magari guardandosi negli occhi.

Mario Abbruzzese ed Enzo Salera a Teleuniverso. Foto © Roberto Vettese

Il fatto è che la politica, soprattutto quella locale, vive di dispetti, di agguati, di gelosie, di spifferi di piccole correnti. I Partiti non riescono a governare più nulla al loro interno e chiunque si sente legittimato ad ogni tipo di fuga in avanti. Perché si considera indispensabile.

Non ci sono più terreni definiti sul piano politico e amministrativo. È tutta una palude, nella quale piantare bandierine.

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