I troppi colpevoli dietro alla morte di Emanuele (ed ai suoi assassini)

di Luigi MACCARO
Direttore Exodus
Cassino

 

 

Come adulti e come educatori abbiamo il dovere di interrogarci sulle cause del barbaro omicidio di Emanuele per capire dove affondano le radici di tanta violenza, di tanta incapacità di percepire un ragazzo di vent’anni come un proprio simile da non ferire in nome del vincolo di appartenenza alla medesima umanità.

Credo che all’origine di tutto ci sia sempre la rinuncia da parte del mondo adulto ad occuparsi dell’educazione dei giovani.

Famiglie incapaci di promuovere il benessere morale dei propri figli, la loro piena realizzazione, la possibilità che divengano cittadini e membri attivi della società umana. Scuole che anziché andare in crisi di fronte ai propri insuccessi educativi, puniscono, bocciano, escludono e generano dispersione ed emarginazione.

Una politica ipocrita e incapace di promuovere processi di rete virtuosi, assetata di potere e capace solo di fagocitare ogni risorsa pubblica per interessi privati. Chiesa locale e parrocchie che hanno ufficialmente rinunciato ad investire sugli oratori e sull’educazione dei giovani ripiegandosi su se stesse incuranti della progressiva disumanizzazione della società.

Tanta efferatezza si può spiegare, a mio avviso, anche con l’uso di droghe, cocaina, crack ed altre sostanze eccitanti che fanno perdere ogni senno.

Ovviamente è un’ipotesi, può essere una spiegazione ma non certo una giustificazione. Problema, quello della diffusione delle droghe, gravemente e colpevolmente sottovalutato nel nostro territorio.

Questa violenza arrogante da piazza è anche figlia di quella cultura gomorroide di quel Saviano che vorrebbe di corsa legalizzare le droghe.

E poi ci lamentiamo che i giovani non hanno più valori?

Ma chi è che lavora quotidianamente per prevenire episodi come quello di Alatri? Chi è che è seriamente preoccupato del futuro dei nostri figli?

Se abbiamo deciso che ognuno pensa a sé abbiamo fatto una scelta suicida per tutti. Ma dobbiamo anche interrogarci sulle conseguenze di quanto accaduto e questo è un compito ancora più difficile.

Dall’odio, dalla violenza nasce sempre altra violenza. Saremo capaci di spezzare questo circuito? Una punizione massima ed esemplare, che pure dovrà arrivare, sarà sufficiente a sanare le colpe?

Oggi non c’è solo una vita innocente distrutta, ce ne sono anche molte altre che non potranno mai più godere della bellezza della vita.

Certo, per loro stessa colpa, ma comunque distrutti anche loro. In questo momento la parola più difficile da pronunciare è perdono.

Ma è l’unica possibile. Spero che un giorno, quando gli assassini avranno pagato le loro colpe, avranno la possibilità di incontrare i familiari di Emanuele. E chiedere ed ottenere perdono. Chiudere la loro esperienza terrena avendo pagato i conti con la giustizia. Ma soprattutto con se stessi.

Servirà anche ai familiari di Emanuele: il vuoto è incolmabile ma la ferita può essere rimarginata con la medicina del perdono. Per quanto ci riguarda, da domani mattina, abbiamo il dovere di moltiplicare il nostro impegno per la promozione di stili di vita sani. Insieme a chi vorrà esserci.

Chi vorrà esserci?

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