Nulla di nuovo in Area Popolare

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di FABIO FORTE
già sindaco di Arpino e già presidente di Unionfidi Lazio Spa

 

Gentile Direttore,
da modesto analista ed osservatore politico, mi permetterai di fare qualche riflessione su quanto leggiamo di Area Popolare.

Ho la netta sensazione che questo nuovo soggetto politico non solo sia nato con la benedizione di Renzi, ma che possa addirittura ospitare nel suo seno transfughi del PD. Mi spiego. Renzi ha il problema della sinistra interna che s’oppone a lui e al “nuovo” corso del partito. Le Riforme Costituzionali potrebbero rappresentare la fatidica goccia che fa traboccare il vaso e in caso di vittoria del “no” il premier si sentirebbe braccato dall’opposizione di Bersani e compagni che ne uscirebbero, appunto, vincitori.

Perché, quindi, non preparare un exit strategy? Perché non dare il via al Partito della Nazione o come chiamar si voglia?

E chi meglio dell’area centrista e riformista potrebbe rappresentare la testa d’ariete per sfondare al centro e ricreare una nuova formazione più d’ispirazione democratico cristiana e meno socialista? Del resto Renzi trae le sue origini proprio dalla DC e non dal vecchio PCI-PDS-DS. Al progetto potrebbe inoltre aderire parte di Forza Italia, quella filo governativa, quella che ha già Verdini dentro la maggioranza. Quel Verdini che sta dissodando il terreno per una semina lenta e meticolosa, ma che potrebbe portare a frutti assai rigogliosi.

Anche qui in provincia potremmo avere dei passaggi dal PD ad Area Popolare, con personaggi che, in questo momento, si sentono davvero stretti in un partito che non potrà più garantire una pletora di eletti nelle scorse tornate. Certo, il “dominus” Alfredo Pallone (leggi qui), assieme ad una folta schiera di giovanotti che va da Michele Mele a Giuseppe Patrizi, dovrà ricavarsi uno spazio alla Pisana o a Montecitorio e, nello stesso tempo, garantire chi sarebbe pronto a “saltare”. Insomma, quella che potrebbe sembrare un’evoluzione, pare, invece, una restaurazione dove forze attualmente nella maggioranza di governo (Ncd, Udc, etc) si fondono in nome non di una ideologia, ma in nome di una strategia e di una necessità che, a questo punto, dovrà portare ad una “obbligatoria” revisione dell’Italicum.

Cambiando l’ordine dei fattori il prodotto non cambia. Di nuovo non c’è nulla, solo la riproposizione di schemi vecchi che parevano desueti.

Intanto la nostra provincia va sempre più giù.

Ah, dimenticavo. Qualcuno mi ha chiamato. Uno dei più giovani fortunatamente.

Ho ringraziato e ho detto di nuovo NO.

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