Finalmente lunedì vedremo se i sindaci hanno gli attributi

CORRADO TRENTO per CIOCIARIA EDITORIALE OGGI

Basta scaricabarile. Basta sofismi per cercare di lasciare il cerino in mano all’altro. Basta decidere di non decidere mai. Lunedì i sindaci di questa provincia hanno l’opportunità di valutare l’operato del direttore generale della Asl, professoressa Isabella Mastrobuono. Sulla base dei risultati raggiunti o non raggiunti, sulla scorta di valutazioni tecniche e obiettive. Da mesi non fanno altro che puntare l’indice nei confronti di scelte non effettuate o che hanno penalizzato la sanità locale. Il sindaco di Alatri Giuseppe Morini non ha usato mezzi termini, ma neppure quello di Sora Ernesto Tersigni. Per non parlare del primo cittadino di Cassino, Giuseppe Golini Petrarcone. Mentre il sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani ha sostanzialmente difeso la Mastrobuono (forse perchè, sul piano politico, vuole spaccare il Pd).

Lo diciamo in modo forte e chiaro: se lunedì la conferenza dei sindaci non avrà il numero legale oppure cercherà di rinviare la scelta, allora poi che nessuno osi lamentarsi più. È la prima volta, dal 1992, che il decreto legislativo viene applicato nella parte inerente la valutazione del manager da parte degli amministratori locali? E il problema dove sta? Il parere può anche essere non decisivo? Ma intanto lo si dia.

Se non vengono coinvolti, si lamentano. Quando vengono coinvolti, si lamentano lo stesso.

Ricordiamo sempre che l’Atto Aziendale (il documento che disegna la sanità locale per i prossimi dieci o quindici anni) è stato approvato con 22 sì (tra cui Ottaviani) e 17 no. Ma con 52 amministratori che o non hanno partecipato o non hanno votato. Abdicando al loro ruolo.

Il sofisma del giorno è: chi deve decidere prima? Per i sindaci la commissione regionale incaricata di valutare il manager. Per la Regione evidentemente i sindaci. Qualcuno trovi il coraggio di spezzare la solita catena dello “scaricabarile” e assuma l’iniziativa. Nicola Ottaviani, sindaco di Frosinone, ha detto che il giudizio deve essere di valutazione tecnica, non politico, ben sapendo però che gli amministratori difficilmente potranno dare tale tipo di giudizio. Che ci sia però il giudizio. Positivo o negativo. Se poi i sindaci “promuoveranno” la Mastrobuono, allora per coerenza non dovranno più dire una sola parola contro il funzionamento della sanità. Per rispetto agli elettori quali hanno chiesto e torneranno a chiedere il voto.

Ma va anche detto che il documento inviato ai Comuni è un rebus: ci sono gli obiettivi e quindi gli indicatori, poi il “peso”, la valutazione e le osservazioni. Ma la descrizione può andare bene per la cerchia ristretta degli addetti ai lavori, i medici cioè. Si parla di “proporzione di Stemi”, di “interventi previsti dal DCA”. Il tecnicismo viene utilizzato quando la politica cerca un alibi per non decidere. E questo alibi è perfetto. D’altronde anche la commissione regionale deve decidere. Invece si sta cercando ancora una volta di far trionfare la logica dello scaricabarile. Stavolta non può essere consentito.

Il consigliere regionale di Sel Daniela Bianchi dice che la designazione del nuovo direttore generale deve avvenire non in base “al luogo di nascita o alle amicizie politiche”. Parzialmente giusto: l’esperienza Mastrobuono, ma anche quella di Caporossi a Latina, hanno insegnato che non si può fare a meno del criterio della “territorialità”. Perché l’essere un professionista di questo territorio non dovrebbe essere compatibile con la professionalità, con la competenza, con la capacità di decidere? Quanti manager venuti da fuori provincia, calati dall’alto e imposti da Roma a colpi di decreti, hanno migliorato la sanità ciociara? Nessuno. E la sanità locale, tanto per essere chiari, ha sempre gli stessi problemi: file bibliche ai Pronto Soccorso, drammatici viaggi della speranza che fanno schizzare la mobilità passiva, nessun collegamento universitario, nessuna eccellenza. Una sanità impoverita da scelte romane avallate dalla condivisione o dal silenzio della politica locale: strutture chiuse, niente eccellenze, mai uno scatto. E poi ci meravigliamo che i medici non ri-
spondono ai bandi? Chi verrebbe in un deserto? La nostra, direbbe Mourinho, è una sanità da “zero tituli”.

La situazione non crolla esclusivamente per lo spirito di abnegazione e per la professionalità di medici e infermieri. Ma una svolta serve e un manager locale bravo avrebbe il vantaggio di conoscere la macchina e il territorio. Capito Buschini? Perciò chi è stato eletto, mai come adesso, deve assumersi delle responsabilità. Lunedì i sindaci non possono svicolare. Indro Montanelli scriveva che l’avverbio più usato dai politici italiani era “eventualmente”. Lo è ancora. Per rimandare, per posticipare, per scansarsi. La conferenza dei sindaci e la commissione regionale hanno il dovere di esprimersi. Se non lo faranno, allora tolgano il disturbo. Subito e sul serio però. Non eventualmente.

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