Se Barcellona e Turku non sono lontane da noi (di M.Galli)

Marco Galli

Sindaco di Ceprano

 

di Marco GALLI
Sindaco di Ceprano

 

 

Sono vicino con la mente e col cuore alle famiglie delle vittime di Barcellona e Turku. Due città europee lontanissime ma accomunate da morte e sofferenze. Vogliono terrorizzarci, cercano di seminare la paura per cambiare le nostre abitudini.

 

Dopo aver devastato il medio Oriente, che sta reagendo cacciandoli da quelle terre, vogliono colpire l’Europa responsabile, ai loro occhi, dell’imminente, definitiva sconfitta.

 

Hanno falciato centinaia di migliaia di vite in Siria e in Iraq nel tentativo di sottomettere quei popoli al loro folle credo. Non ci sono riusciti e ora utilizzano menti deboli per macchiare di sangue il nostro continente.

 

Non fanno distinzioni quando seminano la morte. E non importa se a cadere siano cristiani o mussulmani, donne o uomini, vecchi o bambini. Quello che conta è portare violenza e odio, per affermare un modello di (non)vita incardinato sull’ignoranza e l’intolleranza (di solito le due cose vanno insieme).

 

Non c’è nulla al di fuori di una farneticante interpretazione di una religione abramitica. Non c’è rispetto neppure per la Storia, che deve essere cancellata attraverso la sistematica distruzione dei monumenti. I nemici più pericolosi sono la cultura e la conoscenza, che possono in qualunque momento abbattere le fondamenta di una dottrina tanto violenta e intollerante quanto insensata.

 

Sta a noi reagire in maniera ferma ma intelligente. Generalizzare non serve, così come non dobbiamo cambiare le nostre abitudini.

 

In Europa va elaborata una strategia comune, che preveda la massima e rapida condivisione delle informazioni, insieme a mirati interventi per potenziare il sistema di sicurezza, che in questo Paese ha subito traumatici tagli da troppi anni a questa parte.

 

Anche i semplici cittadini possono fare molto, poiché, sovente, questi terroristi sono cellule solitarie. Soggetti, spesso, afflitti da disturbi comportamentali e mentali. Per fare ciò, è importante non generalizzare perché ci farebbe perdere di vista la realtà.

 

È il momento di unirci per difendere la nostra cultura, i nostri valori democratici che questo terrorismo 3.0 vorrebbe eliminare.

 

Gli incondivisibili slogan “elettorali” che associano popoli e religioni alla violenza e che, ad esempio in Italia, mischiano lo “ius soli” alla scia di sangue lasciata da questi assassini della bandiera nera non servono e, soprattutto, fanno il gioco di chi sogna una Roma “caput mundi” deserta e le bandiere nere sventolare a San Pietro.

 

 

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