Il circo senza clown scoperchiato dal vescovo Spreafico

di Marco GALLI
Sindaco di Ceprano

 

 

Ho letto con attenzione il contributo del Vescovo della diocesi di Frosinone, monsignor Ambrogio Spreafico. (leggi qui).

Come al solito dottrina, cultura e attenzione al territorio contraddistinguono il suo pensiero, anche in un contesto particolare come le ecomafie e l’inquinamento ambientale. Condivido in pieno il pensiero e per questo voglio soltanto fare alcune riflessioni. Cosa sono le ecomafie? E, soprattutto, tutto può farsi risalire agli affari di questi grandi consorzi criminali?

Per una mia esperienza personale, parlando di questo territorio, ritengo che il disastro ambientale sia il frutto di una concomitanza di fattori, diversi ma tutti finalizzati a guadagnare sullo smaltimento illegale dei rifiuti. Sicuramente la mafia casertana qui ha operato e sversato negli anni di tutto, approfittando di un generale disinteresse alimentato dalla politica e anche da tante istituzioni.

Frosinone era e doveva essere un’oasi. Fa nulla se poi accordi, conosciuti dagli stessi magistrati impegnati in prima linea nella lotta alla mafie, avevano elevato la Ciociaria a buon ritiro per latitanti e a terra di riciclaggio. Silenzio perché tutto era a posto.

Ricordo scontri al vetriolo con sindaci e Prefetti che negavano ogni presenza mafiosa dimostrando di non conoscere neppure la storia delle terre che rappresentavano, una vergogna.

Ma il problema non è stato solo questo. Imprenditori cialtroni e senza scrupoli hanno consentito di trasformare le loro fabbriche in mega discariche di veleni, un business ignobile ma pur sempre foriero di ricchezze impensabili. I cittadini, che scaricano ogni cosa nei boschi trasformando oasi di verde, in discariche puzzolenti e velenose. Insomma un mix, dove lo zampino ce lo ha messo pure chi doveva legalmente gestire il ciclo dei rifiuti, le cronache sono piene di inchieste in questa direzione.

Le bonifiche o le caratterizzazioni fatte ad uso e consumo di affaristi senza scrupoli, agevolati da istituzioni e politici assenti o complici. Ceprano ne è un esempio. Ramazzotti, Europress due siti  sequestrati a seguito di indagini sulle procedure seguite per la caratterizzazione e la bonifica.

Una ignominia.

Il problema adesso, per assurdo, sta nel business che si è aperto nell’ambito del trattamento dei rifiuti. Tutti ci si sono gettati a capofitto, con situazioni al di là del paradosso. In un contesto che di chiaro non ha nulla, troppi cercano di acquistare siti industriali dismessi per trasformarli in altre bombe ecologiche. Questo, fregandosene dei problemi del territorio dove andrebbe ad insistere un eventuale sito di trattamento dei rifiuti.

I comuni possono poco in questo senso e la frustrazione è grande. Un sindaco non può opporsi alla installazione di un sito che andrà a gravare direttamente sulla salute e sulle dinamiche del suo comune. Il grigio che nasconde gli affari incoffessabili aleggia sui territori già segnati da disastri ambientali.

I “monnezzari” e i loro progettisti, essendo entrambi impresentabili agli occhi dell’opinione pubblica, utilizzano altri soggetti, apparentemente puliti, per presentare progetti che andranno ad rimpinguare solo le loro tasche, a scapito della serenità dei territori. Un business senza scrupoli, dove tutti si associano con la speranza di arricchirsi. Società, Cooperative, Comunità, liberi professionisti impegnati nella progettazione e costruzione di siti che nessuno, visti i drammatici precedenti di questo Paese, vorrebbe vicino a se. A volte utilizzano il gioco delle scatole cinesi. Un soggetto qualunque acquista il sito prescelto; il libero professionista di fama elabora il progetto, un altro soggetto, che nulla ha a che fare con il ciclo dei rifiuti, presenta il progetto. Et voilà, l’affare è servito.

Io sono davvero preoccupato. Valuto con soddisfazione il lavoro che stanno portando avanti i sindaci nell’ambito del Coordinamento della Valle del Sacco. Quello che come Amministrazione dopo troppi anni finalmente stiamo facendo a Ceprano. Ma sono preoccupato dei segnali che arrivano dall’esterno e che non mi fanno rimanere tranquillo.

I rifiuti sono ancora un affare appetibile a molti. Ripeto ci sono le mafie che da anni si sono lanciate in questo business. Poi ci sono altri soggetti che, furbescamente, vogliono entrare nel giro oppure consolidare la loro presenza senza farsi notare, perché detestati dal territorio.

Per questo coinvolgono soggetti apparentemente presentabili, che non sanno alcunché di ciclo dei rifiuti ma hanno, probabilmente, altri interessi. Un gigantesco circo senza clown ma con animali feroci chiusi in gabbie di carta.

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