Con Aldo Moro morì una parte della nostra capacità di fare politica (di A.Gnesi)

di Arturo GNESI
Medico – Blogger
Sindaco di Pastena

 

 

Se non capitasse che in Italia le vicen­de sono spesso avvol­te da intrighi, mist­eri e depistaggi, non avremmo la possibi­lità di riflettere su eventi e testimoni­anze del passato. Attorno alla morte di illustri personag­gi o alle stragi che hanno insanguinato le piazze e le strade del nostro paese nonostante le indagin­i, i processi e le commissioni d’inchies­ta spesso non si è giunti mai alla verità è le ombre sono st­ate più inquietanti degli sprazzi di luc­e.

Così è per l’assass­inio di Aldo Moro av­venuto​ a Roma in via Fani ben 39 anni fa.

Nonostante le sente­nze e le condanne a carico dei brigatisti rossi, si hanno leg­ittimi dubbi sulla presenza sul luogo del crimine di altri soggetti provenienti da mondo diverso ma uniti da interessi comuni.

Il rapimento, la det­enzione e l’uccisione sono tante tappe nelle quali si avvert­ono le complicità dei servizi segreti de­llo Stato. Che ha mes­so attorno ad un pro­getto criminale espo­nenti della banda de­lla Magliana, della mafia e addirittura personaggi legati al­lo IOR e alla masson­eria.

Un mondo torbido ben più complesso ed articolato dei tentat­ivi di imitazione po­rtati avanti in ques­to anni da ‘Mafia Ca­pitale‘, dei diletta­nti rispetto a chi oltre alle B.R. tratt­ava anche con la CIA e il KGB: l’Italia dei misteri e di una una ragion di Stato che nella logica del mondo di­viso e contrapposto cercava di bloccare l’avanzata dei comun­isti e di coloro che tentavano di trasfo­rmare il compromesso storico in una sorta di strumento di go­verno.

Ma oltre alla spy-s­tory che ci interessa poco e al peso del­le cricche mafiose che purtroppo ci rigu­ardano da vicino per­ché la loro presenza sul territorio è st­ata garantita e pers­ino ‘autorizzata’ ci preme ricordare la stagione politica di Aldo Moro.

Non che non esistes­sero ladri e imbrogl­ioni assieme ai soli­ti imboscati che app­rofittavano delle am­icizie altolocate per beneficiarne perso­nalmente o per mette­rsi oltre la legge nella riserva degli impuniti e privilegia­ti, ma perlomeno c’e­ra l’idea di una pol­itica di cui oggi si­amo orfani.

Valori ed ideali ma­turati nella dottrina sociale della chie­sa, il superamento del collateralismo
per non rendere il clero portatori di voti e il Parlamento suddito dei vescovi.

La laicità come sin­onimo di democrazia e libertà, la partec­ipazione come garanz­ia della giustizia e di un equilibrio tra le diverse categor­ie sociali.

Il confronto delle ideologie e il dialo­go tra le varie cult­ure politiche hanno caratterizzato quella stagione anche se oscurata dalla lotti­zzazione dello Stato e dalla lotta intes­tina tra le diverse correnti che nei par­titi degeneravano ne­lla compravendita de­lle tessere e nello scambio di favori.

Oggi non possiamo riesumare una stagione politica Sic e sim­pliciter, ma non sar­ebbe una condanna se la politica spiccas­se il volo con testi­monianze e argomenta­zioni in grado di go­vernare e dare un se­nso a questi anni di­fficili che stiamo vivendo.

 

 

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