Aridateci Cirino Pomicino

Arturo Gnesi
di ARTURO GNESI
Sindaco di Pastena

 

Caro direttore,
negli anni di Tangentopoli e della frantumazione dei Partiti abbiamo creduto per un attimo che il sogno di una politica onesta, sobria e al servizio dei cittadini divenisse finalmente realtà.

Sulle barricate della contestazione e sul rifiuto dei partiti diventati fortezze di potere, privilegi e impunità, abbiamo immaginato che fosse ormai imminente l’alba di una nuova stagione politica.

La spazzatura del sistema clientelare sembrava essere tutta raccattata dai tribunali italiani e ci si aspettava che da ‘Mani Pulite‘ si propagasse l’onda lunga di una rigenerazione culturale che tenesse fuori dai palazzi i cortigiani, i portaborse, nani e ballerine che il vorticoso giro di mazzette teneva in piedi.

I movimenti della società civile, l’armonia di intenti tra una parte della magistratura e un ampio settore della gente comune, una nuova sensibilità della gerarchia ecclesiastica, una stampa più libera e soprattutto le prime coraggiose sentenze contro una struttura mafiosa che era stata impenetrabile e invincibile facevano credere di essere ad una svolta epocale.

Meno potere ai Partiti più spazio alla meritocrazia e ai diritti dei cittadini, meno lottizzazione e via i Partiti con le loro architetture ideologiche, i loro apparati e i big nazionali che sembravano eterni, intramontabili e infallibili.

Abbiamo così disarcionato i segretari dei partiti, i capi corrente, i ministri e sottosegretari, onnipresenti nei dibattiti televisivi e nei giornali che decantavano le «magnifiche sorti e progressive» della nostra Italia.

Craxi, Forlani, De Lorenzo, De Michelis, Martelli, Scotti, De Mita, Cirino Pomicino furono via via ‘radiati’ dalla vita pubblica, chi dopo le sentenze dei tribunali e altri per la progressiva perdita del ‘sex – appeal ‘ con l’elettorato che fino ad allora li aveva idolatrati fino ad identificarli con lo Stato che erano stati chiamati a rappresentare.

Dagli anni Novanta ad oggi è stata scritta un’altra storia e sembra anche esaurita la spinta innovatrice e rivoluzionaria della seconda Repubblica nata sul declino dei Partiti, sulla caduta del muro di Berlino e sulla perdita di identità e di consistenza delle ideologie che ne definivano i confini e gli orizzonti.

I vecchi apparati non esistono più e un ricambio generazionale ha ormai preso possesso delle istituzioni e delle sedi politiche dove si decidono lo sviluppo dei territori e il futuro della sua gente.

Un cambiamento che non conosce tregua, limiti e pudore e se in America si applaude al trionfo di Trump a qualcuno viene la nostalgia di Cirino Pomicino che di fronte al nuovo presidente statunitense farebbe sicuramente una gran bella figura.

Se l’esito finale della lotta alla corruzione e ai privilegi della casta, se il sangue versato dai giudici Falcone e Borsellino per opporsi alle infiltrazioni mafiose porta a simili risultati allora ‘aridateci Cirino Pomicino‘.

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