Gnesi: «La provincia sconfitta da Amazon»

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di ARTURO GNESI
Sindaco di Pastena

Caro Direttore,
sto seguendo con attenzione la vicenda legata al futuro insediamento di Amazon nel reatino e le reazioni apparse sul suo blog.

Riflessioni meritevoli di approfondimenti e legittime per i contenuti e l’esposizione dei fatti. Tuttavia c’è qualcosa che non torna perché ad essere obiettivi è forte la preoccupazione di mostrare “i dogmi e le superstizioni” del fattaccio e paradossalmente nessuno può essere additato come il responsabile principale per quello che rappresenta una nuova sconfitta per il nostro territorio.

Manca una valutazione delle dinamiche reali che stanno all’origine di questo fenomeno e forse il ragionamento più propositivo che alza il sipario su una nuova frontiera è quello di Daniela Bianchi (leggi qui il precedente).

Occorre capire che si stanno modificando le regole del gioco e che i poteri sovranazionali non sanno che farsene delle rivendicazioni campanilistiche, delle ricette delle categorie industriali locali o dei veti dei politici regionali.
Non funziona più la cordata o la filiera tra politica e classe imprenditoriale locale e non è che siglando un accordo tra partiti e categorie industriali arrivano i finanziamenti e i posti di lavoro sul territorio.

Assistiamo all’egemonia di un capitalismo che è diventato sovrano e decisionista e che con l’aiuto delle banche detta l’agenda ai governi nazionali. Un capitalismo che non si fa carico dei costi dello stato sociale anzi ordina alla forze politiche di intraprendere forzati e obbligati percorsi riformistici, dalla liberalizzazione e privatizzazione dei servizi pubblici fino alla modifica delle norme per le assunzioni e il licenziamento dei dipendenti che di fatto toglie forza e peso alla classe operaria e al ceto medio.

Una politica che è costretta ad inseguire i diktat delle banche altrimenti rischia di rimanere orfana di un potere sempre meno rappresentativo della volontà e dei bisogni della gente.
La politica per poter contare ha bisogno dei poteri forti e ha abbandonato il popolo al suo destino perdendo in tal modo il suo riferimento e il suo peso contrattuale.

La verticalizzazione della politica e la sua sudditanza ai poteri forti sta generando un vero mutamento culturale che già si intravede nella selezione per cooptazione della classe dirigente che diventa strumento duttile delle multinazionali e dei centri di potere sovranazionali.

Amazon è la dimostrazione che a decidere del futuro della nostra terra sono altri che decidono altrove e che non si pongono il problema delle esigenze del territorio e meno che mai si lasciano influenzare dal bisogno di lavoro dei giovani e dalla richiesta di futuro delle nuove generazioni.

La politica è al fianco di questo progetto neoliberista , tant’è vero che pur essendoci una contrapposizione formale tra destra e sinistra nei fatti, una volta alla guida del paese vengono adottati gli stessi provvedimenti e si inseguono i medesimi risultati.

Quello che era stato possibile ottenere nei decenni passati ovvero una ridistribuzione della ricchezza verso le fasce sociali più deboli e disagiate adesso si è interrotto e il profitto si accumula nuovamente nelle mani di pochi e anziché favorire la crescita del lavoro incrementa solo il capitale e il potere finanziario delle banche.

La politica è responsabile di questa perdita di sovranità popolare perché da qualche decennio sta destrutturando la costituzione, sta sacrificando i principi della giustizia, dell’uguaglianza e della solidarietà sociale a favore delle lobbie e di un sistema clientelare corrotto e pervasivo.

Accanto a questi nuovi padroni delle istituzioni, il drappello dei servitori sciocchi che in ogni comparto addomesticano il conflitto sociale e legittimano, in nome della legge del mercato, il ritorno ad una società delle disuguaglianze e dei diritti negati.

Amazon va per la sua strada e oggi molti ricorrono al realismo del cardinale Mazzarino “ Il trono si conquista con le spade e i bastoni ma si conserva con dogmi e superstizioni” perché questo potere dominante è incapace di recuperare dignità e sovranità.

La classe politica per tornare a contare dovrà recuperare il legame di rappresentanza con le masse popolari e avere nel ceto medio un nuovo alleato preparato e competente, in grado di sapere dove va questa società del terzo millennio e soprattutto senza illudersi che il progresso sia proporzionato alla riduzione dei diritti sociali e al concetto emergente della “legalità sostenibile” .