Tra i nostri sindaci qualcuno è convinto che i moralisti servano a una beata minchia

Arturo Gnesi
di ARTURO GNESI
Sindaco di Pastena

 

Caro direttore,
non sarà un film o una fiction televisiva a tenere a bada la mafia ma almeno fa riemergere le scomode verità che la cultura dominante tende a mettere da parte e a considerarle come eventi ormai appartenenti al passato.

Soprattutto non sarà un cast cinematografico a modificare la mentalità e i modi di essere e di fare di alcuni sindaci del nostro territorio.

Ma ho riflettuto sul ruolo che i cosiddetti moralisti hanno in alcune realtà sociali.

Ho visto in tv la rappresentazione della tragica fine del sindacalista Placido Rizzotto, iscritto al Partito Socialista, buttato giù da un dirupo e i cui resti furono ritrovati nel 2009 mentre la mafia corleonese usciva assolta dai processi. E quella dell’uccisione del giornalista del “Giornale di Sicilia” Mario Francese.

Chi dà fastidio al sistema viene eliminato. Chi cerca di far luce sui fatti delittuosi della società non trova consenso ma solo ostacoli, diffidenza ed omertà.

Affari e politica nelle mani della borghesia altolocata e una mafia che gestisce gli affari e le opere pubbliche con l’assenso dei rappresentanti istituzionali che raccolgono il voto mafioso e diventano garanti di questo mondo balordo dove per campare bisogna tacere e far finta di non vedere nulla.

Chi non accetta le regole diventa un “moralista” destinato a concludere nella vita “una beata minchia”, chi invece vuol cambiare il sistema e tenta di rompere il muro del silenzio e capire le cose “a monte” viene fatto fuori.

La mafia dei colletti bianchi rispettata e apparentemente immacolata e pura che circola liberamente nel Paese, mantiene il suo potere, accumula ricchezze e tiene sotto scacco le istituzioni. Questa era la realtà siciliana che con il tempo ha esteso i suoi tentacoli a Roma e nei mercati finanziari mondiali. Mentre cadevano sotto i colpi dei mitra o venivano fatti saltare in aria giudici, magistrati, giornalisti, poliziotti, carabinieri, semplici cittadini e alcuni parlamentari.

Anche il piccolo Salvatore forse diventerà, suo malgrado, un “moralista”. Perché sta conducendo la sua piccola inchiesta sulla carenza dell’acqua nella città di Palermo e tiene a mente il monito del nonno che prima di morire gli ha detto “mantieni la schiena dritta”.

Per qualcuno sarà solo un “inutile moralista” destinato a concludere solo una “beata minchia”.

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