Gnesi: «Non mi iscrivo a un Pd dove Berlusconi è più innocuo di Renzi»

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Arturo Gnesi
di ARTURO GNESI
Sindaco di Pastena

 

Caro direttore,
quando avrà dato spazio a tutti gli interlocutori che hanno più titoli e meriti del sottoscritto, allora potrà essere utile la nota di chi, come me, ha rinunciato ad iscriversi al Pd per le tante ed evidenti anomalie politiche.

Nonostante le radici culturali, la storia comune e le esperienze dirette, ad un certo punto l’aria è diventata irrespirabile perché si andava radicando la convinzione che l’effetto prodigioso del renzismo al 40% fosse solo l’inizio di un’ascesa politica senza precedenti nella storia repubblicana.

In questo momento nessuno ha le ricette miracolistiche e né la presunzione di indicare soluzioni definitive ma occorre mettersi dalla parte della gente e ragionare seriamente per elaborare una proposta politica.

In una recente intervista a Repubblica (22/6/2016) il “rottamato” Romano Prodi ha affermato che oltre i populismi, le angosce e le paure bisogna ritrovare ” il progetto e radicamento popolare … e che il solo ad averlo capito è papa Francesco

Io penso che in questi anni la politica non ha difeso i valori della gente, ha cercato il potere e non il consenso, ha cercato le compagnie importanti dimenticando i disagiati, gli esclusi, gli ultimi.

Il modello berlusconiano nonostante i suoi eccessi, le sue ombre e i suoi metodi presenzialisti per certi aspetti era più innocuo di un neo pragmatismo politico che non si fa scrupolo di allearsi con banchieri, massoni e inquietanti personaggi che pesano molto in parlamento ma che sono inesistenti sul territorio.

Le analisi su questi pessimi risultati elettorali sono molteplici, prevale talvolta la rabbia e la rivendicazione di chi si è sentito tradito, altre volte il giustificazionismo aleatorio di chi avrebbe dovuto fare qualcosa e invece si è messo a guardare, infine c’è chi vorrebbe che la politica tornasse a curare gli interessi di tutte quelle persone orfane di un partito che ha perso la bussola ed anche il suo patrimonio storico, culturale ed ideologico.

Non bisogna fare la guerra contro nessuno però se si vuole costruire una casa per la gente comune bisogna cambiare atteggiamento e mentalità.

Essere accoglienti e sapersi confrontare è la regola basilare poi però occorrono progetti e programmi da condividere con le persone e che siano all’altezza dei problemi del territorio. Non occorre in questa sede fare l’elenco delle criticità dei nostri comuni e della nostra provincia ma solo invitare i dirigenti a non essere i fautori di un partito “perdente e diviso”ma di un nuovo soggetto unito e vincente.

Se riusciranno nell’impresa non avranno fatto un piacere al sottoscritto, che conta quanto il due di briscola, ma avranno mantenuto fede agli impegni assunti con gli elettori e soprattutto non deluderanno coloro che, come don Andrea Gallo, chiedono alla politica di essere “di sana e robusta costituzione”.

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