Harry stai sereno, Enrico tie’ i cocci del Pd: so tutti tuoi

La settimana dominata da Harry e da Enrico. Uniti da un perfido destino. Di stracci, veleni ed insulti. Ma Harry e Megan, a differenza del Pd, difficilmente troveranno un Enrico disposto a raccogliere i cocci.

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

Per consonanza linguistica tutti sanno che l’inglese Harry corrisponde all’italiano Enrico. Il nome più gettonato della settimana per i due protagonisti. Il principino inglese e il figliol prodigo piddino tornato dalla ville lumiere per rimpiazzare Zingaretti.

La scena internazionale è stata monopolizzata in settimana dell’intervista di Harry e Megan la coppia di semireali che hanno deciso di scandalizzare il mondo con rivelazioni a loro dire inenarrabili. Anche se poi si è realizzato che era un patetico teatrino attira pubblicità.

Harry e le Storie Tese

Il principe Harry durante la visita a Montecassino

Lui è Harry Charles Albert David Mountbatten-Windsor, duca di Sussex. Figlio della compianta lady Diana e forse del principe Carlo. Anche se si accettano scommesse sul giardiniere, sullo stalliere o su un pilota.

Fatto sta che in ossequio alle regole della perfida Albione è stato presentato al mondo e cresciuto come un principino vero. Ha intenerito il mondo insieme al fratello per la prematura e drammatica dipartita della madre rendendosi simpatico a tutti per il carattere gioviale e scherzoso. Fino a quando ha conosciuto lei. Meghan Markle from Los Angeles. Titolo di studio: afroamericana. Attrice divorziata di piacevole aspetto che gli ha fatto girare la testa fino a fidanzarsi e sposarsi.

Lei ha avuto per anni un ruolo di secondo piano in una serie di secondo piano chiamata Suits, un modesto legal drama nel quale inquadravano più il suo piacevole lato b che il resto ed i dialoghi più intensi si sviluppavano nella penombra dell’archivio dello studio legale dove, col suo collega belloccio, si intrattenevano in rapide prestazioni amatorie.

Fatto sta che riuscita a farsi impalmare dal roscio principino si sposa in pompa magna ed in mondovisione nella cappella di San Giorgio nel castello di Windsor, accompagnata all’altare dal principe Carlo ed alla presenza della incredibile regina Elisabetta e di tutta la famiglia reale. La stessa famiglia reale che oggi viene accusata di razzismo. (Leggi qui Harry e Megan, l’invidia guardando la tv)

Ora chiunque nella vita abbia ascoltato il capolavoro di Elio e le storie tese servi della gleba” che narra le vicissitudini di un uomo schiavo di una gnocca che a sua volta lo tratta come pezza da piedi, ha immaginato un suo amico un conoscente dotato di moglie autoritaria in quel triste ruolo.

Io dall’altra sera dell’intervista immagino il povero Henry.

Il caratteraccio di Megan

L’intervista ad Harry e Megan

Si perché schiavo del politicamente corretto e dell’amore porta a casa dalla nonna una attricetta divorziata senza origini nobili e quei rigidi e pomposi inglesi invece di opporsi acconsentono al matrimonio senza grandi problemi. Si sposano e, non l’avessero mai fatto, lei dal giorno dopo inizia a piantare tante di quelle grane da estenuare pure un santo. E la cognata l’ha fatta piangere, e gli hanno levato le chiavi della macchina e non la facevano uscire, e la servitù non la rispettava, ed il palazzo le era contro, e le istituzioni la volevano cacciare, e hanno chiesto del colore del figlio prima ancora che nascesse. E che cavolo figlia mia ce l’hanno tutti con te!

Tra l’altro poi quel bel figlioletto che hanno fatto Archie è bianco latte che più bianco non si poteva e rosso di capelli tale e quale al padre e lo adorano tutti i familiari anche se sono costretti a vederlo solo su Zoom. Regina compresa. Su Zoom capite?

Il più cattivo? Carlo. Che l’ha accompagnata all’altare al posto del padre che non è defunto. Solo che non si parlano più come quasi con tutti i parenti, come la sorella che la descrive come un’arpia e la madre che ha un rapporto alterno. Praticamente gli invitati, come famiglia di Meghan, erano solo gli attori colleghi della serie tv . Che, infatti, con la classica pacchianeria americana stonavano nello sfarzo del matrimonio ed erano quasi più improbabili delle cugine simil Genoveffa e Anastasia del principe e dei loro cappellini nei colori fruttati.

Insomma caro Henry se la giovincella stava sul cavolo a tutta la famiglia sua un po’ di sospetto non ti era venuto che fosse un caratteraccio?

Questione di pollaio

No, non paga di aver litigato con la sua di famiglia Megan stermina nel giro di un paio di anni la serenità anche della famiglia reale che già di guai ne aveva a bizzeffe.Ma ancora non soddisfatta decide di sputtanarli in mondovisione. Urbi et orbi.

Rinunciano ai titoli nobiliari di primo grado e volano in America passando per il Canada. Si piazzano tre mesi a scrocco a casa di un produttore Tyler Perry che dopo un po’ gli ricorda che l’ospite è come il pesce. Nel frattempo loro comprano una megavilla a fianco della casa di Ophra la nota conduttrice che li intervisterà, nel tentativo di stalkerizzarla immagino.

Dieci milioni di dollari, nove stanze da letto, piscina e il pollaio. Per salvare le povere galline dalla macellazione e per fare l’ovetto ad Archie.

Infatti parte dell’intervista si svolge nel gallinaro dove Ophra e Meghan vestite di Armani e con mezzo milione di gioielli addosso parlano della semplicità della vita, mentre il povero Henry ruspa coi polli in disparte destreggiandosi tra le copiose deiezioni.

Ma anche di sindacato

Inizia l’intervista e c’è solo lei. Solo lei. Perché è la protagonista. Non il principe, il nobile reale ma lei, e ci costringe ad una buona mezz’ora di fesserie colossali narrate con scarsa attitudine recitativa e super concordate con la comare Ophra.

In pratica descrive il ruolo di duchessa del Sussex alla stregua di un impiego, tanto che dice tentò invano di rivolgersi ad un sindacato che la difendesse scoprendo tristemente non esisteva un sindacato per i reali.

La famiglia reale

E la tesi è questa: si vogliamo lavorare ma poco, come diciamo noi e quando diciamo noi, a tal fine rinunciamo a parte del nostro status ma comunque ci dovete pagare come prima, ci dovete pagare la protezione e nostro figlio deve essere principe esattamente come il primogenito di William. Nient’altro? Mi è venuto da esclamare mentre osservavo Ophra con gli occhi lucidi che annuiva enfaticamente.

Poi entra in scena lui il servo della gleba. Henry. Che la ringrazia per essergli stata vicino e per avergli fatto capire che lui viveva intrappolato e solo grazie a lei è riuscito a liberarsi a spiccare il volo. E giù a sputtanare la famiglia in mondovisione. Tristezza a palate.

Non c’è da meravigliarsi se poi la popolarità di lui scende del 15% e quella di lei del 40%! Dopo una tale prestazione che volevate pure un applauso.

Stesse faide per Enrico

Ed in questo clima di faide familiari è anche il Pd. Certo è una famiglia borghese diciamo non reale. Ma gli stracci volano lo stesso alla grande. Zingaretti si dimette insultando tutti, le correnti si accusano a vicenda. E nella confusione sulla figura del nuovo segretario spunta lui. Enrico Letta. Splendidamente omonimo del principe Henry che viene indicato come il neo salvatore della patria e dei destini democratici italiani.

Il povero Letta tempo fa costretto ad esiliare nelle condotte della Sorbona a Parigi dopo la terribile mazzata che gli inferse Renzi facendolo fuori dalla Presidenza del Consiglio e sostituendolo in quel ruolo. Simbolica fu la frase con cui lo tranquillizzo Renzi dicendogli “Enrico stai sereno prima di fregarlo alla grande. Secondo me la stessa frase che l’astuta Meghan ripete al principino quando gli chiede “ma non staremo esagerando” e lei: “stai sereno Henry” gli risponderà.

Enrico Letta passa la campanella a Matteo renzi. Foto Daniele Scudieri / Imagoeconomica

Ed infatti non è difficile prevedere che il povero Henry farà la stessa fine del suo omonimo italiano Enrico.

Ricordate lo scambio della campanella tra Renzi e Letta. La freddezza glaciale, il ribrezzo che Enrico provava per Matteo, la fretta di concludere la cerimonia, la palpabile scortesia istituzionale.

Tranne il motivo razziale sono tutte le stesse sensazioni della disfida reale. La gelosia, l’invidia, il tradimento, la rottura dei rapporti, le pubbliche accuse, il potere. Un coacervo di sentimenti che accomuna le due vicende.

Il gesto di Enrico

Il redivo Letta sbarca da Parigi. È partito talmente di corsa che i giornalisti lo intercettano sotto casa con la borsetta ed i panni in mano. Non vedeva l’ora di tornare. E dice una sola cosa “sono venuto a raccogliere i cocci”.

Infatti produce subito un breve ma simbolico video su twitter che diventa immediatamente virale non tanto per i contenuti espressi ma per quelli subliminali. Il prode Enrico nell’argomentare gesticola con le mani unendole continuamente dal pollice all’indice come a formare un noto gesto internazionale che indica un prezioso particolare anatomico femminile molto apprezzato nel mondo intero.

Enrico Letta nel video su Twitter

E dunque prontamente fotografato il fermo immagine nell’inequivocabile posizione tutti i social si profondono nei commenti tra il serio ed il faceto creando divertenti meme tendenti al fatto che se il programma era quello indicato dal gesto tutti erano pronti a sostenerlo.

Ma Enrico parla anche e dice alcune cose. “Sono qui e non lo avrei immaginato, ringrazio Zingaretti, parlerò domenica all’assemblea”. Ma rincara la dose “Io credo nella parola, nella forza della parola, al valore della parola e chiedo a tutti di ascoltare la mia parola e di votare sulla base delle mie parole sapendo che io non cerco l’unanimità ma cerco la verità”. La verità.

I cocci del Pd

Poi appare a Propaganda live dove aveva fatto diverse incursioni nei mesi scorsi palesandosi come grande esperto di subbuteo. Quel gioco manuale che simula il calcio ma per imbranati. E sotto gli occhi felici di Zoro, il conduttore, rincara la dose. “Chi me lo ha fatto fare? Voi me lo avete fatto fare. Ci sono dei cocci da raccogliere e noi che siamo i vasi dobbiamo raccogliere i cocci”.

Che uno dice aridaje co sti cocci. Ma vuole enfatizzare il fatto che arriva lui, il vaso integerrimo, salvatore della patria a rimettere a posto il casino che hanno fatto gli altri. E dovranno pure ringraziarlo.

Enrico Letta a Propaganda Live

Poi a sorpresa il giorno dopo si presenta fugacemente al circolo Pd di testaccio dove viene accolto da uno striscione che recita così “daje Enrì ripiamose sti cocci”. Che ti fa capire che la base Pd ha compreso il profondissimo messaggio lanciato a più riprese in questi giorni.

A me in realtà è venuto da pensare “ma allora siete proprio de coccio” ma si sa appartengo ad un’altra parrocchia e non faccio testo. Non ho questa sensibilità giardinistico democratica.

Il messaggio comunque è chiaro. La corrente che più criticava Zingaretti erano gli ex renziani di Base Riformista. Chi potevano mettere che odiasse più Renzi ed i renziani di Letta che da questi era stato distrutto. E Letta lo ha fatto capire benissimo quando ha esclamato “io non voglio l’unanimità lasciando intravedere che saranno destinati alla minoranza e subiranno l’ira divina del raccoglitore di cocci.

Un colpo ferale a quanti tra i dirigenti pd peroravano una riunificazione con Renzi e forse anche con Calenda opponendosi alla vicinanza sempre più simile ad un abbraccio con il Movimento 5 Stelle.

Zingaretti ed i 5 Stelle

Lo si capisce pure poco dopo quando si analizza la seconda faccia della medaglia. Zingaretti ufficializza l’ingresso in giunta del Movimento 5 Stelle con due assessori donna Lombardi e Corrado. Si lui quello che in una direzione nazionale pd tuonò “mai con i cinque stelle”.

E loro le erinni pentastellate che per anni hanno ricoperto di insulti il segretario e tutto il Pd? Come dimenticare il mirabolante elenco di insulti al Partito Democratico guidato da Zingaretti concentrati in un pubblico intervento di Paola Taverna che sembrava più uscito da un’osteria che da un consesso politico.

Nicola Zingaretti con Roberta Lombardi e Valentina Corrado (Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

Ed allora qui volano gli stracci fino a distruggersi ma poi basta raccogliere i cocci. Pacatamente e democraticamente. E tutto si sistema. Anzi si va d’amore e d’accordo anche tra acerrimi nemici. Ci si allea.

Solo una cosa forse non si sistemerà, la triste intervista reale di Henry e Meghan che le hanno sparate talmente grosse che non credo troveranno un Enrico Letta disponibile a raccogliere i cocci per tentare di sistemare.

Una cosa è certa però, che dopo una lunga stagione di Mattei, Renzi per il Pd e Salvini per la Lega che hanno monopolizzato la scena politica per ora, ma non si sa per quanto, viviamo un’era degli Enrichi.

Che Dio salvi la regina. E speriamo anche la politica italiana. Chi rompe paga e i cocci sono i suoi.